
Pochi. Anzi pochissimi. A dirlo è il Democracy Index, l’analisi condotta periodicamente dall’Economist Intelligence Unit (EIU) che misura lo stato della democrazia in 167 paesi (di cui 164 membri delle Nazioni Unite). Pubblicato per la prima volta nel 2006, utilizza 60 indicatori riuniti in cinque categorie e poi utilizzati mediante una media ponderata per classificare i vari paese in quattro tipi di regime: democrazie piene (punteggio da 8 a 10: paesi con un valido sistema di pesi e contrappesi di governo, una magistratura indipendente le cui decisioni vengono imposte e i media sono diversificati e indipendenti. Inoltre non hanno – o quasi – problemi nell’ “ingranaggio democratico”); democrazie imperfette (paesi dono pur esistendo elezioni libere e libertà civili di base, esistono problemi o significative falle come una cultura politica sottosviluppata o bassi livelli di partecipazione alla vita politica o nel funzionamento del governo); regimi ibridi (esistono significative irregolarità nelle elezioni, i governi esercitano pressioni sull’opposizione, la magistratura non è indipendente e la corruzione estesa, ma anche i media sono soggetti a forti pressioni); e regimi autoritari (dove il pluralismo politico è assente o estremamente limitato: spesso si tratta di dittature assolute, dove la democrazia, se esiste, ha scarsa rilevanza e le violazioni e gli abusi sulle libertà civili sono all’ordine del giorno).
Nell’ultima classifica, solo 22 paesi sono stati giudicati “democrazie complete”. Ai vertici della classifica, come ormai abitudine, i paesi scandinavi: primo fra tutti la Norvegia (che ha ottenuto un punteggio di 9.87/10), poi l’Islanda (9.58) e la Svezia (9.39). Al quarto posto la Nuova Zelanda seguita da un altro paese scandinavo: la Finlandia (che ha scalato ben tre posizioni). Buona la performance anche di Canada, nel primo gruppo, seguito da Australia e Danimarca. Nel primo gruppo, ma con un rating più basso, molti paesi dell’Europa occidentale.
Ma non l’Italia. Il Bel Paese non è riuscito ad andare oltre un triste 35esimo posto, nel secondo gruppo, quello delle “democrazie imperfette”. L’Italia ha fatto peggio di paesi come Estonia o Botswana o Taiwan. A pesare sul giudizio del Bel Paese soprattutto gli indici relativi al “funzionamento del governo” e alla “cultura politica”: nel 2019, secondo i valutatori le performance dell’Italia sono state paragonabili a quelle di paesi come la Lettonia, la Slovenia o la Lituania.
Nello stesso gruppo (magra consolazione), il Giappone (le dimissioni del premier sono un segno che qualcosa non va nel paese del Sol Levante), Malta e Belgio.
Anche i “paladini della democrazia”, gli Stati Uniti d’America, non sono riusciti ad andare molto in alto (avendo ottenuto un punteggio elevato solo nell’indicatore “processo elettorale e pluralismo”). A poche settimane dalle elezioni, la democrazia negli USA è stata giudicata “imperfetta”!
Molti i paesi europei finiti nel terzo gruppo quello dei “regimi ibridi”: dall’Ucraina alla Macedonia del Nord, dalla Moldova al Montenegro.
Non sorprende, trovare la Corea del Nord (con 1.03/10) in fondo alla classifica, preceduta dalla Repubblica Democratica del Congo (1.13) e dalla Repubblica Centrafricana (1.32), e poi Siria e Chad. Interessante però notare come alcuni di questi paesi abbiano ottenuto un impietoso 0 nella valutazione di alcuni parametri. Zero in “processo elettorale e pluralismo” per l’Arabia Saudita che si trova in fondo alla classifica al 159esimo posto. La Cina perde molte posizioni e finisce al 153esimo posto: i valutatori hanno classificato il governo cinese come “autoritario”. A precederla, ma di poco, la Russia, al 134esimo posto a pari merito con la Repubblica del Congo.
Sorprendente il risultato dell’India: al 51esimo posto tra le democrazie imperfette (poco sotto l’Italia!). Interessante notare che secondo l’analisi dell’EIU solo il 5,7 per cento degli abitanti del pianeta vive in paesi in cui c’è una vera democrazia. Per contro, il 35,6% vive in paesi “autoritari”.
Ma l’aspetto più interessante è che la performance generale dei paesi del mondo è peggiorata: è la più bassa dal 2006, anno in cui per la prima volta venne utilizzato questo sistema per valutare la “democrazia” nel mondo.
E il fatto che in molti paesi, Italia inclusa, se ne sia parlato poco o per niente lo dimostra.