Viviamo un contesto sociale che si caratterizza per un clima di disorientamento culturale, nel quale la società sembra offrire terreno fertile alla proliferazione di comportamenti sempre più estremi, che hanno un impatto sul sistema di valori e di relazioni ad essi connesse.
Se come afferma Bauman siamo sempre più meri consumatori, individualisti e isolati, costretti a navigare nella nostra solitudine in questa società liquida, stiamo dando vita ad un mondo diviso in due: la modernità liquida e la povertà reale nella quale si annidano fondamentalismo e violenza.
In questa società sempre più affetta da cattivismo si aprono scenari terrificanti come gli abusi sui bambini. La polizia postale di Pescara ha condotto un’indagine che ha preso il nome di “Poison”. L’operazione ha portato alla luce una realtà davvero incredibile. Sette i minori denunciati, presente anche una ragazzina, segnalati alla procura per i minorenni e su 22 i controlli sono ancora in atto. Tutti sono accusati di diffusione detenzione di materiale pedopornografico.
Le chat, sia quelle di Whats’app e Instagram, hanno sconvolto gli investigatori: corpi mutilati, immagini di Hitler e Mussolini, video orribili, azioni di violenza verso le persone e gli animali, bambini vittime di violenza sessuale. Assurde le sezioni: Zoofilo, Splat, Necrofilo, Pedopornografico e Porno. All’interno dei gruppi 700 giovani e oltre 85mila messaggi.
Tutto è partito grazie alle indicazioni del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (C.N.C.P.O) del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma. Fortunatamente, è arrivata una segnalazione del Servizio Emergenza Infanzia 114, inerente alla condivisione di contenuti pedopornografici e di violenze.
Il portale Fanpage.it ha riportato le dichiarazioni delle Polizia Postale: “L’operazione di oggi ha confermato un fenomeno dilagante tra i giovanissimi, i quali, spesso, nei contesti social banalizzano eventi terribili del passato o mostrano assoluta indifferenza per violenze e stupri, anche nei confronti di bambini piccolissimi; a volte si assiste ad una gara a chi posta l’immagine più sprezzante o truculenta, al fine di stupire, all’insegna dell’esagerazione”.
La Polizia Postale ha scritto un comunicato: “L’invito è di acquisire consapevolezza e responsabilità delle proprie azioni anche sui social, interrompendo la diffusione di tali contenuti, evitando di re-inviarli ad altri utenti e di contribuire alla diffusione di odio e violenza. Si auspica, inoltre, che i genitori siano consapevoli del proprio ruolo di educatori e lo esercitino con senso di responsabilità, vigilando sull’uso di strumenti informatici da parte dei ragazzi, sia per prevenire fatti lesivi nei confronti di terzi, sia per evitare ripercussioni giuridiche come conseguenza dei comportamenti dei propri figli”.
Il Capo della Polizia Postale, Ivano Gabrielli, direttore del Servizio Polizia Postale e delle comunicazioni, ha dichiarato: “Stiamo cercando di comprendere se ci sono adulti che pianificano questa diffusione di immagini Quello che vediamo nelle nostre indagini è un’assuefazione a un percorso che è sempre più drastico, cruento e raccapricciante”.
Quanto ha accaduto ha sconvolto l’opinione pubblica e anche Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta, ricercatore e scrittore italiano, ha espresso la sua opinione su Famiglia Cristiana: “Questo è l’ennesimo orrore che come adulti ci vede spettatori impotenti ed educatori incapaci di fornire regole, cornici educative e senso del limite a figli che, nell’età in cui dovrebbero sognare il primo bacio, socializzano condividendo scene di stupri e violenze inaudite. Stare in una community o in una chat a 12 anni ti può portare all’obbligo di vedere e postare le cose più estreme, più orride, più disgustose in una sorta di gara finalizzata a capire fin dove sei capace di resistere. Perché accade tutto questo? Personalmente penso che la ragione sia dentro ad una cultura che non accetta più l’importanza di educare al senso del limite. Nella totale mancanza di percezione del limite, la chat di “Poison” ci dice che questi preadolescenti stanno urlando a gran voce: “Adulti, ma dove cavolo siete? Perché nessuno viene a dirci dove va messo il confine tra ciò che si può e ciò che non si può, tra ciò che è giusto e ciò che non lo è?”.
Tantissime volte mi sono occupato dei fenomeni della rete e dei pericoli legati alla pedopornografia. In questi giorni anche Papa Francesco ha preso una posizione netta sulla pornografia e ha messo in guardia laici e religiosi.
In questa crisi valoriale dobbiamo chiederci quali sono le dinamiche che possono concorrere alla formazione del capitale sociale e questa non è l’unica domanda che dobbiamo porci. Possiamo ancora riferirci alla comunicazione tra individui come scambio di valori e relazione sociale?
Classicamente il concetto di capitale sociale è stato inteso come scambio di valori positivi in una logica di cooperazione su mete sociali condivise. Ma oggi siamo di fronte ad una logica di processi comunicativi fortemente individualizzata e io-centrica. La condivisione di valori in funzione del raggiungimento di mete sociali condivise appare indebolita. Le dinamiche sociali alle quali stiamo assistendo, ci mostrano come una componente chiave della definizione stessa di capitale sociale appaia fortemente fragilizzata e indebolita. Trovano posto la violenza e la cattiveria e a mancare è “l’apertura dell’individuo nei confronti dell’altro”. L’egoismo ci porta a considerare solo noi stessi e nulla ci scalfisce. Non si può continuare a percorrere questo cammino, fatto di menefreghismo e indifferenza.
La famiglia deve riconquistare il proprio ruolo e non può essere la grande assente. Molti genitori sono a conoscenza che sui pc e sui telefoni dei loro figli sono presenti immagini erotiche, ma non hanno la forza di presentare denunce. Serve il coraggio di denunciare, mettendo da parte ogni timore.
Ci vuole un’alleanza educativa che protegga i bambini, i preadolescenti e gli adolescenti. Tutti parliamo dei giovani, ma non parliamo con loro e noi li ascoltiamo abbastanza.
Papa Francesco ha detto ai giovani, nella messa celebrata nella Basilica di San Pietro nella solennità di Cristo re, nella trentaseiesima Giornata Mondiale della Gioventù: “È il compito più arduo e affascinante che vi è consegnato quello di stare in piedi mentre tutto sembra andare a rotoli; essere sentinelle che sanno vedere la luce nelle visioni notturne; essere costruttori in mezzo alle macerie e sono tante in questo mondo di oggi. Chi sogna non si lascia assorbire dalla notte ma accende una fiamma, una luce di speranza che annuncia il domani. Sognate, siate svegli, e guardate il futuro, con coraggio”. Noi adulti abbiamo il dovere di supportare i giovani, affinché raggiungano i loro obiettivi e sappiano sperare.