La società decide le proprie leggi e da queste si originano intricati sistemi di regole alle quali conformarsi. Un apparato complesso che cerca di stabilire un equilibrio comune, valido per tutti gli individui, ma che corre il rischio di diventare un regime elitario
Torno ancora una volta ad affrontare un argomento delicato come quello della diversità e voglio farlo partendo da episodi a dir poco spiacevoli. Nel mese di settembre 2020 la frase pronunciata da un bambino nero, raffigurato su un libro di seconda elementare, ha scatenato l’indignazione del web. Si trattava del manuale dal titolo: “Le avventure di Leo”, edito dal Gruppo Editoriale Raffaello. La pagina incriminata, la numero 4, mostrava un gruppo di bambini che esprimeva un desiderio per l’anno scolastico che stava iniziando: “Quest’anno vorrei fare tanti disegni coi pennarelli” oppure: “Quest’anno vorrei andare sempre in giardino per la ricreazione”. Ma è la frase presente nel fumetto del bambino nero che ha creato diverse polemiche sui social e non solo: “Quest’anno io vuole imparare italiano bene”.
A distanza di qualche mese torna alla ribalta della cronaca un altro caso, riportato da Huffington post, che riguarda una nuova polemica legata sempre agli stereotipi. Su Twitter è apparsa una segnalazione. Questa volta la protagonista è una bimba cinese che pronuncia: “Dice ‘glazie, prego’ e anche ‘facciamo plesto’, e non si offende mai quando la prendiamo in giro”. Queste parole sono presenti su un libro rivolto ai bambini della scuola elementare, seguita dall’immagine di una bambina dai tratti orientali, soggetto della frase. Inutile dirlo, il sussidiario ha dato vita a diverse discussioni su Twitter poiché, a dire di molti, “Veicola uno stereotipo”. Impossibile non essere d’accordo.
A far notare su Twitter questa parte del volume è stata Lala Hu, professoressa dell’Università Cattolica di Milano. L’estratto appartiene al libro “Leggermente plus”, sussidiario dei linguaggi, indirizzato ai bambini delle ultime classi delle scuole elementari.
“Non è la prima volta che i testi di didattica per bambini rappresentano una mentalità retrograda, talvolta sessista e razzista” ha commentato la professoressa su Twitter, “Una causa può essere l’assenza di diversity nel settore editoria. Con questo tipo di narrazione, continueremo a vivere di pregiudizi e discriminazione”.
Ho cercato di studiare il fenomeno della discriminazione in chiave sociologica. La società decide le proprie leggi e da queste si originano intricati sistemi di regole alle quali conformarsi. Un apparato complesso che cerca di stabilire un equilibrio comune, valido per tutti gli individui, ma che corre il rischio di diventare un regime elitario. Quando si origina l’ordine, secondo il sociologo Bauman, si origina anche il disordine. Molto spesso, chi minaccia l’ordine è lo straniero ed anche il “diverso”. Se facciamo un tuffo nel passato non è difficile ricostruire come le nostre società ordinatrici si sono date da fare per circoscrivere i “problemi”, le “rogne”, i “grattacapi”. Sì, perché i problemi andavano risolti in un certo modo e Bauman ha centrato perfettamente ogni dinamica storica e sociale.
Ritengo che il dilemma sia, tutte le volte, il desiderio di lottare contro lo stereotipo che diviene lo stereotipo stesso. Non comprendo perché esista il bisogno di dare certe interpretazioni e certe spiegazioni. Mi pare evidente che i bambini e le persone non sono considerate tutte uguali, altrimenti non saremmo qui a discuterne.
Eppure, ci vantiamo di essere nel ventunesimo secolo e di essere aperti a nuovi orizzonti. Non è così o non è sempre così. Si sente, si percepisce ed è davvero molto triste.
Mi auguro che si riesca ad andare oltre il colore della pelle, degli occhi, delle nazionalità e che si ponga fine a questo clima discriminatorio. Zygmunt Bauman ci ricorda che per superare la diversità è necessario abbracciarla e sostenerla con ogni mezzo. La domanda che non trova risposta, e alla quale Bauman non può più rispondere, è quella se riusciremo a liberarci da certi schemi e a non trasformare la diversità in un ostacolo insormontabile.