Il 3 settembre del 1982 il prefetto di Palermo e generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo furono vittime di un terribile agguato mafioso fino allora senza precedenti.
La piccola Autobianchi A112 dove viaggiavano le tre vittime fu raggiunta alle 21.15 da una vettura in via Isidoro Carini da dove killer spietati con mitragliatori da guerra Kalashnikov AK47 spararono decine di colpi dilaniando gli occupanti della macchina senza la minima possibilità di fuga. L’impiego di quel tipo di armi fu scelto proprio per non lasciare scampo agli occupanti della Autobianchi che perirono in modo violento e repentino in pochi secondi. A 38 anni da quella sera la mafia dei corleonesi aveva rinnovato e confermato una cieca supremazia e ancora una volta lo aveva fatto nel modo più spregevole possibile con barbarica e becera violenza eliminando servitori dello Stato.
Carlo Alberto Dalla Chiesa nacque a Salluzzo nella provincia di Cuneo in Piemonte il 27 Settembre del 1920. Sin da giovanissimo decise di indossare la divisa di sottotenente che lo portò a partecipare alla guerra di Liberazione durante la seconda guerra mondiale fino a prendere i gradi di Comandante della legione di Palermo nel 1966 per sette anni e Generale di Brigata dal 1973 per quattro anni a Torino.
Quale funzionario di coordinamento tra le forze armate di Polizia, Dalla Chiesa si sobbarcò il compito non facile di combattere il terrorismo che negli anni 70 dilagava in Italia sin dal 1969 con il preciso compito di destabilizzare il Governo. La sua esperienza e la sua fermezza li convinsero infatti ad occuparsi a tempo pieno in quelli che furono drammaticamente chiamati gli anni di piombo riuscendo ad ottenere importanti risultati grazie ad indagini capillari e importati rivelazioni di pentiti.
Questa importante esperienza faceva di Carlo Alberto Dalla Chiesa il candidato ideale per infliggere un colpo decisivo alla mafia che attanagliava il sud e giunto a Palermo nel 1982, riuscì in pochi giorni ad ottenere buoni risultati con incoraggianti arresti.
Cosa nostra però intuendo il pericolo della grande capacità investigativa e organizzativa del Prefetto riuscì a creargli attorno un vuoto e un isolamento ancor più aggravato dal governo democristiano che non seppe interpretare e comprendere da principio quanto fosse importante ascoltare Dalla Chiesa quando chiese pieni poteri per agire in modo più rapido e incisivo contro la criminalità organizzata. In circa 100 giorni “la speranza dei palermitani onesti”, cosi come si lesse in un cartello apparso nella via dell’agguato, si spense facendo ripiombare Palermo e la Sicilia nell’incubo stragista di quegli anni.
Il 38° Anniversario rinnova e rafforza la necessità di infondere ai giovani e ai “distratti dal proprio presente” quanto sia fondamentale conoscere i valori della legalità e quanto si debba avere il pieno e totale rispetto per le Istituzioni la cui luce è la sola ad illuminare la corretta via da percorrere nel cammino civile.