A giugno 2019, per qualche mese, gli USA si fermarono a causa del rischio default. nelle casse del governo centrale non c’erano più soldi per coprire le spese correnti. La soluzione venne risolta solo due mesi dopo, alla fine di luglio, quando il Congresso autorizzò l’aumento della spesa pubblica americana di 320 miliardi di dollari in due anni, sospendendo, per lo stesso periodo, il tetto del debito pubblico. “Sono lieto di annunciare che è stato raggiunto un accordo sul budget di due anni e sul tetto del debito, senza pillole avvelenate” dichiarò il presidente Donald Trump. In cambio dell’accordo, i democratici all’opposizione ottennero che il governo non includesse nelle future spese del budget federale capitoli controversi o per voci di spesa sensibili (come aborto e immigrazione), definite dall’opposizione “poison pills”.
Sono passati quattro anni. Al governo c’è un nuovo presidente, Joe Biden. E c’è una nuova maggioranza. Ma la situazione è esattamente la stessa. Dal primo giungo, gli USA potrebbero trovarsi di nuovo in default. A lanciare l’allarme è stato il segretario al Tesoro, Janet Yellen: “Date le attuali previsioni, è imperativo che il Congresso agisca prima possibile per aumentare o sospendere il limite del debito in modo da fornire la certezza a lungo termine che il governo continui a effettuare i pagamenti”, ha detto.
Il presidente Biden ha già incontrato il portavoce della Camera USA, Kevin McCarthy, del tema dell’estensione del debito nazionale per evitare un default.
Il 9 maggio i due si incontreranno di nuovo alla Casa Bianca, ma questa volta all’incontro parteciperanno alcuni dei principali leader repubblicani e democratici del Congresso (tra i quali il leader della minoranza della Camera democratica Hakeem Jeffries, il leader della maggioranza del Senato democratico Chuck Schumer e il leader della minoranza del Senato repubblicano Mitch McConnell). E Biden ha già preannunciato che non accetterà la proposta ricevuta dal portavoce di consentire l’estensione del limite del debito USA solo in cambio di profondi tagli alla spesa per programmi che secondo i Democratici sono vitali per gli americani.
“Date le attuali prospettive, è fondamentale che il Congresso agisca il prima possibile per aumentare o sospendere il limite del debito in modo da garantire a lungo termine che il governo continuerà a effettuare i pagamenti, ha affermato la segretaria al Tesoro, Janet Yellen. La situazione potrebbe essere molto peggiore di quella precedente: alla fine di aprile, secondo gli economisti di Goldman Sachs, entro la seconda settimana di giugno, al Ministero delle finanze potrebbero rimanere circa 60 miliardi di dollari dei trecento disponibili ad aprile: fondi sufficienti a pagare le bollette solo fino alla fine di luglio.
Ma questa è solo la punta dell’iceberg: secondo alcune stime, nel 2023 il debito totale degli USA raggiungerà la somma stratosferica di 31.400 miliardi di dollari. Secondo alcune stime si tratterebbe di poco meno della metà del debito pubblico globale. Una somma impressionante che alcuni giornali hanno cercato di rappresentare per farne comprendere le dimensioni (nella figura la rappresentazione presentata dal Visual Capitalist.
Se a pagare dovessero essere essere i cittadini americani in un colpo solo, dovrebbero sborsare oltre 90mila dollari ciascuno. Il punto è che il governo statunitense spende più di quanto incassa. Molto di più. E ogni anno sempre di più. L’ultima volta che il governo ha registrato un avanzo primario è stato nel 2001, quando il debito è aumentato “solo” del 2% a causa dei costi degli interessi. Da allora, sono state registrate diverse impennate: durante la crisi finanziaria globale, per tre anni consecutivi i tassi di crescita del debito pubblico sono aumentati di oltre il 10% annuo! Nel 2019, ai tempi del rischio default durante la presidenza Trump, il debito pubblico ammontava a 22.700 miliardi di dollari. Ora, dopo meno di quattro anni dall’ultimo rischio default, il debito pubblico è aumentato del 50%, fino alla stratosferica somma di 31.400 miliardi di dollari.
Soldi che non bastano mai. Per fare cosa? Per regalare armi a paesi in guerra? Per costruire muri con il Messico? Forse sarebbe più opportuno pensare ai periodi di recessione che si sono verificati. Quando le entrate pubbliche, costituite principalmente dalle tasse, sono diminuite e la spesa pubblica è aumentata per stimolare la ripresa economica.
Oggi Biden si trova a dover affrontare nuove sfide: aumento della popolazione anziana e l’allungamento della vita (con aumento dei costi per i programmi di assistenza agli anziani e la previdenza sociale), sanità e molti altri. A questi si aggiunge un problema comune a molti altri paesi: gli interessi sul debito. Una voce di spesa che governi come quello italiano conosce bene, ma che anche negli USA stanno diventando rilevanti: Nel 2021, il costo degli interessi ammontava al 6% del bilancio degli Stati Uniti. A dicembre 2022, questa percentuale ha raggiunto il 15% della spesa pubblica totale!
Nel 2011 e nel 2019, gli Stati Uniti hanno evitato il default grazie a una negoziazione sul tetto del debito. I presidenti hanno dovuto pagare un prezzo molto alto. Politicamente: concedendo al Congresso di limitare alcune voci di spesa. Ma anche sui mercati finanziari: ogni volta il rating del paese ha subito un declassamento. Ora Biden si trova davanti ad una scelta difficile: aumentare le tasse (ma quali?) o ridurre la spesa pubblica. In entrambi i casi si tratterebbe di venire meno e non poco alle promesse fatte agli elettori.
Sono passati quattro anni dall’ultimo rischio default. C’è un nuovo presidente e una nuova maggioranza. Ma la situazione è sempre la stessa.