Dopo la sonora sconfitta e il divieto di abbattere gli orsi colpevoli di avere fatto…gli orsi, il governatore della Provincia Autonoma di Trento, il leghista Maurizio Fugatti, ci riprova. Con un decreto del firmato il 24 luglio scorso ha autorizzato la rimozione tramite abbattimento di due esemplari di lupo nella zona di Malga Boldera (Sega di Ala), nel versante trentino dei Monti Lessini. Immediate le proteste delle associazioni ambientaliste. Piera Rosati, presidente LNDC Animal Protection, ha commentato la decisione utilizzando parole durissime: “Non avendo più potere di vita e di morte sugli orsi, grazie alle pronunce del Consiglio di Stato a favore dei nostri ricorsi, Fugatti ha deciso di indirizzare il suo odio verso i lupi, dando inizio alla sua ennesima guerra personale contro la fauna selvatica protetta. Un decreto che francamente non sorprende visti i precedenti provvedimenti del Presidente della PAT”. “In questo caso l’ordine di uccisione è ancora più contestabile vista la totale casualità con cui verranno sacrificati i due lupi. Non è infatti possibile risalire agli esemplari specifici che avrebbero effettuato le predazioni contestate, e quindi si procederà a uccidere due animali in modo totalmente casuale”, ha aggiunto.
Il punto è proprio questo: se per gli orsi c’era qualche dubbio che fossero stati loro ad attaccare le persone (poi smentiti dalle prove), ora di prove a sostegno della decisione di usare la forza non ce ne sarebbero. Duro anche il giudizio del WWF: “L’ordinanza è stata emessa dopo che, nei pascoli della zona, negli ultimi due mesi, sono stati predati dai lupi 16 bovini e 2 asini. I lupi sarebbero stati in grado di eludere la presenza di una recinzione elettrificata, presente dal 2018, che perimetra un’area di pascolo estesa per circa 64 ettari. La struttura in questione per i precedenti 5 anni (fino a maggio 2023) ha sempre funzionato efficacemente. La ricostruzione dei fatti riportata nel decreto presenta elementi non chiari: negli ultimi 3 episodi di luglio 2023 sembra essere stato valutato da esperti il corretto funzionamento della recinzione, mentre nei precedenti episodi di predazioni di giugno non si ha notizia di un esame accurato riguardo l’efficace funzionamento della stessa. Nel decreto si cita un parere di ISPRA del 17 luglio 2023, ad oggi non pubblicato sul sito della PAT, sulla concessione di una deroga che permetta l’abbattimento di due animali del branco gravitante nella zona (ad oggi composto di 3 individui adulti e dalla cucciolata nata nello scorso maggio)”.
Il punto è proprio questo: in realtà sono gli orsi e i lupi i padroni di casa. E l’uomo è ospite. E, in quanto tale, deve rispettare certe regole. Se si sono verificati dei problemi per non averlo fatto (il malfunzionamento dei sistemi di recinzione: c’è stato chi ha detto che i lupi avrebbero imparato a non toccare terra…. Come avrebbero fatto a scavalcarli? Volando?) non è giusto scaricare la colpa su animali che hanno fatto quello che la natura ha insegnato loro in millenni di evoluzione: cacciare per sopravvivere. “La coesistenza con i grandi carnivori necessita di competenza e attenzione agli aspetti giuridici e biologici, in parte sostanzialmente assenti in questo decreto” hanno detto gli esperti del WWF che hanno richiesto la sospensione insieme alle altre associazioni LNDC Animal Protection e LAV, al TAR Trento, in attesa di conoscere maggiori dettagli e il parere di ISPRA.
La LAV ha definito quella della Provincia Autonoma di Trento una “volontà di fomentare la “caccia alle streghe”, che sta stigmatizzando i grandi carnivori presenti nella regione, sferrando un ulteriore attacco alle popolazioni di orsi e lupi trentini”. Secondo la LAV, l’articolo “proposto dalla giunta è stato peraltro inasprito dall’approvazione di due “auto” emendamenti del Presidente Fugatti: il primo, in cui l’abbattimento della fauna selvatica viene facilitato, poiché previsto anche solo al verificarsi di condizioni quali la semplice segnalazione di un animale nei pressi di centri residenziali. Emendamento gravissimo, che tramuta anche un semplice avvistamento in un rischio di uccisione. Il secondo, che conferisce maggiori poteri alla Giunta provinciale, consentendo la possibilità di agire con misure anti-orso nell’ambito di norme per la tutela e la promozione dell’apicoltura”. In altre parole, secondo gli ambientalisti della LAV, la Provincia avrebbe escogitato uno stratagemma “automatico per lo sterminio sistematico di questi animali” senza tenere in alcun conto il parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ente scientifico nazionale preposto a rilasciare pareri su base scientifica.
La nuova leggina provinciale, infatti, escluderebbe a priori ogni altra opzione non cruenta percorribile, in favore in ogni caso dell’uccisione in presenza di incidenti causati da orsi e lupi. In questo modo la Provincia di Trento avrebbe svuotato di significato il diritto alla vita dell’animale garantito dall’articolo 9 della Costituzione e la direttiva europea Habitat del 1992 oltre che lo stato di “specie animale d’interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa”, assegnato sia al lupo che all’orso bruno che ad altri. La decisione della Provincia di Trento violerebbe anche altri trattati: il lupo è una specie protetta secondo la Convenzione di Berna del 1979. Ma tutto questo alla Provincia di Trento non sembra importare. Il provvedimento è stato disposto ai sensi della legge provinciale 9/2018, un’eredità dell’ex presidente della provincia Ugo Rossi che permetterebbe all’attuale presidente della Pat (il “piano di assetto del territorio” definito dall’articolo 13 della legge regionale 11 del 2004, che fissa gli obiettivi e le condizioni di sostenibilità degli interventi e delle trasformazioni ammissibili) di agire, come fosse un ministro, per specifici motivi di “rilevante interesse pubblico”. Quale sia il rilevante interesse pubblico è ancora da capire.
Prima gli orsi. Ora i lupi. E poi? Magari un nuovo decreto contro le vipere? O contro le api anche loro fanno male quando pungono: secondo alcune statistiche sarebbero al sedicesimo posto tra le venti specie animali più letali (includendo squali, tigri etc.). E perfino i cani (quelli abbandonati e tornati selvatici): secondo alcune statistiche il migliore amico dell’uomo è responsabile della morte di 17400 persone ogni anno nel mondo. Addirittura, le mucche da latte: uno studio della Stanford University, pubblicato da Wilderness and Environmental Medicine, conferma la “pericolosità” di questi animali, in sette anni negli USA si sarebbero registrate 1.610 morti causate da bovini e equini!
Tutto questo per cosa? Per vendicarsi di non aver potuto uccidere due orsi (dopo che nel passato si era utilizzata la carne di questi animali per lauti banchetti di partito)?