Il 5 Giugno, in tutto il mondo, si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente. Da quando è stata introdotta, nel 1974, è diventata uno dei più grandi eventi globali delle Nazioni Unite. Una giornata davvero speciale, come dimostrano i temi affrontati negli anni passati. Non nel 2020, però.
Sembra quasi che di ambiente non importi più a nessuno. La conferenza sull’ambiente la COP26, inizialmente prevista a Glasgow a Novembre, nel 2020 non si farà: si terrà, sempre a Glasgow, ma solo il prossimo anno, dal 1 al 12 novembre 2021. E nemmeno la piccola Greta è riuscita a riempire le piazze (e le prime pagine dei giornali – e pensare che c’era chi aveva proposto di conferirle addirittura il Premio Nobel…).
Eppure ci sarebbe molto di cui parlare. A cominciare dal rapporto tra uomo e ambiente, fulcro di questi incontri e messi in risalto durante la pandemia in atto. A sottolinearlo David Boyd, relatore speciale indipendente delle Nazioni Unite sui diritti umani e l’ambiente: “Almeno il 70% delle malattie infettive emergenti” come COVID-19, si stanno spostando dalla natura selvaggia alle persone e “sono urgentemente necessarie azioni di trasformazione per proteggere l’ambiente e i diritti umani”. Secondo Boyd i paesi dovrebbero agire con urgenza per proteggere l’ambiente e fermare le perturbazioni climatiche, la perdita di biodiversità, l’inquinamento tossico e le malattie che passano dagli animali all’uomo.
La dimostrazione dell’importanza di queste parole è in ciò che è avvenuto solo pochi giorni fa in Siberia: il 29 Maggio nella centrale elettrica vicino a Norilsk, oltre il circolo polare artico, una cisterna di carburante ha ceduto riversando oltre 20mila tonnellate di gasolio e lubrificanti nel fiume e in un lago. Secondo le prime analisi il cedimento sarebbe stato causato dall’aumento delle temperature medie del pianeta che hanno causato lo scioglimento del permafrost. Una sorta di vendetta della natura sull’utilizzo smodato delle risorse naturali.
Altro dato di cui pochi hanno parlato, ma che spiega bene quanto davvero i governi attuali tengano all’ambiente è quello emerso durante il meeting virtuale di pochi giorni fa del World Economic Forum (Wef). Qui l’amministratore delegato del Fondo monetario internazionale (FMI), Kristalina Georgieva, ha detto “che è il momento di porre fine ai sussidi per i combustibili fossili e creare un’economia più verde e più equa per il futuro”. Ma a quanto ammontano questi “sussidi dannosi”?
Secondo il report “Global Fossil Fuel Subsidies Remain Large: An Update Based on Country-Level Estimates” pubblicato dal FMI ai combustibili fossili sarebbero andati aiuti economici per la stratosferica cifra di 5,2 trilioni di dollari, pari al 6,5% dell’economia globale in un solo anno! Ciò dimostra senza tema di smentite quanto i governi tengano alla conversione verso la green economy. Solo in Italia, secondo “Stop sussidi alle fonti fossili – Stato dei sussidi e dei finanziamenti diretti e indiretti, al settore Oil&Gas” presentato da Legambiente, questi aiuti ammonterebbero a “circa 18,8 i miliardi di euro che sono arrivati in un anno in Italia al settore delle fonti fossili, tra sussidi diretti e indiretti al consumo o alla produzione di idrocarburi”.
E il fatto che nessuno ne abbia parlato né prima né tanto meno durante la Giornata mondiale dell’Ambiente dimostra come stanno davvero le cose. Ma la cosa più strana è che non lo hanno fatto nemmeno le maggiori associazioni ambientaliste internazionali.
L’unico a credere di poter fare qualcosa per l’ambiente è il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che nel suo messaggio ha parlato di degrado dell’habitat e di perdita di biodiversità che stanno accelerando. “Per prenderci cura dell’umanità, dobbiamo prenderci cura della natura”, ha detto. Inevitabile il riferimento alla crisi sanitaria globale legata al Covid-19: Guterres ha ammesso che, “con la popolazione raddoppiata negli ultimi 50 anni e l’economia globale che è quadruplicata nello stesso periodo, il delicato equilibrio della natura è stato interrotto, creando le condizioni ideali per il diffondersi di agenti patogeni come il Covid-19”.
A dire realmente come stanno le cose è stata l’UNEP, l’agenzia delle NU per l’ambiente: finito il periodo di pandemia, le disuguaglianze torneranno ad aumentare e peggioreranno rapidamente le condizioni di degrado del pianeta. In barba alle promesse fatte durante la Giornata Mondiale dell’Ambiente.