L’industria ittica del tonno è la più redditizia del mondo, con un fatturato di oltre 40 miliardi di dollari all’anno. Il tonno è anche il pesce più consumato in Europa. IN realtà l’Europa è capofila in tutte le fasi legate al tonno: dalla pesca, alla lavorazione fino al consumo. Delle 50 grandi navi per la pesca e la lavorazione dei tonni, 39 appartengono ad aziende europee. Navi che spesso operano al di fuori delle acque dell’UE: circa il 20% delle catture effettuate da tutte le flotte pescherecce dell’UE vengono realizzate grazie ad “accordi di partenariato per una pesca sostenibile” con paesi terzi (di solito paesi costieri del continente africano).
Un modo di fare che rischia di compromettere la sicurezza alimentare ed economica delle popolazioni locali. E degli europei. Non sempre i prodotti che i consumatori UE trovano nei supermercati sono salutari come si potrebbe pensare. È la conclusione a cui sono giunti gli esperti dell’associazione BLOOM che recentemente ha pubblicato due studi, “From Heaven to Hell” e “Tuna’s Black Box”. Da queste ricerche emerge che il settore del tonno è un abisso oscuro fatto di scarsi controlli, aiuti a pioggia e prodotti potenzialmente dannosi per la salute dei consumatori.
Il primo rapporto, “Dal cielo all’inferno”, analizza la realtà, per certi versi allarmante, legata all’industria della pesca e della lavorazione del tonno. A cominciare dal metodo di pesca. Tra i metodi più diffusi c’è la “circuizione”: consiste in una rete dispiegata in acque libere e chiusa sopra i banchi di pesci come una borsa. Un metodo che, secondo l’associazione, avrebbe l’impronta di carbonio minore rispetto ad altre modalità di pesca del tonno, ma, per contro, un impatto socioeconomico enorme visto che richiede una manodopera 30 volte minore. Importante anche il settore delle sovvenzioni e agevolazioni fiscali concesse alle imprese che si occupano di pesca e lavorazione dei tonni. “Contrariamente a quanto sostiene l’industria, la pesca con reti a circuizione è tutt’altro che sostenibile. Continuando a sovvenzionare questo metodo di pesca distruttivo a beneficio di una minoranza, l’Unione Europea sta trascurando l’urgente necessità di preservare il clima, la biodiversità e gli animali marini”, ha dichiarato Augustin Lafond, ricercatore di BLOOM e autore del rapporto. Secondo BLOOM, “dietro ogni scatoletta di tonno, quindi, si nasconde un abisso di elusione normativa, pesca illegale, pesca eccessiva, frode e pratiche distruttive, sia per l’oceano che per gli esseri umani”. L’altro studio analizza la complessità della filiera commerciale del tonno. Nonostante i consistenti finanziamenti pubblici erogati per i pescherecci europei, secondo l’associazione non verrebbero adottate misure sufficienti per la loro tracciabilità e per i controlli, dalla cattura all’esportazione. “Il commercio del tonno è un vero e proprio buco nero, che lascia la porta aperta a una sottostima che mette in pericolo non solo le popolazioni di tonno, ma anche le economie costiere e i pescatori artigianali che dipendono da questa attività”, ha dichiarato Théophile Froment, ricercatore di BLOOM e autore del rapporto. Cfr. il rapporto completo “La scatola nera del tonno”.
Dai dati rilevati dall’associazione emerge che uno dei maggiori pericoli per i consumatori europei è la presenza di mercurio. L’analisi condotta su 148 conserve di tonno acquistate in Inghilterra, Germania, Italia, Francia e Spagna avrebbe trovato tracce di mercurio in tutti i campioni. Nel 57% dei casi, però, la quantità di mercurio avrebbe superato la soglia ritenuta ammissibile nell’UE (0,3 mg/kg). Ma non basta. Per un decimo delle confezioni i livelli di mercurio superavano la soglia di sicurezza alimentare stabilita in UE anche per il tonno fresco (1mg/kg). Tutto questo nonostante, inspiegabilmente, i limiti di contaminazione tollerati dall’UE siano più elevati rispetto a quelli previsti per altri pesci. Secondo l’attuale legislazione dell’UE, infatti, il limite per il mercurio nel tonno è di 1,0 mg/kg, ma per altre specie – come il merluzzo bianco – la soglia è di 0,3 mg/kg. Il mercurio è un metallo pesante che depositatosi nell’acqua del mare viene ingerito dalle creature che sono la base della catena alimentare che arriva fino ai pesci più grandi. Come i tonni. I rischi connessi al consumo umano di questo metallo sono elevati: è nocivo per le funzioni cellulari e può compromettere la funzione di diversi organi o strutture subcellulari. Non è un caso se, recentemente, l’OMS ha inserito il mercurio tra le 10 sostanze più preoccupanti per la salute umana (insieme all’amianto e all’arsenico). WHO newsroom. Mercury. 24.10.24 . “La nostra indagine rivela che per definire i livelli massimi di mercurio nel tonno non viene utilizzato alcun metodo che tenga conto delle conseguenze sulla salute di adulti e bambini”, hanno detto i ricercatori dell’associazione. Dai documenti raccolti da BLOOM pare che, in Francia, esista anche una grave mancanza di controlli: secondo BLOOM, le autorità competenti non avrebbero controllato nessun campione di tonno in scatola (in un anno, si sarebbero limitate ad analizzare una cinquanta di tonni freschi). “Contrariamente alla vigilanza che un simile problema sanitario dovrebbe richiedere, non esistono praticamente controlli sulla catena di produzione e commercializzazione del tonno”. Lo stesso nelle fasi della pesca e del confezionamento. “Alle Seychelles, centro nevralgico della pesca del tonno per il mercato europeo, le autorità sanitarie devono effettuare solo una decina di test all’anno per garantire la conformità di migliaia di tonnellate di tonno inviate in Europa”.
Per Julie Guterman, ricercatrice e autrice principale dello studio BLOOM: “non dovremmo parlare di ‘soglie di salute’ per il mercurio nei frutti di mare, ma di ‘soglie di contaminazione’. Da più di trent’anni, la grande distribuzione approfitta di questi standard distorti per vendere quantità astronomiche di tonno contaminato da mercurio. Dopo le nostre rivelazioni, i supermercati non possono più nascondersi dietro una legge ingiusta. In quanto ultimo anello della catena di commercializzazione del tonno, le catene di supermercati hanno il dovere morale ed etico di garantire che i prodotti che vendono siano sani e sicuri per la salute umana”.
Recentemente anche l’associazione internazionale dei consumatori Foodwatch si è unita BLOOM: insieme hanno lanciato una petizione internazionale per chiedere controlli più rigorosi sulla contaminazione da mercurio del tonno in scatola e l’introduzione di una soglia di tolleranza più rigorosa (0,3 mg/kg, invece di 1 mg/kg) sui livelli di mercurio nei prodotti a base di tonno. Ma non basta: i due gruppi hanno chiesto al braccio esecutivo dell’UE di mettere in atto una “misura conservativa” per limitare la presenza di mercurio nel tonno a 0,3 mg per kg, sia per il prodotto fresco che in scatola. BLOOM e Foodwatch hanno chiesto anche invitato i governi a rimuovere “tutti i prodotti” con tonno dalle mense scolastiche, dagli asili nido, dai reparti di maternità, dagli ospedali e dalle case di cura.
Ma finora pare che la loro richiesta non sia stata accolta da nessun paese europeo.