“L’affaire du siecle”, “l’affare del secolo” lo hanno definito i giornali francesi. Ieri, il Tribunale amministrativo di Parigi ha riconosciuto la responsabilità (parziale) della Francia nella crisi climatica e l’ha condannata per non aver rispettato gli impegni presi (tra i quali l’accordo di Parigi).
Nel 2016, tutti i paesi europei, durante la COP di Parigi, sottoscrissero un accordo che prevedeva, tra l’altro, la riduzione delle emissioni di CO2. Nel 2018, quattro associazioni ambientaliste – Greenpeace, Oxfam Francia, Fondazione Nicolas Hulot e Notre Affaire à tous – dopo aver raccolto oltre 2 milioni di firme in una petizione denominata appunto “L’affaire du siècle”, che chiedeva al governo di Parigi interventi più efficaci contro i cambiamenti climatici, hanno citato la Francia in giudizio. L’Affaire – L’Affaire du Siècle (laffairedusiecle.net)
A distanza di poco più di due anni, il 3 Febbraio, il Tribunale ha dato loro ragione e ha condannato il governo francese.
Una sentenza storica, secondo alcuni, che riconoscerebbe il rapporto tra i “danni ecologici e i cambiamenti climatici e le carenze dello stato francese nell’attuazione di politiche pubbliche che dovrebbero ridurre le emissioni di gas serra”.
Quella dei giorni scorsi, in realtà, non è la prima sentenza di questo tipo. In Europa erano stati condannati per motivi analoghi anche i Paesi Bassi (nel 2019, con il caso Urgenda) e l’Irlanda, nel 2020, con la decisione della Corte suprema.
“Questi casi richiedono tempo ma costringono i governi ad aumentare l’azione per il clima attraverso un’ordinanza del tribunale”, ha dichiarato Wendel Trio, di Climate Action Network, dopo la sentenza del tribunale francese. Dello stesso avviso Marie Toussaint, europarlamentare dei Verdi della Commissione Ambiente: “Quello che hanno detto oggi i giudici è che gli stati non possono più continuare ad attribuire responsabilità ad altri (Stati terzi, aziende o cittadini), ma devono impegnarsi pienamente, sinceramente e concretamente nella lotta al cambiamento climatico”. Peccato che proprio il ruolo della Commissione europea sia sotto molti aspetti discutibile: dopo aver sollevato un gran polverone, lo scorso anno, invitando la piccola Greta in piena pandemia a tenere un discorso sull’ambiente (non solo per il rischio contagi – i lavori del Peuropeo erano già stati sospesi – ma per il fatto che, in Europa, esistono scienziati certo più preparati di lei e non meno autorevoli), la presidente della Commissione lanciò il New Green Deal europeo, un piano criticato da molti anche perché sposta la data di scadenza al 2050 (sebbene con misure più drastiche). Una scelta che pone tutta l’UE in violazione degli accordi sottoscritti a Parigi nel 2016. Tanto più che poco o nulla di concreto è stato fatto finora per fermare l’utilizzo di fonti energetiche fossili o per scrivere la parola fine sulla pratica perversa della “compensazione” delle emissioni di CO2.
La sentenza del tribunale francese che riconosce la responsabilità del governo è particolarmente importante. Da un lato, dimostra che la decisione di ricorrere al nucleare come fonte energetica (ampiamente usata in Francia) non serve a ridurre le emissioni di CO2. Dall’altro, i giudici pur riconoscendo colpevole la Francia, non hanno previsto (almeno finora) sanzioni concrete: il tribunale ha condannato il governo al risarcimento simbolico di 1 (dicasi uno) Euro per ciascuna delle associazioni, quale danno morale. Per i giudici, il risarcimento per il danno ecologico riconosciuto sarebbe “principalmente in natura”. Il tribunale non ha ancora deciso se imporre al governo francese di adottare misure concrete per ridurre le emissioni di gas serra e rispettare gli impegni presi per la tutela dell’ambiente. Per farlo si è riservato di decidere entro i prossimi due mesi.
“Stiamo impegnando, con il piano di ripresa nazionale, un investimento storico di 30 miliardi di euro, proprio per combattere il riscaldamento globale e proteggere il nostro ambiente” ha il portavoce dell’esecutivo, Gabriel Attal. Secondo Attal, il governo starebbe lavorando per invertire questa tendenza adottando misure adeguate come la ristrutturazione termica di edifici e abitazioni pubbliche o private In pratica una fotocopia della misura già adottata – e non senza difficoltà – dal governo italiano). Ancora una volta, promesse e programmi a lungo termine che non sembrano tenere conto delle emergenze attuali.