Figli che si lamentano con i docenti e che chiedono ai genitori di intervenire. Genitori che corrono a scuola e picchiano i docenti. Che cosa si è rotto nel patto educativo? Che cosa è cambiato negli ultimi vent’anni? Cosa sta accadendo tra genitori e insegnanti? A quanto pare è venuto meno il patto educativo. In tanti ripensano a cosa succedeva tanti anni fa. Chi ha superato i 50 anni ricorda sicuramente quello che avveniva, quando i genitori andavano a scuola e scoprivano che il loro figlio non era stato all’altezza della situazione o che non era stato abbastanza bravo, durante un’interrogazione. Scattava la punizione e i ceffoni, che davano una volta i genitori, non erano considerati un atto di violenza. Ora, invece, è cambiato tutto. I genitori provano ad avere un dialogo diverso con i loro figli ma, visto che i codici e i linguaggi sono completamente nuovi, non sempre ci riescono. In diverse occasioni, la cronaca ci ha raccontato le numerose spedizioni punitive contro i professori. Quando si verifica un episodio che il genitore registra come negativo, nei confronti del proprio figlio, non esita ad aggredire il docente o i docenti.
Qualche tempo fa, durante un’udienza a Roma, Papa Francesco raccontò la sua storia. Quando era ragazzo aveva commesso una marachella a scuola. La mamma lo accompagnò a scuola, fu costretto a dare un bacio all’insegnante e a chiederle scusa. Ma non solo. Al rientro a casa, la mamma gli diede un bel po’ di sberle. Lui pensava di aver risolto il problema, domandando scusa e dando un bacio all’insegnante, invece la punizione doveva ancora arrivare. Quel patto educativo, che forse non era nemmeno scritto al contrario di quello che avviene oggi, era un accordo quasi tacito fra genitori e insegnanti. I genitori facevano tanti sacrifici e il figlio aveva il dovere di raggiungere il massimo dei voti e di comportarsi correttamente. Il figlio doveva rispettare il professore e non poteva permettersi di offenderlo.
Nell’era della “piattaformizzazione” una delle armi di “distruzione di massa” è sicuramente la chat delle mamme, dove arrivano le peggiori accuse nei confronti dei docenti ed è sempre attraverso le chat delle mamme che si organizzano, in alcune occasioni, le spedizioni punitive a scuola. Quante spedizioni punitive ci sono state? Quante offese arrivano nelle chat agli insegnanti? Davvero i docenti non sono più all’altezza della situazione o i genitori sono diventati fin troppo iperprotettivi? I ragazzi non hanno davvero voglia di studiare o non sono abbastanza educati? Queste le domande che tutti dovremmo porci per recuperare il valore del patto educativo tra scuola e famiglia. I docenti lo chiedono, perché si sentono non protetti e temono costantemente di essere ingiuriati. Violenze fisiche e violenze verbali, nella migliore delle ipotesi. Qualcosa bisognerà fare e qualcosa bisognerà dire a questi genitori impulsivi ed istintivi.
Essere genitori di figli che vanno a scuola non significa soltanto provvedere all’acquisto dei libri, dello zaino, del diario più bello o partecipare alle riunioni della scuola, ma vuol dire tanto altro. Le famiglie devono gestire, in questo momento storico, un rapporto complesso e complicato. I genitori sono chiamati ad affrontare il loro rapporto con il Dirigente Scolastico, con gli insegnanti dei figli e con tutto il personale scolastico. I ragazzi trascorrono buona parte della loro giornata a scuola, non sempre riescono ad instaurare rapporti positivi e pretendono che i genitori facciano qualcosa per aiutarli.
Sappiamo perfettamente che esiste un continuo scambio di responsabilità tra chi deve educare di più. Tanti sono i genitori che ritengono che buona parte dell’educazione e della conoscenza deve arrivare dalla scuola. Naturalmente, i docenti si giustificano, sostenendo di educare i giovani e che gli stessi a casa non trovano una risposta ferma, rispetto a quelli che sono alcuni dettami stabiliti in classe. Ecco, quindi, che tutto diventa faticoso e pieno di silenzi. Silenzi che i genitori non riescono a leggere e ad interpretare. Inoltre, si ritrovano a guidare l’educazione dei propri figli in una società piena di “ismi” in cui vincono gli individualismi e i cattivismi. Purtroppo, sono molte le situazioni che le famiglie non riescono a prevedere.
Basti pensare a quello che è accaduto a Catania nei bagni della famosissima Villa Bellini, situata nel cuore della città etnea. Un gruppo di ragazzi di origine egiziana ha violentato una 13enne. La ragazzina si trovava in compagnia del fidanzatino 17enne. Il branco ha deciso di dividersi. Una parte ha immobilizzato e picchiato il 17enne e un’altra parte ha spinto la giovane nei bagni dove è stata stuprata. Un trauma che segnerà per sempre la vita della vittima.
Ci sono altri gesti, anche piccoli come il cyberbullismo, il sexting, il revenge porn e il body shaming che possono mettere in seria discussione anche la capacità di reagire da parte di un figlio che è, indipendentemente da quello che può subire, già fragile. I genitori si sacrificano per permettere ai loro figli di avere uno standard qualitativo di vita molto alto e, allo stesso tempo, sanno che la qualità non corrisponde con la quantità. Non serve comprare al proprio figlio lo smartphone o l’Iphone di ultima generazione, se poi non si è capaci di ascoltarlo e di comprenderlo.
I ragazzi, quelli che io incontro negli istituti di tutta Italia, affermano che i genitori li giudicano e non li ascoltano. Allora, il mestiere dei genitori sappiamo che è davvero arduo e lo è anche nel rapporto con la scuola. Mamme e papà devono capire come confrontarsi con gli insegnanti e come accettare i problemi o le carenze dei figli. Proprio per questo motivo, è importante una fortissima collaborazione tra le due agenzie educative. Occorre controllare l’aggressività e la prepotenza. Ripartire dall’educazione ai sentimenti e alle emozioni per fermare la violenza dei giovani e degli adulti. I grandi dovrebbero essere un esempio per le nuove generazioni e a volte non lo sono.