Nei giorni scorsi, a Villaseta, frazione del comune di Agrigento, è stato visto circolare un dromedario per strada. La foto e il video dell’animale sono finite immediatamente sui social network. Poco dopo, un’altra foto ha mostrato che a passeggiare per le vie della città non era un dromedario ma addirittura tre. Alcuni hanno ipotizzato che potrebbero essere scappati dal circo in questi giorni in città. C’è stato anche chi ha fatto un commento ironico: “Nelle nostre periferie trovano il deserto. Sono a proprio agio”. Un commento che potrebbe apparire sarcastico ma che nasconde un fondo di verità di cui nessuno sembra voler parlare.
Alla Conferenza Internazionale sulle Terre Aride, i Deserti e la Desertificazione, promossa dall’Università Ben Gurion in Israele, è stato confermato che, nel mondo, ogni ora per la siccità o la desertificazione, si perdono 1.300 ettari di terra coltivabile. Secondo l’Atlante Mondiale sulla Desertificazione, oltre il 75% della superficie terrestre è già degradato e questa percentuale potrebbe raggiungere il 90% nel 2050. Nell’Unione Europea, l’8% del territorio è a rischio desertificazione. Le zone più esposte sarebbero in Spagna, Malta, Cipro, Sud Est della Grecia, nelle aree di Bulgaria e Romania che si affacciano sul Mar Nero e ovviamente in Italia dove è a rischio il 20% della superficie totale. E in Italia la regione dove maggiori sono rischi di diventare “deserto” forse è proprio la Sicilia: secondo i dati dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, più della metà della regione è a grave rischio desertificazione. Un dato questo diffuso lo scorso giugno dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e che ora trova conferma nel nuovo studio dell’Osservatorio Risorse Idriche. “Ad accentuare il pericolo non sono solo i quantitativi pluviometrici, ma l’andamento delle piogge con forti differenziazioni territoriali”, si legge nel rapporto dell’Osservatorio che elenca le cause principali del rischio desertificazione nell’isola italiana.
Oltre alla scarsa quantità di acqua piovana caduta, problemi centrali sarebbero la mancata raccolta e lo spreco delle risorse idriche stesse. Uno spreco che riguarda tutta l’Italia dove in media è superiore al 40% dell’acqua potabile che esce dai bacini di riserva. Alla situazione critica legata ai cambiamenti climatici e a politiche sbagliate dal punto di viste dalla gestione del territorio si sommano sprechi inammissibili nella fornitura dell’acqua potabile.
Eppure, tutto questo sembra non importare molto agli italiani. Secondo un recente sondaggio, solo 2 italiani su 10 sarebbero preoccupati per l’acqua e per le risorse idriche nel paese. Il 70% ritiene sia una problematica esclusiva di specifiche aree e periodi dell’anno. Un errore pacchiano frutto forse proprio della scarsa informazione: qui non si tratta più di siccità (ovvero di un fenomeno occasionale o periodico), si tratta di desertificazione, ovvero di una trasformazione dalla quale è quasi impossibile tornare indietro. La preoccupazione degli italiani varia anche in base al territorio: secondo un sondaggio Ipsos diffuso in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione, ad essere meno preoccupati sarebbero gli abitanti del nord Italia (16% nord ovest, 19% nord est); un pochino di più al centro, 22%; più preoccupati – ma sempre meno di quanto dovrebbero – al sud e sulle isole (25%).
Mediamente solo il 22% degli italiani ritiene veritiere le previsioni del World Resources Institute sul fatto che l’Italia sarà in una situazione di stress idrico entro il 2040. E solo il 9% per i periodi di siccità sempre più prolungata. Guardando al futuro, la preoccupazione per le piogge e la siccità aumenta, ma arriva solo rispettivamente al 19% e 16% degli intervistati.
Gli italiani hanno una bassa percezione anche del problema legato alla quantità d’acqua dispersa a livello nazionale: il 70% degli italiani sottostima le perdite e solo il 15% conosce i dati effettivi. Percentuali strane se si pensa che, degli intervistati, l’82% si è detto preoccupato da molteplici problematiche legate alla scarsità d’acqua (il 51% a causa della siccità e il 35% di una sempre più ridotta disponibilità d’acqua per l’agricoltura). Ma per gli italiani è come se questi problemi non dovessero riguardarli direttamente.
In Italia, il contrasto al degrado del suolo e la protezione della terra dalle minacce causate da cambiamenti climatici e sfruttamento delle risorse naturali sono uno degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ma senza una presa di coscienza dei cambiamenti in atto non sarà facile realizzare iniziative concrete e condivise e far fronte al problema desertificazione.
Per questo, forse, vedere uno o più dromedari scorrazzare tranquilli per le vie della città potrebbe non essere il male peggiore: potrebbe servire, una volta per tutte, a far capire agli italiani e soprattutto ai siciliani che il rischio desertificazione è concreto. E più vicino di quanto si pensi.