Anche l’ultima decisione delle Nazioni Unite (approvata grazie all’astensione degli USA) che prevedeva il cessate il fuoco per permettere di fornire aiuti umanitari alla popolazione della Striscia di Gaza ormai costretta a vivere in condizioni pietose a Raja, non è servita a nulla: gli Israeliani continuano a bombardare la Striscia di Gaza incuranti dei danni sui civili. E lo fanno anche grazie alle armi recentemente fornite dagli “alleati” a stelle e strisce.
Due aspetti questi che meritano una riflessione più approfondita dopo quanto è avvenuto nei giorni scorsi.
Il presidente degli USA, Joe Biden, ha chiesto un “cessate il fuoco immediato” a Gaza e ha ribadito che Israele deve proteggere i civili se vuole continuare a ricevere il sostegno degli Stati Uniti. Biden ha anche invitato Israele ad attuare una serie di misure specifiche per aiutare i civili e limitare le sofferenze umanitarie tutelando la sicurezza degli operatori umanitari (chiaro il riferimento ai sette operatori umanitari uccisi da Israele). Dichiarazioni che cozzano terribilmente con i numeri delle armi “made in USA” inviate a Israele. Proprio in questi giorni, il Dipartimento di Stato ha approvato l’invio in Israele di migliaia di bombe MK-84 da 2.000 libbre (907 kg). Si tratta di ordigni devastanti: non è facile immaginare l’effetto che può avere un missile da quasi una tonnellata su un edificio.
La scusa fornita dalle autorità è che la decisione di inviare queste armi era precedente. Una dichiarazione smentita da alcuni media statunitensi: secondo quanto riferito, è arrivata il giorno dell’attacco WCK. Del resto, la decisione di inviare le armi utilizzate da Israele per la distruzione di massa di civili (tra cui decine di migliaia di donne e bambini, stando ai dati dell’UNRWA) sarebbe stata supportata dalle dichiarazioni del portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, John Kirby, il quale ha ribadito che il sostegno degli Stati Uniti alla difesa di Israele rimane “ferreo”.
Decisioni che stanno creando dissenso anche all’interno del partito democratico, il partito di Biden. Bernie Sanders, senatore del Vermont ed ex candidato alla presidenza degli Stati Uniti dal lato dei democratici, ha inviato una lettera aperta non al suo presidente ma direttamente al primo ministro Netanyahu. IN questa missiva chiede senza mezzi termini di “smettere di uccidere persone innocenti”. Sanders ha diffuso il proprio messaggio anche durante un’intervista alla MSNBC. “Smettetela di uccidere persone innocenti”, ha detto Sanders. “Due terzi delle persone che sono state uccise, oltre 32.000 persone sono state uccise [a Gaza], sono donne e bambini. Questo è imperdonabile”.
L’altra novità riguarda il modo in cui Israele avrebbe deciso di uccidere decine di migliaia di civili. Secondo diverse fonti (tra cui l’autorevole Guardian) basate sulle dichiarazioni rilasciate da ex militari israeliani, gli obiettivi che l’esercito israeliano decide di bombardare sarebbero scelti utilizzando un sistema di intelligenza artificiale chiamato Lavander (“Lavanda”). Di un sistema simile si era già parlato su un libro intitolato “The Human-Machine Team: How to Create Synergy Between Human and Artificial Intelligence That Will Revolutionize Our World” (secondo +972Magazine, scritto dall’attuale comandante dell’unità d’élite dell’intelligence israeliana). Nel libro si parla di una “macchina” speciale in grado di elaborare rapidamente enormi quantità di dati per selezionare gli “obiettivi” per gli attacchi militari durante un conflitto armato. Una tecnologia, si legge ancora, che risolverebbe il “collo di bottiglia umano” legato all’individuazione dei nuovi obiettivi e al “processo decisionale per l’approvazione degli obiettivi”. Un sistema che pare essere già realtà: la “Lavanda” israeliana servirebbe proprio a indicare i potenziali target di Hamas e della Jihad islamica palestinese (PIJ). Anche quelli di basso rango. Dopo averli individuati sarebbe questo a far partire l’ordine di bombardarli (anche grazie alle devastanti bombe fornite dagli “alleati” americani). Il tutto incuranti dei civili coinvolti negli attacchi. Il sistema israeliano, infatti, sarebbe progettato (non bisogna mai dimenticare che, dietro le macchine, dietro i robot, dietro i droni, c’è sempre la scelta di un uomo) per accettare un 10% di errori negli obiettivi.
Il sistema prevederebbe di bombardarli anche quando sono a casa, mentre sono con le loro famiglie o quando si trovano in edifici abitati da decine e decine di civili innocenti che non hanno nulla a che vedere con Hamas o con il terrorismo palestinese. Il programma sarebbe “settato” per considerare “ammissibile” una perdita di una decina di civili per ogni terrorista ucciso. Una percentuale pazzesca ma che può aumentare in modo preoccupante nel caso di terroristi di alto livello: in questo caso, le perdite collaterali considerate ammissibili, ovvero i civili innocenti uccisi, potrebbero essere fino a un centinaio.
Ma non finisce qui. Secondo +972 Magazine, per colpire militanti minori indicati da Lavender, l’esercito starebbe utilizzato bombe “stupide” (in contrasto con i missili di precisione detti “intelligenti”). In altre parole, missili in grado di distruggere un intero edificio senza preoccuparsi se dentro ci sono altre persone. Indipendentemente dal fatto che si tratti di terroristi o no. “Non si vuole sprecare bombe costose su persone poco importanti – è molto costoso per il Paese e c’è una carenza [di quelle bombe]”, avrebbe dichiarato uno degli ufficiali dell’intelligence. Una fonte citata da +972 Magazine ha ammesso di aver autorizzato il bombardamento di “centinaia” di abitazioni private di presunti giovani agenti contrassegnati da Lavender, e che molti di questi attacchi avrebbero ucciso civili e intere famiglie come “danni collaterali”.
Dopo la pubblicazione di questa notizia su diversi giornali, l’IDF le forze di difesa israeliane, hanno inviato ad alcuni giornali una replica nella quale affermava che l’IDF non utilizza un sistema di intelligenza artificiale che identifica gli agenti terroristici o cerca di prevedere se una persona è un terrorista (ma nessuno aveva detto questo: aveva detto che il software serviva a decidere quali siti bombardare, che è una cosa diversa). Nella nota si legge anche che “secondo il Diritto Internazionale Umanitario, una persona identificata come membro di un gruppo armato organizzato (come l’ala militare di Hamas), o una persona che partecipa direttamente alle ostilità, è considerata un obiettivo legittimo”. Purtroppo gli attacchi sono stati condotti su civili non si persone che “partecipavano direttamente alle ostilità”. A meno che non si intendesse considerare tali anche le decine di migliaia di bambini morti sotto le bombe israeliane dal 7 ottobre 2023 a oggi. Quanto al Diritto Internazionale Umanitario (costituito da diversi trattati come la Convenzione di Ginevra del 1864, le quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 e i successivi Protocolli aggiuntivi dell’Aja del 1977 e il terzo Protocollo del 2005) si basa sul principio di “simmetria” (articolo 102 della terza Convenzione di Ginevra) che fa riferimento al principio dell’eguaglianza tra i belligeranti. Bombardare e uccidere decine di migliaia di persone viola questi articoli che sono la base su cui si fonda l’intero DUI. Come ha sottolineato Hans Peter Gasser, principale consulente per gli affari legali del Comitato Internazionale della Croce Rossa, i principi fondamentali del Diritto Internazionale Umanitario sono anche “rispettare, difendere e trattare in modo umano gli individui che partecipano, o hanno preso parte, ad azioni di ostilità, garantendo loro l’assistenza necessaria, senza alcuna discriminazione” (e non bombardare a tappeto interi territori); “trattare umanamente i prigionieri di guerra e chiunque è stato privato della libertà, proteggendoli da ogni tipo di violenza, in particolare la tortura”; e considerare “illecito infliggere ulteriori pene o sofferenze inutili”. Tutto questo facendo una netta distinzione tra civili e forze armate: “”allo scopo di evitare vittime tra i civili, le forze combattenti devono sempre fare distinzione tra popolazione e oggetti civili da una parte, ed obiettivi militari dall’altra. Né la popolazione civile, né singoli cittadini od obiettivi civili devono costituire il bersaglio di attacchi militari”. In generale, i principi fondamentali su cui si basa il DIU sono: il Principio di Umanità (Clausola Martens); il Principio di Distinzione; il Principio di Proporzionalità e Necessità Militare; il Principio di Precauzione (articolo 57 e 58 del I Protocollo Aggiuntivo delle Convenzioni di Ginevra); e il Principio di Limitazione delle perdite inutili e delle sofferenze superflue.
Una serie di norme internazionali, la maggior parte delle quali sottoscritte e ratificate da Israele. Ma spesso palesemente disattese. Basti pensare alle recenti sentenze della Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Cercare di giustificare o di spiegare il proprio operato nella Striscia di Gaza facendo riferimento al Diritto Umanitario Internazionale è più di un autogol: serve solo a far comprendere fino a che punto si sta cercando di stravolgere la realtà dei fatti anche dal punto di vista mediatico. Tutto questo apre nuovi scenari sulla guerra nella Striscia di Gaza, già fin troppo sporca (basti pensare alle decine di migliaia di civili uccisi). La decisione di autorizzare l’uccisione di civili è una palese violazione degli accordi di Diritto Umanitario Internazionale. A cominciare dalle quattro Convenzioni di Ginevra, scritte subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale proprio per tutelare i civili in caso di conflitti armati. Trattati internazionali sottoscritti e ratificati anche da Israele. Averli violati in modo così palese potrebbe aggiungere un nuovo capitolo al già complesso (per usare un eufemismo, viste le numerose violazioni) dei rapporti tra Israele e le NU. Un capitolo che potrebbe comprendere anche gli USA: continuare a fornire armi di distruzione di massa ad un Paese che viola in questo modo gli accordi umanitari internazionali potrebbe far iscrivere anche gli Stati Uniti d’America nel novero dei Paesi che violano il Diritto Umanitario Internazionale. Una macchia che potrebbe pesare non poco sulla campagna elettorale dell’attuale presidente americano e che, forse, è il vero motivo per cui, pur continuando a spedire migliaia di missili a Israele, Biden ha deciso di rimproverare pubblicamente Netanyahu. Una mossa per non far rimpiangere agli elettori democratici di aver scelto lui (invece che Sanders) alle ultime presidenziali.