Il 2023 è stato un anno molto particolare. Buona parte del mondo ha cercato di superare gli effetti della pandemia. Accanto ad una guerra terribile, come quella tra Russia e Ucraina, si è aggiunto un altro conflitto quello in Medio Oriente. Immagini, trasmesse da tutti i Media del mondo, che ci hanno fatto quasi dimenticare che esiste la parola pace.
Le persone più fragili, i bambini e gli anziani, sono stati uccisi per questioni legate ai confini. Uccisi, forse, per aumentare i grandi bilanci delle multinazionali che producono armi. In questo mondo cosi cattivo e complesso, c’è un uomo che più di tutti ha fatto sentire la sua voce: Papa Francesco. È intervenuto sempre con intelligenza, con pacatezza e con quella determinazione che dovrebbe far meditare i grandi del mondo, impegnati a lottare e a combattere tra loro.
In tante parti del mondo, ci sono focolai di guerre aperte. Noi guardiamo soltanto all’Ucraina o al Medio Oriente, perché sono guerre che ci vengono narrate tutti i giorni. Io penso al Sudan, all’Afghanistan, all’ Iraq, alla Siria e ad alcune zone dell’Africa. Un 2023 che ci regalato cattiverie, paure e incertezze.
Una delle parole più cercate e utilizzate nel 2023 è stata “Femminicidio”. Parlare di femminicidio è diventato davvero angosciante, perché anche i fatti che si sono succeduti, nell’anno appena trascorso, ci hanno fatto vivere momenti di grande apprensione e tensione.
In diverse occasioni, non abbiamo capito perché tanta violenza e tanta crudeltà. Ci siamo resi conto che il dialogo ha perso la sua importanza e che alcuni uomini non riescono a fermarsi prima di uno stadio irreversibile di violenza.
Tanti gli episodi incredibili. Due giovani donne, che portavano in grembo il loro bambino, sono state ferocemente uccise. Giulia Cecchettin assassinata dal suo ex fidanzato. Rapita prima, uccisa e ritrovata in un canale. La costante di queste vicende è stato il continuo richiamo al numero di vittime.
Donne che avevano la loro vita e i loro sogni, sono diventate dei numeri ed è inaccettabile. Accanto, a fare da cornice a una violenza smisurata, continuano a crescere fenomeni come il revenge porn, il sexting, il sexortion. Reati che fanno da corollario ad una successiva violenza efferata o al suicidio delle vittime.
Le iniziative che vengono organizzate contro la violenza sulle donne, il 25 novembre e l’8 marzo, devono avere un seguito. Non possiamo discuterne solo due volte l’anno o aspettare nuovi casi di cronaca. Servono progetti curati da équipe interdisciplinari che incontrino i ragazzi nelle scuole e nelle università, per trattare veramente l’argomento. Dobbiamo continuare a parlarne nelle associazioni, incontrare gli adulti e anche le persone della terza età. Non dimentichiamoci che molti femminicidi avvengono tra persone ultrasessantenni che uccidono la propria ex compagna o la propria ex moglie.
Occorre programmare manifestazioni, dove vengono messe a disposizione dei partecipanti delle competenze. Momenti di riflessione che tocchino la coscienza di ogni persona ed è necessario lavorare sugli uomini, perché capiscano che nessun atto di violenza o di forza può far cambiare la volontà di una donna.
Come se non bastasse il 2023 è stato caratterizzato da numerosi problemi economici e da catastrofi naturali che hanno comportato in Italia 35 miliardi di danni.
Un articolo scritto dal ricercatore Enzo Risso, e pubblicato su Il Domani, riporta i dati dell’indagine condotta da Ipsos Global Advisor, realizzata nel dicembre 2023 in 34 paesi.
Mi hanno colpito in modo particolare alcune percentuali. Le società occidentali non sono molto speranzose, a differenza di altri paesi emergenti. Infatti: “I paesi che ritengono che il quadro economico globale sarà più forte nel 2024 rispetto al 2023 sono paesi come l’India (85 per cento), l’Indonesia (82 per cento), la Cina (82 per cento), le Filippine (74 per cento), la Thailandia (68 per cento, il Messico (62 per cento), il Brasile (60 per cento) e Singapore (59 per cento). Nelle economie avanzate, invece, il nugolo di speranzosi è minoritario, come ad esempio negli Usa (45 per cento), in Spagna e Olanda (44 per cento), Gran Bretagna e Svizzera (43 per cento), Italia e Germania (40 per cento), Canada 39 per cento), Svezia (34 per cento), Francia (33 per cento) e Giappone (30 per cento)”.
Inoltre, è emerso che il calo del tasso di occupati è “da allarme rosso in Sudafrica e Indonesia (84 per cento)”. Gli italiani che temono un alto tasso di disoccupazione sono il 67 per cento.
L’economia preoccupa e non poco. Le percentuali relative all’opinione dei cittadini sul futuro dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici devono farci davvero riflettere. La maggioranza delle persone, che hanno preso parte all’indagine, è convinta che le temperature aumenteranno e l’80 per cento degli italiani ne è certo. “Il 71 per cento degli italiani ritiene probabile che il 2024 porti con sé un incremento degli eventi meteorologici estremi”.
Insomma, la situazione è abbastanza complessa e non si può ricondurre, sottolinea Risso, in termini di conta tra pessimisti e ottimisti. Tante le speranze e anche tante le preoccupazioni. Inquietudini e speranze.
Io temo che il 2024 non sarà molto diverso dal 2023, perché queste guerre continueranno. Ognuno deve dimostrare le ragioni della propria vittoria. Quindi, è difficilissimo che qualcuno faccia un passo indietro. Il 2024 sarà un anno in cui la scienza ci darà dei risultati importanti. Abbiamo superato la prima fase della rivoluzione tecnologica e adesso tutta l’attenzione è legata all’intelligenza artificiale e al rapporto uomo macchina. L’uomo che cosa riuscirà a creare in termini di infrastrutture tecnologiche? Non lo sappiamo, ma sappiamo che dovrà tenere contro dei risvolti etici dell’intelligenza artificiale.
L’intelligenza artificiale può essere una grande opportunità, ma l’uomo deve essere preparato e deve riflettere sulla strada che intende intraprendere.
L’intelligenza artificiale, se governata male dall’essere umano, può diventare un’arma pericolosa a disposizione di chi vuole fare del male. Il 2024 sarà un anno in cui registreremo, ancora una volta, la fragilità dei nostri ragazzi e noi adulti, se vogliamo dare una svolta al futuro, dovremmo metterci in discussione e imparare dai nostri errori. Quanto è successo nel 2023 non deve più accadere e i crimini devono essere fermati.