Si è registrato un episodio terribile legato, anche parzialmente, alla Sicilia perché l’uomo che ha ucciso la sua ex compagna è un calciatore di una squadra siciliana, la San Cataldese. Il fatto è stato raccontato abbondantemente dei media in Sicilia e la donna uccisa invece si chiama Alessandra Matteuzzi.
Una donna di 57 anni che ha avuto una relazione con un calciatore ventisettenne. Giovanni Padovani, questo è il suo nome, era stato denunciato per stalking perché aveva assunto atteggiamenti aggressivi nei confronti della donna.
Ad un certo punto si è procurato un martello, l’ha aspettata sotto casa e l’ha uccisa, scaraventandole anche addosso anche una panca di ferro. Un episodio tra tanti di femminicidio che mette in luce quello che Bauman ha definito “consumismo emozionale” un uso delle relazioni piuttosto che di un processo di costruzione di relazioni. L’inarrestabile ricerca di quella rappresentazione che meglio si adatta alle esigenze e ai desideri che abbiamo.
Ormai, si registra un femminicidio al giorno e sui social network lo scenario è sempre lo stesso. Ovviamente, non sono mancati gli hater su Facebook: “A 60 anni ti metti con un ragazzino: che cosa ti aspettavi, una cena romantica?”. “Bisogna farsi qualche domanda se uno a 27 anni vuole stare con te che ne hai 57”. “Basta! Anche lei non è che era una santa…”. “Lei era ossessionata dal farsi i selfie e mostrare la propria bellezza”. “Si vestiva in un certo modo…”. “Doveva avere un vestiario e un atteggiamento diverso”. Naturalmente, questo ha scatenato anche un dibattito molto acceso che è quello che si accende tutte le volte ogni volta che c’è un caso di femminicidio. Cosi come non serve a nulla un dibattito su quanto ha funzionato la macchina della giustizia, visto che la donna aveva denunciato stalking e molestie.
Per fortuna non accade sempre questo, ma questa volta è accaduto. Il Ministro della Giustizia ha deciso di far fare un’ispezione, perché è importantissimo capire che cosa è effettivamente successo. Al di là di tutto l’unica certezza è che noi non riusciamo a comprendere che il problema è culturale.
Alessandra non è la sola vittima di queste ultime settimane. Un altro caso di cronaca ha sconvolto l’opinione pubblica. Si tratta della storia di Giuseppina Fumarola uccisa con due colpi di fucile, al petto e al braccio, all’uscita da lavoro. A toglierle la vita è stato Vito Sussa, l’uomo con il quale Giuseppina aveva avuto una relazione.
La donna ha lasciato due bambini piccoli. Quindi, non solo una vittima, ma più vittime innocenti che si ritroveranno a vivere senza la loro madre. Proviamo ad immaginare cosa voglia dire per un minore assistere alla morte del genitore e a sapere che il carnefice è proprio l’altro genitore.
Sì è fatto tanto ma evidentemente ancora non è abbastanza. Leggi ci sono ed esistono, ma ci vuole la certezza della pena, altrimenti gli assassini rimarranno impuniti.
Infatti, i dati non assolutamente rassicuranti. Il report pubblicato dall’Istat nel Rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs), che offre le misure statistiche finalizzate al monitoraggio dell’Agenda 2030 dell’Onu, nel 2020 più di 49 donne ogni 100.000 si sono rivolte al numero verde 1522 perché vittime di violenza: nel 2019 la cifra era di circa 27. Un aumento, quello delle chiamate, che è stato diffuso tra tutte le regioni. Il tipo di violenza più segnalato è quella psicologica che quasi sempre si accompagna a quella fisica. (Agosto 2021)
A svilupparsi è una situazione che mostra almeno tre tipologie di violenza: fisica, psicologica e sessuale. La violenza fisica si ha nei casi in cui il partner subisce aggressioni corporee (calci, schiaffi, strattoni). La violenza psicologica avviene invece nei casi in cui il partner è minacciato o la sua autostima è danneggiata. La violenza di natura sessuale emerge quando si cerca di avere rapporti senza consenso.
C’è poi una scia di comportamenti a fare da pulviscolo a questa situazione, tra messaggi inviati continuamente e condivisioni online di immagini riservate. Queste situazioni non sono normali e sfociano nel revenge porn. A questo seguono altri fenomeni gravissimi come il cyberbullismo e il sexting.
La dimostrazione più palese è l’aggressione che è stata fatta ad una campionessa di nuoto sincronizzato, Linda Cerruti, che ha pubblicato una foto artistica, in una posizione che lei assume costantemente durante i suoi esercizi, con le medaglie che aveva conquistato e meritato agli Europei.
Il risultato è che è stata completamente massacrata sui social da commenti sessisti. L’atleta ha scritto sul suo profilo Instagram: “Rimango basita nonché schifata dalle centinaia, probabilmente migliaia, di commenti fuori luogo, sessisti e volgari che lo accompagnano. Dopo più di 20 anni di allenamenti e sacrifici, trovo a dir poco vergognoso e mi fa davvero male al cuore leggere quest’orda di persone fare battute che sessualizzano il mio corpo“. E ancora: “Un sedere e due gambe sono davvero quello che resta, l’argomento principale di cui parlare? Il minimo, nonché l’unica cosa che posso fare, è denunciare l’inopportunità di quei commenti, specchio di una società ancora troppo maschilista e molto diversa rispetto a quella in cui un domani vorrei far nascere e crescere i miei figli”.
Quello che bisogna combattere sono proprio le relazioni social catalizzatrici di violenza con dinamiche maschiliste e misogine. Gli hater veicolano messaggi di odio e lo fanno con parole lesive della dignità di una donna, manifestando la loro assoluta intolleranza.
Contro questo cattivismo e questa scia di crudeltà si continua a lottare. Lottano le associazioni, le famiglie delle vittime e lo fanno attraverso incontri di sensibilizzazione.
Il 10 settembre, a Piacenza, è stato organizzato il “Femme Fest”. Una giornata per dire no al femminicidio in ricordo di Elisa Pomarelli, la 28enne piacentina uccisa da Massimo Sebastiani.
Francesca Dallavalle, una delle organizzatrici, ha spiegato il valore di questo momento d’incontro: “L’idea di organizzare questa festa nasce dalla volontà di ricordare la nostra amica Elisa Pomarelli. Ma anche, attraverso la sua sfortunata vicenda, tutte le donne che, ancora adesso, subiscono violenza“.
Ricordiamoci che serve cambiare la cultura e non bisogna aspettare nuovi delitti. Tutti dobbiamo ragionare su come si stanno evolvendo i rapporti tra uomo e donna, manca il rispetto tra le persone e manca il rispetto tra i sessi e gli esseri umani. Continuiamo a non capirlo e continuiamo a farci del male.