Quello che molte donne (e altrettanti uomini) sono disposte a fare per sembrare più belle ha dell’incredibile. Finito il tempo del guano (in pratica, escrementi di uccelli marini e di pipistrelli) usato in passato per l’elevata concentrazione di nitrati, ora è la volta di un altro “componente” non meno vomitevole.
Anzi, in questo caso, si tratta proprio di “vomito”: vomito di balena. Nei giorni scorsi, un pescatore thailandese, Narong Phetcharaj, ha trovato vicino alla riva un enorme blocco grigiastro del peso di 30 chilogrammi. Quello che per molti sarebbe sembrato solo qualcosa di rivoltante, era in realtà vomito di balena. Una sostanza così preziosa da essere chiamata anche “ambra grigia” o “oro galleggiante”. Fresco, il vomito di balena ha un pessimo odore. Man mano che si secca al sole, però, diventa molto più gradevole assumendo una fragranza difficile da descrivere (qualcuno l’ha paragonata al tabacco). Come per il guano, il suo valore deriva dall’utilizzo che se ne fa nell’industria cosmetica: pare che sia in grado di fissare gli aromi e le essenze e fare durare più a lungo i profumi.
Per questo motivo (e per il fatto che non si trova facilmente) sul mercato può arrivare a valere tra i 35mila e i 50mila Euro al chilogrammo. Averne trovato un blocco da trenta chili equivale ad aver trovato una fortuna per un pescatore come lui che guadagna mediamente circa 200 Euro al mese.
Dopo averlo portato a riva, il fortunato pescatore lo ha fatto analizzare agli esperti della Prince of Songkla University, che hanno confermato la sua intuizione “Nessuno degli abitanti del villaggio ha mai visto o toccato prima l’ambra grigia, e tutti erano felici. Ho intenzione di venderla perché ho già ricevuto un certificato per dimostrare che è reale e se riesco a ottenere un buon prezzo, mi ritirerò dal lavoro di pescatore e organizzerò una festa per tutti”, ha detto il fortunato pescatore.
Prima di questo ritrovamento, l’ultimo accertato risaliva allo scorso febbraio sempre nell’Oceano Indiano: alcuni pescatori dello Yemen hanno trovato vomito di balena nella carcassa di un capodoglio, nel Golfo di Aden. Anche in quel caso avevano trovato una piccola fortuna: il valore del “vomito” trovato era stato valutato in 1,1 milioni di sterline!
Conosciuta da secoli (è citata nel saggio “L’ambra nella storia e nella geologia con speciale riguardo agli antichi popoli d’Italia” di Antonio Stoppani, paleontologo e geologo italiano), l“ambra grigia” non è altro che una secrezione biliare. Composta da una molecola chiamata ambreina, serve per proteggere le mucose intestinali. Non tutte le balene, però, la producono. Solo una minuscola percentuale di questi cetacei (tra l’1 e il 5%) è in grado di produrla. Usata fin dall’antichità come medicina naturale, incenso e persino come afrodisiaco, oggi è resa ancora più rara dal divieto di caccia alle balene. Questo la rende, però, ancora più preziosa. E fa aumentare considerevolmente il suo valore di mercato.
Guano e vomito di balena non sono le uniche sostanze “preziose”, ma vomitevoli. C’è il carminio (dal latino chermes: verme), un colorante naturale rosso ricavato dal corpo disseccato di un insetto (Dactylopius coccus). E poi c’è la cosiddetta “essenza di perla” che si ricava dalle scaglie di pesce e serve per dare quell’effetto color perlato ai rossetti e agli smalti.
Per non parlare del comunissimo tallow, meglio conosciuto come sego, che altro non è che grasso di equini, ovini ma soprattutto di bovini: è usato in saponeria come anti schiumante e nell’industria alimentare per alcuni tipi di margarine e surrogati del burro.
Tutte sostanze che (forse) aiuteranno gli amanti della cosmesi naturale a “farsi più belli”, senza sapere che prodotti i cui componenti sono, a volte, vomitevoli. In tutti i sensi.