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Dopo la chiusura dei cordoni della borsa degli USA per sostenere l’Ucraina, i leader europei si sono trovati spiazzati. In pochi giorni, i capi di governo dell’UE sono stati costretti prendere decisioni importanti per la difesa e stanziare centinaia di miliardi di euro per aumentare la potenza di fuoco europea. Nel farlo, però, pare abbiano dimenticato alcuni aspetti non trascurabili.
Il primo riguarda i fondi. Già Draghi aveva parlato di armare l’UE, ma non aveva fornito chiarimenti chiari su come farlo. Ora a tornare alla carica è stata la presidente della Commissione europea. “È un momento cruciale per l’Europa. È un passaggio spartiacque anche per l’Ucraina. L’Europa si trova di fronte a un pericolo chiaro e presente, e quindi dobbiamo essere in grado di proteggerci, di difenderci”, ha detto Ursula von der Leyen. A farle eco altri leader europei che hanno approvato (quasi) all’unanimità la proposta. “Per me la cosa più importante ora è quella di riarmare l’Europa – ha rimarcato Mette Frederiksen, primo ministro della Danimarca – E non credo che abbiamo molto tempo. Quindi, la priorità è riarmare l’Europa. E spendere, spendere, spendere per la difesa e la deterrenza”.
“Spendere, spendere, spendere”… Nessuno ha detto dove trovare i centinaia di miliardi di euro per il riarmo dell’UE. C’è stato chi come la von der Leyen ha ripreso la mania di Trump di destinare a armi e armamenti una percentuale maggiore del PIL nazionale dei singoli Stati. “Se gli Stati membri aumentassero la loro spesa per la difesa in media dell’1,5 per cento del PIL (che è il tetto stabilito dalla Commissione per la spesa “aggiuntiva” per la difesa all’anno), si potrebbe creare uno spazio fiscale di quasi 650 miliardi di euro in un periodo di quattro anni”, ha dichiarato martedì la presidente della Commissione europea ai giornalisti. I restanti 150 miliardi di euro potrebbero provenire da un “nuovo” non meglio definito strumento per la difesa, basata su “prendere in prestito” dai mercati dei capitali per emettere obbligazioni e concedere prestiti agli Stati membri. C’è stato chi ha riproposto di utilizzare i ricavati dei beni sequestrati ai miliardari russi (peccato che alcuni tribunali hanno già dichiarato illegale questa soluzione e i governi dell’UE potrebbero essere costretti non solo a restituirli ma a pagare le spese della sottrazione di questi patrimoni).
C’è un altro aspetto, non meno importante, anzi, di cui nessuno dei leader ha parlato. Chi dovrebbe utilizzare queste armi? In altre parole, gli europei sarebbero pronti ad armarsi e partire per difendere il proprio paese? Secondo l’ultimo sondaggio di Gallup, è un quesito che fornisce dati preoccupanti. Come ogni anno, alla fine di marzo 2024, Gallup ha pubblicato i risultati di un sondaggio condotto su una cinquantina di paesi. In ognuno di questi la ricerca è stata condotta da aziende specializzate nel settore (in Italia è stata la DOXA). Alla fine i risultati sono a dir poco sorprendenti.
Alla domanda “Se ci fosse una guerra che coinvolge il tuo paese saresti disponibile a combattere?”, il 74 per cento dei finlandesi intervistati ha risposto che sarebbe disponibile a imbracciare le armi (non c’è da sorprendersi visto che la Finlandia confina con la Russia anche se la domanda non faceva nessun riferimento specifico alla guerra tra Russia e Ucraina). In Polonia (altro paese che confina con l’Ucraina) questa percentuale è scesa al 45 per cento. Persino in Ucraina, le persone pronte a imbracciare le armi sarebbero solo il 62 per cento degli intervistati. Circa metà dei greci sarebbe pronta ad andare a combattere per difendere il proprio paese. Sorprendente il dato della Germania: secondo il sondaggio solo il 23 per cento dei tedeschi combatterebbe per difendere il proprio territorio statale. In Belgio solo il 19 per cento sarebbe disponibile a imbracciare le armi per la patria. E nei Paesi Bassi ancora meno, il 15 per cento. In Spagna meno i una persona su tre sarebbe disposta ad imbracciare le armi per difendere il proprio paese. E in Italia? In Italia ha risposto SI solo il 14 per cento degli intervistati. In altre parole, se si dovesse decidere di imbracciare le armi per difendere il proprio paese, solo 14 persone su cento lo farebbero. PowerPoint Presentation Questo dato ha due conseguenze importanti. La prima è che spendere centinaia di miliardi di euro in armi e armamenti potrebbe essere del tutto inutile visto che non ci sarebbero le persone disposte ad utilizzarle (a meno che non si pensi di usare solo satelliti e droni per ammazzare migliaia di persone muovendo un joystick a decine di migliaia di chilometri di distanza). Ma soprattutto che nella maggior parte dei paesi dell’UE la maggior parte delle persone non è animata da quello spirito nazionalistico di cui oggi si parla tanto e non imbraccerebbe le armi per difendere il proprio paese (tanto meno per difendere la patria altrui). Figurarsi per difendere l’Unione Europea che non è mai stata, non è e, probabilmente, non sarà mai una nazione.