Gli adolescenti si lanciano contro le macchine in corsa per cercare di sedersi. Nei casi più estremi c’è anche chi si sdraia sull’asfalto e vuole provare il brivido di scansare le autovetture sulle strade a scorrimento veloce
Il tema delle Challenge e dei rischi di queste pericolosissime sfide è ancora molto al centro del dibattito soprattutto nella società civile, mentre la politica è certamente a tutt’altre faccende affaccendata. Abbiamo letto la narrazione terribile di una tragedia: la morte della bimba palermitana Antonella, morta soffocata. E mentre ancora piangiamo Antonella un altro allarme preoccupa i genitori: la Planking challenge. Il termine “planking” significa fare panca. E’ un nome composto da “plank” e il suffisso ing. In passato, a quanto pare, è stato considerato un gioco nel quale bisognava farsi fotografare o fotografarsi a pancia in giù, con le braccia lungo i fianchi, distesi o sdraiati su un appoggio, meglio se strano e particolare. Ma il gioco consisteva poi nel postare sui social per documentare il tutto. C’è chi sostiene che questa sfida avrebbe provocato una vittima: un uomo precipitato dal balcone mentre si faceva riprendere. L’intenzione è sempre la stessa apparire, mostrarsi e “vetrinizzarsi” in rete.
Adesso, questa challenge è tornata alla ribalta e non più con le stesse caratteristiche precedenti, anzi direi che ha subito una imprevedibile evoluzione. Da qualche tempo è arrivata in Italia e, come spesso accade, è stata diffusa su Tik Tok. Gli adolescenti e i giovanissimi si lanciano contro le automobili in corsa per cercare di sedersi sul cofano. Nei casi più estremi c’è anche chi si sdraia sull’asfalto e vuole provare quel brivido di scansare le auto in arrivo, soprattutto sulle strade a scorrimento veloce. Ovviamente, mentre gli altri riprendono la scena con lo smarphone. L’allarme è stato lanciato dal Quotidiano di Puglia, l’imprudente prova sembra diffusa a Gallipoli.
I residenti hanno scritto diversi post su Facebook:«Avviso importante: vorrei segnalare agli automobilistiche in viale Europa c’è un gruppo di ragazzini di circa 12 anni che si nascondono dietro le auto parcheggiate e appena vedono i fari di una macchina di passaggio si buttano letteralmente in mezzo alla strada» – e ancora – «Oltre a viale Europa, accade anche nel centro storico, nei pressi della chiesa della Madonna della Purità. In genere succede tra le 20 e le 21».
Bisogna sottolineare però che non ci sono state denunce alle autorità. Alessandro Leone, comandante della polizia locale di Gallipoli, ha dichiarato: «Non abbiamo ricevuto denunce, ma è bene tenere alta l’attenzione. Non abbiamo molti elementi e ciò che possiamo fare è un’azione di prevenzione. Invitiamo i cittadini ad allertare immediatamente le forze dell’ordine se dovessero assistere a questi episodi e non solo a scriverlo in rete. Solo così potremmo intervenire in fretta e capire di cosa si tratta».
Purtroppo, ancora le forze dell’ordine devono avere dei riscontri per poter parlare dell’entità del fenomeno e definirlo in tutte le sue parti.
Quello di Gallipoli non è un episodio isolato. Nel mese di ottobre è stato pubblicato un video su Tik Tok in cui alcuni adolescenti hanno sperimentato questa assurda competizione a Napoli. Ma come se non bastasse alcuni ragazzi delle province di Modena, Cremona e Caserta, raccontano le cronache, hanno mandato nelle chat dei loro amici foto in cui sono immortalati sull’asfalto, al centro della strada, in attesa del passaggio di un’automobile. Vinceva la sfida chi non veniva travolto dal veicolo in arrivo. Una pazzia. Un gruppo di adolescenti di Caserta ha deciso di formare un gruppo su Whatsapp riservato alla challenge. Uno dopo l’altro si sono posizionati sull’asfalto in attesa delle macchine. Una donna li ha visti ed è riuscita a frenare in tempo, dando l’allarme.
Una delle caratteristiche principali che emergono dalla mia ultima ricerca, relativa alle dinamiche comunicative social, è l’individualismo, la concentrazione su di sé. Il voler offrire una certa immagine di sé agli altri attraverso i social network, giungendo a limiti estremi. Ecco il perché di sfide assurde e pericolose che i giovanissimi decidono di intraprendere, esponendo la propria immagine senza alcuna protezione e mettendo a rischio la propria vita. L’elemento principale da non sottovalutare è quel sentiero della solitudine che i giovani hanno iniziato a percorrere. Sempre connessi col mondo, ma sempre più isolati e chiusi in sé stessi. Un processo che spinge a riflettere ancora una volta sui rischi della “vetrinizzazione” di cui ha parlato il sociologo Zygmunt Bauman “oggi non siamo felici ma siamo più alienati, isolati, spesso vessati, prosciugati da vite frenetiche e vuote, costretti a prendere parte a una competizione grottesca per la visibilità e lo status”. Le conseguenze possono essere gravissime, come abbiamo avuto modo di osservare.
Non mi stancherò mai di ripeterlo, ma serve educare ai sentimenti e serve educare i genitori. Questa battaglia deve essere combattuta da ogni istituzione civile e sociale, senza nascondere la testa sotto la sabbia, facendo finta che non ci sia nessun problema.
Noi italiani siamo molto esperti nel piangerci addosso e nel cercare il colpevole sempre nell’altro. O inseguire gli episodi di cronaca che vedono coinvolti bambini e adolescenti. E ha poco senso dare la caccia alle streghe. E’ opportuno che ognuno di noi faccia la propria parte per affrontare un’emergenza educativa che ci sta mettendo a dura prova e che mette a rischio l’incolumità dei nostri figli.