Io, ormai da diversi anni, mi occupo di preadolescenti e adolescenti e dalle mie ricerche emerge la fragilità di tanti giovani che si è palesata ancora di più nell’era Covid-19. Ormai è difficile per un giovane distinguere il mondo virtuale e il mondo reale, perché tende a vivere in assoluta iperconnessione. Accadono diverse tragedie legate alle challenge (sfide pericolose) che i giovani decidono di affrontare per ottenere consenso dal loro pubblico social. Purtroppo, sulla morte di tanti giovani ci sono ancora tante domande che non trovano risposte.
Il Sole 24 riporta le parole Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’ospedale pediatrico Irccs Bambino Gesù e ordinario all’Università Cattolica. Vicari ha dichiarato: “Dall’inizio della pandemia abbiamo registrato ben +40% di accessi al nostro Pronto soccorso di giovani e giovanissimi. Ma ciò che forse è più rilevante è che questa percentuale non accenna a diminuire, anzi aumenta, e che ben il 70% deriva da tentativi di suicidio o autolesionismo. Sono 387 quelli dell’ultimo anno. Un quadro impressionante anche per noi addetti ai lavori, che conferma come il Covid sia stato solo la spia o il detonatore di un disagio dei nostri ragazzi”.
Numeri che dimostrano un’infanzia e un’adolescenza che stanno vivendo una forte emergenza che deve essere risolta. Casi di depressione, di disturbi d’ansia, di tentativi di suicidio e forme di autolesionismo. Nel 2022 i ricoveri sono stati 544 (+10) e 7 su 10 provengono da “ideazione suicidaria”. Questi dati sono stati forniti in occasione della giornata dedicata alla prevenzione del suicidio che ogni anno viene celebrata il 10 settembre.
Vicari ha detto: “Le statistiche mostrano una forte sofferenza psicologica dei ragazzi, che non andrebbe ignorata, ma che non trova invece sufficiente ascolto e risposte adeguate. In generale bambini e adolescenti sono dimenticati e se noi ci dedichiamo la gestione dell’emergenza con i nostri 8 posti letto, il problema riemerge con il rientro a casa. Lì assistenza sul territorio nel suo complesso è carente e senza un progetto terapeutico è alto il rischio di recidive. Poi vanno potenziate la scuola e i luoghi di sport e di aggregazione: serve una vera e propria filiera capace di arginare il profondo disagio che registriamo nei picchi di arrivo in ospedale. C’è un mondo di minori che manifesta sofferenza a vari livelli e le misure che fino a oggi sono state messe in campo non possono bastare”. Parole forti quelle di Stefano Vicari che evidenziano quanto sia necessario lavorare e impegnarsi per aiutare le nuove generazioni. A confermare le dichiarazioni di Stefano Vicari anche il report dell’Osservatorio Suicidi della Fondazione Brf – Istituto per la Ricerca in Psichiatria e Neuroscienze, alla vigilia della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio.
Agi.it ha riportato quanto è emerso dalla ricerca della Fondazione Brf. Dall’analisi emerge che in Italia avviene un suicidio ogni 10 ore. Il presidente della Fondazione, lo psichiatra Armando Piccinni, ha sottolineato: “La Fondazione Brf ha istituito già durante la prima ondata della pandemia un Osservatorio Suicidi, monitorando gli atti suicidari in base a un’attenta analisi delle notizie di cronaca, locali e nazionali”. I ricercatori hanno scoperto che “da gennaio 2023 ad agosto 2023 si contano 608 suicidi e 541 casi di tentati suicidi”. Inoltre, “il maggior numero di tragici eventi si è registrato nel Nord Italia (240 episodi), seguito dal Sud (230) e dal Centro (138)”.
Piccini ha spiegato quanto sia diffuso il fenomeno e quanto coinvolga il nostro Paese. Io ho raccolto numerosi dati e li ho pubblicati all’interno del mio saggio “Figli delle App” e la mia ricerca ha registrato le tante insicurezze e le tante paure dei giovani. I Media ci raccontano casi disarmanti, tristi e dolorosi. Tutto questo sangue testimonia come i ragazzi non trovino una dimensione che colmi le loro vite. Come se non bastasse sono tanti i forum di istigazione al suicidio frequentati da preadolescenti e adolescenti. La spinta alla violenza e alla morte nasce anche dai tanti video estremi che circolano in rete. A risultare assenti sono le famiglie che sono all’oscuro dell’uso o dell’abuso dei figli sulla rete e con la rete. Qualche tempo fa, il portale Today.it ha raccontato che ad essere venduto in tutto il mondo è il “kit per il suicidio”.
Ho riflettuto molto su questa terribile tendenza. Oltre alla fragilità c’è anche l’isolamento. Manca il dialogo tra i genitori e i figli e soprattutto il grande assente è l’ascolto. I genitori tendono ad accontentare i loro figli dal punto di vista economico, ma non riescono a garantire loro un’educazione di qualità. Bisogna investire nella scuola e nella formazione per ottenere dei risultati concreti. Esiste un problema serio che è quello della dispersione scolastica e il desiderio di molti giovani è quello di abbandonare gli studi per diventare Influencer di successo. L’idea è quella che lavorare sui social porti guadagni facili e allora perché impegnarsi e studiare? Non può passare questo messaggio.
La società ha le sue responsabilità e tutti dobbiamo esserne consapevoli, perché non siamo ancora in grado di recuperare i valori che abbiamo perso. Dobbiamo lavorare per dar vita ad un nuovo assetto culturale e antropologico. Il percorso da seguire deve puntare alla prevenzione e c’è bisogno di task force interdisciplinari che rispondano sulla base delle loro competenze. Ci troviamo davanti ad una grande sfida che è quella di affiancare tutti i settori più importanti del nostro Paese come: il mondo dell’informazione, il sistema dell’istruzione e della conoscenza. Magari creando un sistema di reti che dia vita a centri di ascolto e di supporto, impiegando figure qualificate a sostegno dei ragazzi più fragili e anche di quelli che apparentemente si dimostrano forti. Servono incontri, molta formazione e soprattutto serve tanta collaborazione. Non possiamo più fare finta che il problema non ci riguardi ed aspettare nuovi casi di cronaca. Quello che sta succedendo è davvero inaccettabile.