Nella Striscia di Gaza, i rischi per la sopravvivenza della popolazione civile aumentano giorno dopo giorno. L’esercito israeliano ha bombardato una scuola a Gaza City causando oltre cento i morti tra i civili, molti dei quali bambini. Un portavoce dell’esercito israeliano ha giustificato l’azione scrivendo su X che “Il complesso della scuola, e la moschea adiacente, serviva come una struttura militare attiva di Hamas e Jihad Islamica”. Una politica mediatica ormai chiara: anche nel discorso al Congresso USA, Netanyahu aveva parlato di poche decine di civili morti durante gli scontri dal 7 ottobre 2023. Un numero molto, troppo diverso da quello del Ministero della Salute palestinese e da fonti ufficiali dell’UNRWA che parla di oltre 40mila vittime civili accertate. Ma secondo alcuni studi pubblicati sul Lancet i morti sono molti di più.
A causare così tatni morti anche le tremende condizioni di salute. Pochi giorni fa, Philippe Lazzarini, capo dell’agenzia delle Nazioni Unite che assiste i rifugiati palestinesi, l’UNRWA, ha detto che “la gente di Gaza sta affrontando un altro pericolo: l’epatite A che si sta diffondendo anche tra i bambini”. Da ottobre 2023, i rifugi e le cliniche dell’UNRWA hanno segnalato circa 40mila nuovi casi rispetto ai soli 85 dello stesso periodo prima dello scoppio del conflitto. È quello che Lazzarini definisce “un aumento spaventoso”. “Il sistema di gestione dei rifiuti a Gaza è collassato. Mucchi di spazzatura si stanno accumulando nel caldo torrido dell’estate. Gli scarichi fognari si riversano sulle strade e spesso la gente fa la fila per ore solo per andare in bagno”, ha detto Lazzarini. Tutti fattori che, combinati, “creano una ricetta pericolosa per la diffusione delle malattie”.
Non solo l’epatite A. Gli operatori umanitari si stanno preparando anche a una possibile epidemia di poliomielite. Negli ultimi dieci mesi, la guerra ha praticamente distrutto il sistema di assistenza sanitaria a Gaza e interrotto i cicli di vaccinazione per i più giovani, lasciandoli esposti a una serie di malattie prevenibili tra cui la poliomielite. Se un bambino riceve l’intero ciclo di vaccini, il rischio di contrarre la poliomielite paralizzante è “trascurabile”, ha detto il portavoce dell’UNICEF, James Elder. Ma ora “lo sfollamento di massa, la decimazione delle infrastrutture sanitarie, l’ambiente operativo orrendamente insicuro, rendono molto, molto più difficile [le vaccinazioni], mettendo così a rischio sempre più bambini”. In questo momento, la copertura vaccinale è intorno all’89%.
Anche l’accesso all’acqua è limitato. Oggi, in tutta Gaza, la disponibilità media di acqua è tra i due e i nove litri a persona al giorno. Il minimo dovrebbe essere di 15 litri. Secondo Elder, “Siamo in quel ciclo mortale in cui i bambini sono molto malnutriti, c’è un caldo infernale, c’è mancanza d’acqua, c’è un’orrenda mancanza di servizi igienici”. E, come se non bastasse, “c’è un conflitto molto, molto attivo”. Nel suo ultimo aggiornamento, l’ufficio di coordinamento degli aiuti delle Nazioni Unite, OCHA, ha affermato che più di 200.000 persone a Gaza – il 9% della popolazione – sono state sfollate con la forza dagli israeliani. Le direttive emesse dalle autorità israeliane sabato e domenica hanno avuto un impatto su Rafah, Khan Younis e Deir Al-Balah “dove un totale di 56.000 persone si erano rifugiate”, ha detto l’OCHA. Una decisione che arriva “in un momento in cui l’acqua, i servizi igienico-sanitari e le condizioni igieniche vengono ulteriormente erose a Gaza, con malattie infettive in aumento”.
A questo si aggiunge che il sistema di gestione dei rifiuti solidi di Gaza è ormai collassato, come ha denunciato il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP). Non c’è accesso alle principali discariche e i rifiuti si stanno accumulando in più di 140 discariche temporanee, ha detto l’agenzia. Una situazione che pone di fronte a seri rischi ambientali e sanitari, tra cui un picco di malattie diarroiche e infezioni respiratorie acute.
Parlando ai giornalisti a Ginevra, il portavoce dell’OMS, Christian Lindmeier ha detto che un cessate il fuoco sarebbe “la migliore” soluzione, prima di chiedere almeno che le strade dell’enclave siano mantenute libere e che l’accesso sicuro per le forniture mediche e di altro tipo. “Altrimenti, i vaccini sarebbero fermi come molti altri camion sono oltre il confine, sia sul lato di Rafah che agli altri posti di blocco sia all’interno… o fuori Gaza”, ha detto.
Pochi giorni fa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che, sebbene siano in corso sforzi per far arrivare a Gaza i vaccini (ha annunciato che è in programma l’invio di un milione di vaccini antipolio nella Striscia di Gaza), questo non è sufficiente. Le autorità israeliane continuano a imporre restrizioni all’ingresso di alcune forniture umanitarie. “Questi fattori continuano a ostacolare in modo significativo l’ingresso degli aiuti a Gaza e la consegna di aiuti e servizi di base a centinaia di migliaia di persone in tutta la Striscia”, ha dichiarato l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA). A luglio, Israele ha consentito l’accesso solo a 67 delle 157 missioni di aiuto previste nel nord di Gaza. Gli accessi degli altri convogli “sono stati negati, ostacolati o cancellati per motivi di sicurezza, logistici o operativi”.
Il responsabile delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Turk, si è detto “scioccato e sconvolto” dai commenti del Ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, che aveva affermato che “nessuno al mondo ci permetterà di far morire di fame due milioni di persone, anche se potrebbe essere giustificato e morale per liberare gli ostaggi”. Per Smotrich, il permesso di far arrivare ai palestinesi gli aiuti umanitari sarebbe una scelta obbligata. “Non abbiamo scelta. Siamo in una situazione che richiede la legittimità internazionale per condurre questa guerra”, aveva osservato Smotrich. Una dichiarazione che l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha condannato “con la massima fermezza queste parole, che incitano all’odio contro civili innocenti”, come ha dichiarato il suo portavoce Jeremy Laurence in una conferenza stampa. Secondo il portavoce di Turk, “la morte per fame dei civili come metodo di guerra è un crimine di guerra”.