In molte città, la presenza di topi (o di ratti) non è una novità. Da molto tempo i maggiori centri urbani sono stati invasi da questi animali che, attratti da fonti di sostentamento facili (i rifiuti), col tempo, si sono evoluti ed adattati. La loro presenza è una costante in molte metropoli dei Paesi sottosviluppati o in via di sviluppo.
Diversa la situazione nei Paesi cosiddetti “sviluppati”. Per decenni, anzi per secoli, in queste città si sono compiuti grandi sforzi per contrastare questa invasione al fine di evitare le conseguenze e i rischi per la salute. Le malattie trasmesse dai roditori sono tantissime e molte sono molto pericolose. Il colera è una delle più comuni malattie trasmesse dai topi che vivono nelle grandi città (e dai topi di campagna che vivono in ambienti paludosi). La peste dovuta al batterio yersinia pestis può annidarsi nelle pulci dei roditori. Il tifo murino, provocato dal batterio rickettsia typhi che si trasmette sempre attraverso le pulci. E ancora l’angiostrongilosi, malattia che colpisce il sistema nervoso centrale e che può essere trasmessa da cibo contaminato da feci di roditori. E molte altre. Malattie pericolosissime che, in Italia, hanno portato i legislatori ad emanare una apposita legge, la 626 del 1994, con la quale si invitava la popolazione ad eseguire derattizzazioni negli ambienti a cosiddetto rischio biologico, specialmente se ci sono derrate alimentari che potrebbero essere facilmente contaminate dai roditori.
Tutto inutile. In molte città di Paesi “sviluppati” la presenza dei topi è sempre più preoccupante. Anche in luoghi di particolare “interesse”. In Italia, a Roma, in pieno centro storico, tra monumenti e palazzi del potere, i topi sono da decenni una realtà. In via Frosinone, a pochi metri da Villa Borghese dove il flusso di turisti dovrebbe prevedere un’azione di pulizia particolarmente attenta: “È così ogni giorno, sinceramente non ci faccio nemmeno più caso”, ha dichiarato un abitante della zona. Situazione analoga intorno a piazza Trento, a poca distanza da Corso Trieste, nel blasonato quartiere dei Parioli.
In molte città europee la situazione non è diversa. Oltre la Manica, a Londra, i topi che vivono nelle fogne hanno raggiunto dimensioni impressionanti (sono stati catturati esemplari lunghi oltre mezzo metro). Tanto grandi da non temere animali domestici come i gatti e i cani. E nemmeno l’uomo. Secondo Dean Burr, esperto di derattizzazioni, “questi sono i topi più grandi che io abbia mai visto, e non mi era mai capitato di catturarne così tanti”. La loro crescita abnorme potrebbe essere dovuta ad un mix di fattori come la presenza di enormi quantità di cibo nei rifiuti, ma anche alle mutate condizioni atmosferiche con inverni più miti (temperature meno fredde del solito hanno permesso ai roditori urbani di proliferare in modo incontrollato). Un cambiamento che gli zoologi avevano previsto: “Se sopravvivranno [all’inverno, N.d.R.] e continueranno a riprodursi, la popolazione di ratti giganti potrebbe crescere fino a 200 milioni di esemplari”.
Oltre oceano la situazione non è molto diversa. A New York, nel mitico Central Park [chi non ricorda il film A piedi nudi nel parco?] non solo non è difficile incontrare topi di grosse dimensioni: è difficile “non incontrarli”. Al punto che le autorità comunali hanno diffuso una mappa interattiva che mostra le zone maggiormente infestate dai ratti nella Grande Mela. Secondo questi dati, Manhattan non sarebbe solo il centro della finanza globale: le aree verdi, le fogne e i vicoli alle spalle dei grattacieli sarebbero infestate di roditori. La parte settentrionale di Manhattan (specialmente la porzione vicina all’Harlem River), insieme alla parte sud del Bronx, sarebbero le zone peggiori della città. Secondo alcuni studi a New York ci sarebbero 4 topi per abitante.
Anche in Canada la situazione appare poco felice: secondo uno studio di Orkin Canada, gli avvistamenti di ratti nel 2021 sarebbero aumentati considerevolmente (alcuni attribuiscono questo fenomeno alla chiusura di ristoranti e hotel che hanno costretto i roditori a cercare cibo nelle aree residenziali). Situazione analoga in Giappone dove alcuni hanno attribuito l’invasione di ratti dall’abbondanza di rifiuti lasciati per strada durante la pandemia.
In Europa, a Parigi sarebbe in atto una vera e propria invasione di ratti: sarebbero 1,75 per abitante. Se ne è parlato anche in Consiglio comunale. E anche qui i medici hanno lanciato l’allarme: l’Accademia Nazionale di Medicina ha messo in guardia i parigini dai rischi per la salute che potrebbe causare un aumento incontrollato della popolazione di roditori. “Di fronte all’ingenuità di queste dichiarazioni, che possono magari indurre in errore, è importante ricordare che i ratti rappresentano una minaccia per la salute umana, a causa delle numerose zoonosi trasmissibili via i loro exoparassiti, gli escrementi, i morsi o i graffi”, hanno detto i medici. Anche in questo caso si è cercato di risolvere il problema avvisando i cittadini. Il 17esimo arrondissement è uno dei quartieri più eleganti di Parigi ma anche uno di quelli più popolati dai topi. Per questo la Prefettura avrebbe approvato il ricorso ai volontari per “liberare” i giardini e i parchi dai topi e al tempo stesso segnalare, in tempo reale, la presenza di topi nel 17esimo arrondissement.
Situazione non molto diversa in Germania. Qui, nel 2010, fece notizia la presenza di topi addirittura vicino al Bundestag, sede del Parlamento tedesco e della Cancelleria. Secondo il tabloid Bild, i roditori si erano concentrati in un palazzo accanto al Reichstag, l’edificio che ospita il Bundestag. In questo caso il problema non sarebbe stato causato dal caldo ma dal freddo: i topi si sarebbero rifugiati nell’edificio riscaldato. Risolto (forse) il problema a Berlino, un’altra città tedesca ha fatto parlare di invasione di ratti: Hamelin, città famosa per la leggenda del pifferaio magico che incantò tutti i ratti della città, ponendo fine alla loro infestazione nel 1284. Ora il comune è di nuovo alle prese con una nuova infestazione di ratti. E non c’è nessuno che suonando il piffero riesce a portarli via.
In Slovenia, nel 2021, le autorità hanno registrato un’impennata di infezioni da hantavirus, un virus cosiddetto della “febbre del topo”. La classifica delle grandi città dei Paesi occidentali “sviluppati” infestate dai topi vede saldamente al comando New York seguita da altre tre città americane: Houston (Texas), New Orleans (Louisiana) e Atlanta (Georgia). Al quinto posto la prima città europea: Londra. Seguita al sesto e al settimo posto altre due città USA: Baltimora e Chicago. All’ottavo posto la seconda città europea: Parigi. E poi altre due metropoli a stelle e strisce: Boston e Detroit. E le metropoli italiane? Secondo dati relativi al 2016, le città italiane più popolate dai topi sarebbero Roma (con 6-10 milioni), Milano (con 3-5 milioni) e Napoli con circa 3,5 milioni di roditori.
Numeri che fanno pensare che, forse, sarebbe meglio smetterla di pensare ad abbattere orsi e lupi. E pensare proteggersi dall’invasione dei topi.