Nel corso del mese di dicembre del 2020, l’Unione Europea e la Cina annunciarono l’avvio del “Comprehensive Agreement on Investment” (CAI), un accordo bilaterale per gli investimenti che apre il mercato cinese alle imprese dei paesi membri dell’Unione Europea. Le negoziazioni per l’accordo iniziarono otto anni fa e nel corso degli anni innumerevoli sono state le problematiche da risolvere così come le concessioni da parte di Pechino.
In generale, l’accordo garantisce agli investitori europei l’accesso a diversi settori del mercato della Cina, come le telecomunicazioni, la finanza, l’energia e il mercato legato alle automobili elettriche e ibride. Per la Cina, i vantaggi sono soprattutto di carattere geopolitico oltre che commerciale.
In vista della prossima sessione plenaria del Parlamento europeo, il 13 gennaio 2021 una coalizione internazionale di 36 organizzazioni della società civile (OSC – ONG, Think Tank e sindacati) tra cui il Global Committee for the Rule of Law, con il protagonismo di Giulio Terzi, già Ministro degli Esteri, ha lanciato un Appello congiunto alle Istituzioni europee chiedendo l’inclusione di clausole esigibili sui diritti umani nell’Accordo complessivo sugli Investimenti Ue-Cina (CAI).
Nell’Appello le organizzazioni internazionali e il Global Committee per lo stato di diritto, frutto delle visioni di Marco Pannella, esprimono “grave preoccupazione” per l’omissione di clausole stringenti ed esigibili sui diritti umani dalla discussione sull’accordo e l’Accordo di principio raggiunto a fine dicembre.
Nell’appello le organizzazioni non governative e per la tutela dei diritti umani affermano che tale omissione “segnala che l’Unione europea spingerà per una più stretta cooperazione con la Cina indipendentemente dalla portata e dalla gravità delle violazioni dei diritti umani compiute dal Partito Comunista Cinese, anche quando Pechino è in aperta e diretta violazione dei Trattati internazionali e continua a rifiutare il suo consenso al monitoraggio internazionale sulla situazione dei diritti umani”.
L’Appello è stato indirizzato alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen; al Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel; al Commissario per il Commercio, Valdis Dombrovskis; all’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di Sicurezza, Josep Borrell; al Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli e ai Membri del Parlamento europeo. Anche se l’accordo non prevede una disposizione contro il lavoro forzato, dimostrando ulteriormente la reticenza cinese alla tutela dei diritti umani, la firma del CAI non esclude automaticamente che, in futuro, l’Europa possa introdurre nuove sanzioni verso Pechino per le violazioni contro gli uiguri e le altre minoranze denunciate in questi anni.
Tocca anche alla comunità imprenditoriale e alle organizzazioni di tutela delle piccole e medie imprese della nostra Penisola e del continente europeo far comprendere che le libertà economiche sussistono ove ci sono certezze giuridiche e libertà civili. Il monito è sempre lo stesso: fare attenzione al colosso cinese per le sue visioni geopolitiche e contrastare l’autoritarismo che calpesta la dignità e le libertà riconosciute universalmente dalla Carta delle Nazioni Unite.