A chi non è mai capitato di trovarsi sotto le scarpe una gomma da masticare gettata per terra? Una sensazione fastidiosa. Nessuno, però, ha mai pensato che un chewing-gum avrebbe ricoperto un ruolo scientifico primario.
In passato, in diversi scavi archeologici, sono stati trovati pezzi di resina con una forma che ricordava specularmente i denti umani. Pezzi di una sostanza collosa ottenuta riscaldando la resina di un albero (comunemente utilizzata per fissare l’impugnatura agli utensili) e masticandola. Gli uomini primitivi conoscevano e utilizzavano la resina per diversi scopi. Nessun ricercatore, però, aveva pensato che potevano essere stati utilizzati per “masticare”. Solo recentemente gli studiosi hanno scoperto che questa resina non solo veniva masticata per ammorbidirla prima dell’uso, ma che i resti diventavano una sorta di chewing-gum primordiali.
“Sono reperti noti da diverso tempo, ma che fino ad ora non erano mai stati presi in considerazione” ha ammesso Natalija Kashuba, del dipartimento di Archeologia e storia antica dell’università di Uppsala. A permettere di utilizzare la resina masticata per ricavarne informazioni è stato un nuovo strumento per estrarre dati genomici. Dati come il DNA di chi utilizzava questa gomma: lavorando su un reperto risalente a 10.000 anni fa trovato nel sito di Huseby Klev, in Svezia, i ricercatori hanno ricavato alcuni genomi umani completi.
Anche in un altro sito, in Danimarca, a Syltholm, sull’isola di Lolland, gli archeologi hanno trovato i resti di una gomma da masticare risalenti a 5.700 anni fa. Analizzando questo pezzo di resina masticata, i ricercatori sono riusciti a ricavare il genoma completo di una donna e perfino a identificare alcuni dei microbi che vivevano nel suo corpo. I risultati emersi dall’analisi sono sorprendenti. Ad esempio, si è scoperto che la donna era intollerante al lattosio e soffriva di parodontite. “È la prima volta che riusciamo a ottenere il genoma umano completo partendo da qualcosa di diverso rispetto a un osso umano. E questo già di per sé è degno di nota”, ha dichiarato Hannes Schroeder, professore associato di genomica evolutiva dell’università di Copenhagen e co-autore dello studio. “La cosa più esaltante di tutto questo materiale è che siamo riusciti anche a ottenere il DNA del microbiota”.
Un risultato importante per comprendere il comportamento e lo stato di salute (dalla vulnerabilità alle infezioni alle malattie del cuore e probabilmente anche sul comportamento) di chi ha usato quel chewing-gum. Ad esempio, questo pezzo di resina masticata potrebbe fornire le prove del cambiamento delle abitudini da cacciatori-raccoglitori a agricoltori avvenuto in Danimarca proprio in questo periodo.
L’intolleranza al lattosio confermerebbe che non si trattava di un membro di una popolazione stanziale dedita all’agricoltura e all’utilizzo di animali domestici: è proprio dopo il passaggio a queste abitudini che l’organismo umano si è abituato al lattosio. Dal DNA è possibile ricavare dati importanti anche sulla provenienza delle popolazioni che vivevano in quel periodo nel Nord Europa.
Dalla resina ai ricercatori sono riusciti a dedurre anche alcune malattie di cui soffriva la persona che la masticava e le sue abitudini alimentari. Si è capito anche di cosa si nutriva: principalmente di anatre e nocciole (secondo Steven LeBlanc, ex direttore delle collezioni al museo di archeologia ed etnologia Peabody di Harvard, le analisi confermerebbero anche il consumo di insetti). “È assolutamente fantastico quanto si sia evoluto velocemente questo campo” ha dichiarato LeBlanc. “È scioccante pensare a quello che eravamo in grado di fare prima, confrontandolo con quello che siamo in grado di fare adesso”.
Una considerazione che porta ad una riflessione non da poco: la necessità di conservare con la massima cautela e attenzione tutti i reperti archeologici. Anche quelli apparentemente insignificanti, ma che potrebbero contenere informazioni importanti che le tecnologie e gli strumenti del futuro potrebbero rilevare. Secondo LeBlanc, le persone incaricate di custodire il “chewing-gum dell’età della pietra” sarebbero rimaste sorprese dalle scoperte emerse analizzandolo. “Sicuramente ci sono stati un sacco di ministri di governi che dicevano: ‘Perché sprecate soldi e spazio per questi stupidi pezzetti neri?”. “Ecco perché i musei si prendono cura di queste cose: perché non sappiamo cosa farci. Per ora”.
Le nuove scoperte hanno scatenato la corsa all’analisi di vecchi reperti. Ma hanno dato spazio anche a molte polemiche. Laura Weyrich, paleo microbiologa della Pennsylvania State University, ha detto che queste ricerche potrebbero aprire un nuovo capitolo nello studio dell’evoluzione dell’uomo preistorico e del suo microbioma. Al tempo stesso, però, ha affermato che è difficile trarre conclusioni generali sulla dieta dell’uomo preistorico basandosi solo su un pezzetto di resina gomma da masticare.
Un modo come un altro per riportare le gomme da masticare, e in particolare quelle masticate, nella giusta posizione. Sperando che non finiscano sotto una scarpa.