A poche settimane dal probabile nuovo Lockdown italiano è bene chiedersi quali possano essere le cause per un ritorno alla soluzione più estrema e rigorosa per combattere una pandemia ancora in corso e che miete migliaia di contagi e centinaia di decessi in tutto il globo.
In Italia i contagi, solo ieri, contano 7.332 positivi mentre sono stati effettuati 152.196 tamponi e i deceduti sono saliti a 43 (fonte: La Repubblica). L’Italia è sempre più stretta in una morsa virale da nord a sud con la Campania dove i contagi e le vittime subiscono un rialzo previsto ma che desta seria preoccupazione.
Virologi suggeriscono un lockdown per il periodo delle feste di dicembre e con l’aumentare dei ricoverati in terapia intensiva si teme una mancanza di strutture adeguate nel caso i pazienti dovessero aumentare rapidamente.
La riapertura delle discoteche e locali di ristorazione concesso dalle regioni e la mancata osservanza delle regole base di indossare le mascherine al chiuso evitando assembramenti, riscuote oggi un conto salato che apre il fronte verso restrizioni oramai ben note.
Sembrano trascorsi mesi e mesi dal primo lockdown ma la popolazione e l’economia avevano e hanno necessità di ossigeno per evitare scompensi psicologici derivati da una quarantena opprimente e da una crisi occupazionale che avrebbe schiacciato ancora di più l’imprenditoria piccola e media in un paese già enormemente svantaggiato da un regime fiscale tra i più alti d’Europa.
Il primo confinamento in Italia iniziato a febbraio è stato percepito ed accettato dagli italiani come misura restrittiva e urgente da adottare quale metodo efficace per un rapido e sperato rallentamento dei contagi che fioccavano numerosissimi specie al nord e che non lasciavano spazio a possibili alternative.
A pochi giorni dai primi contagi in Cina quando ancora si parlava di epidemia, nessuno si sarebbe immaginato che il primo paese europeo ad essere contagiato fosse proprio L’Italia.
Il nostro governo si è trovato improvvisamente da un giorno all’altro a dover fronteggiare una tragedia del tutto inattesa dove ha scelto opportunamente di affidarsi a relatori scientifici come linea guida per seguire un percorso adeguato a monitorare il virus nella sua espansione e per rifornire tutto il comparto medico e ospedaliero per una assistenza rivelatasi da subito complessa e dal numero dei pazienti altissimo.
Ogni sera puntualmente il canale televisivo “di Stato” si collegava in diretta nella sede della Protezione Civile per la lettura dei numeri dei contagi e vittime. Un “consapevole strazio sommesso” a cui assistevamo con il viso chinato in una sorta di disagio doloroso dove restare nella propria casa rappresentava la migliore soluzione, l’unica in quel momento, per evitare il contagio di un nemico invisibile e fatale.
Chi non ricorda le città silenziose e i mezzi delle forze dell’ordine che giravano per le strade desolate con megafoni che esortavano e invitavano la popolazione a restare a casa al sicuro. Quei mezzi e quegli echi che arrivavano alle case erano il segno rappresentativo, il simbolo della gravità di un evento storico ancora in corso che segnerà un’altra pagina di storia dell’umanità.
Una prima quarantena imposta dal Governo da fine febbraio a maggio 2020 ha risparmiato innumerevoli contagi ma si è rivelata una vera e propria stangata per l’economia di questo paese che con circa 92mila contagi e 36mila deceduti, ad oggi, torna a preoccupare nonostante l’avvio di una nuova fase in cui la misura restrittiva imposta dai dpcm governativi non obbligavano più di restare a casa ma di riaprire le attività commerciali.
Si è tornati quindi ad una vita normale ma sempre con l’uso della mascherina medica evitando assembramenti e mantenendo le distanze di sicurezza tra le persone? Non proprio.
Il possibile ritorno ad un secondo e possibile lockdown previsto per dicembre sembra necessario non solo per il numero di contagi in netto rialzo ma per quel senso di percezione del pericolo che sembra affievolirsi per un largo numero di italiani come se la fase più pericolosa sia scongiurata e alle spalle.
Sembra infatti che questa possibile soluzione derivi dalla consapevolezza che gli italiani saranno incapaci di evitare assembramenti proprio durante le feste natalizie e poco disposti a rinunciare alla festa di capodanno che decreterà la fine di un anno fin troppo nefasto.
Con il subentrare della fase 2 di maggio è possibile tuttavia che si sia lasciato spazio e sfogo ad improbabili punti di vista negazionisti contrari sia all’uso delle mascherine che addirittura all’esistenza stessa della pandemia e il nascere di risibili movimenti “no mask” abbiano messo a nudo quanto si debba ancora lottare contro un’assurda imbecillità umana che non prevede purtroppo possibili antidoti efficaci.
L’esigenza di un vaccino resta ovviamente la strada più seguita per venirne a capo e case farmaceutiche, centri di ricerca medica e scientifica in tutto il mondo già da tempo rincorrono questa meta in una penosa lotta di supremazia commerciale con risultati pregevoli.
Voci di corridoio, tra smentite e pseudo “scoop”, affermano che sia programmata per dicembre una prima somministrazione di un possibile antidoto di cui non sono ancora noti specifici dettagli.
Pur con errori di comunicazione e tempi di attuazione promessi non sempre mantenuti, questo governo si è trovato a fronteggiare una tragedia del tutto imprevista ma ha assunto un comportamento serio e istituzionale nel cercare di risolvere una situazione dove serviva compostezza e organizzazione reperendo difatti fondi a prestito parziale e garante presso l’UE (il MES ancora in discussione) e per tutelare il paese da pericolose derive sovraniste cosi come sta accadendo negli Stati Uniti, in Ungheria, Brasile, Regno Unito, Francia e Spagna e in altri stati dapprima negazionisti che con una politica arrogante, presuntuosa si sono rivelati riluttanti nell’adottare urgenti misure restrittive come i totali lockdown causandone solo un numero spaventoso di contagi e decessi inarrestabili.