Il 21 maggio sarà un grande onore e un privilegio per me essere relatore ad Agrigento del convegno organizzato dalla Zona Akragantina del MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) in occasione del Centenario dello Scautismo Agrigentino, presso il Gran Hotel Mosè ad Agrigento. Il tema dell’incontro sarà: “Educare alla legalità: dai valori della Costituzione, alla comunicazione e condivisione del rispetto per l’altro. La missione dello scoutismo”.
Relatore anche il mio amico e collega dell’Università di Messina, prof. Stefano Agosta, Ordinario di Diritto Costituzionale, e il Dott. Massimiliano Costa, Presidente Nazionale del MASCI. Presente l’Arcivescovo di Agrigento, Mons. Alessandro Damiano. Ringrazio per questa opportunità Vincenzo Baldacchino, dirigente del Movimento, che ha voluto fortemente che io ci fossi.
Oggi, il Masci è conosciuto e diffuso in tutta Italia e ha una struttura organizzativa ben precisa.
Le singole comunità operano nell’ambito dell’educazione costante degli adulti e abbracciano diverse attività che sono strettamente legate al volontariato, alla protezione civile, allo scautismo giovanile, ad attività di impegno sociale sia locali che di sostegno a progetti nei paesi in difficoltà.
Una realtà come quella del Masci diventa fondamentale come ruolo di comunità educante. Il livello di incomunicabilità si sta alzando ed è necessario fare qualcosa soprattutto perché per una cultura digitale corretta non dobbiamo lasciare soli i giovani.
Le logiche dei social manipolano, riscrivono e condividono ed è fondamentale abbandonare la dimensione dell’inconsapevolezza mascherata da incapacità tecnologica per dare vita ad una nuova dimensione sociale.
Cosi come indicato da agendadigitale.it la Media Education può intervenire con efficacia per contrastare quattro pericolose tendenze generali – l’autismo digitale, l’obesità tecnologica, l’ethos della quantità, lo smarrimento dei limiti – e si chiede se non sia forse giunto il momento, dopo le ambigue interpretazioni del Novecento, di cominciare a distinguere il progresso sociale dal progresso tecnologico.
Partiamo dall’oggi, la pandemia e il distanziamento sociale. In questi ultimi due anni siamo stati tutti catapultati, volenti o nolenti, in un universo che vive e si alimenta di tecnologia.
Già alcuni anni fa, Jenkins, uno dei sociologici che più hanno studiato il rapporto tra nuove generazioni e tecnologie sosteneva, con grande anticipo, quanto fosse indispensabile affrontare alcuni problemi per entrare in una prospettiva incentrata sui processi tesi a realizzare una cultura partecipativa come risultato della governance positiva degli ambienti digitali.
Jenkins individua tre problemi che devono essere risolti come risposta a quello che definisce l’errore più macroscopico che si fa nei confronti dei giovani, ossia il lasciar fare, ritenendo che per il solo fatto di essere nati in epoca digitale abbiano gli strumenti d’interpretazione per affrontare questi nuovi ambienti: il participation gap, le diseguaglianze stanno aumentando così quelle di accesso alla tecnologia; il problema della trasparenza, in modo che i ragazzi siano in grado di riflettere su ciò che apprendono dalla tecnologia; la sfida etica, per consentire ai ragazzi di sviluppare e acquisire norme etiche per fare fronte al nuovo ambiente sociale.
L’aspetto dell’etica è quello più delicato e pieno di implicazioni. La disintermediazione ci ha illuso di poter agire senza regole, convinti di essere al centro, dotati di potere. Le regole sono invece un pilastro fondamentale, perché consentono di attuare un processo di interiorizzazione che porta anche all’evoluzione delle regole stesse.
Noi adulti e soprattutto le associazioni che guidano i giovani hanno un ruolo fondamentale per educare ad un corretto utilizzo delle nuove tecnologie. Nuove definizioni emergono ogni giorno per catalogare fenomeni, comportamenti, devianze che stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nel modo di utilizzare le reti social. La costruzione delle relazioni è stata sopraffatta dalla ricerca ossessiva di connessione e questo ci allontana dalla vita reale. Basti pensare al Metaverso, un mondo parallelo tra il reale e il virtuale che ci isola assolutamente da quella che è la nostra esistenza.
Oggi i classici modelli di educazione sono superati e l’associazionismo si pone come uno degli attori più importanti per la formazione delle nuove generazioni. Non basta parlare, ma serve agire per creare un’alleanza educativa che includa tutti i settori della società come: la famiglia, la scuola, le parrocchie, le associazioni, le politiche sociali e il mondo dell’informazione. Ognuno deve riuscire ad affermare il proprio ruolo di guida, dove la formazione di tutti e ciascuno diventa essenziale. Ormai lo ripeto da anni, e negli ultimi mesi il mio appello è diventato ancora più costante, dobbiamo educare ai sentimenti e dobbiamo far capire ai ragazzi quanto sia importante il rispetto per se stessi, per gli altri e per la vita. Io sono un ottimista e sono certo che si può fare qualcosa e la presenza delle associazioni nei diversi territori è un segnale molto forte. Il Masci da sempre è impegnato in questo percorso fatto di amore e sostegno per quanti hanno bisogno e questo infonde sicurezza e speranza in un’ era ricca di fragilità.