Parlare d’amore in tv. Non è mai stato semplice ed oggi più che mai è complesso.
Recentemente ho rilasciato un’intervista sul tema: “Amore e social network: quali sono le nuove dinamiche?”
La trasmissione a cui ho partecipato, su invito del Direttore di Futura Production Giacomo Cagnes, si chiama “Futura REstate con noi” ed è condotta dalla giornalista Martina Pisasale su TVA Tv Normanna (canale 79 del digitale terrestre) trasmessa anche sui canali social della testata giornalistica.
Ho cercato di spiegare come è cambiato l’approccio tra uomo e donna e come sono cambiate le dichiarazioni.
Oggi, una dichiarazione d’amore avviene tramite emoticon e messaggi molto brevi. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, poiché la comunicazione è affidata alle emoticons, alle emoji e alle gif. Questi “pittogrammi del ventunesimo secolo” appaiono più come una semplificazione, una riduzione dei codici linguistici, e ogni emoticon raffigura uno stato emotivo, emozionale o sentimentale. Diversi studi testimoniano la diminuzione delle parole, perché questo nuovo modo di comunicare porta alla semplificazione dei termini.
D’altronde, in quella che il sociologo Bauman ha definito “società liquida” siamo abituati a consumare, a eliminare e a sostituire le persone in modo molto semplice. Quando il partner non corrisponde più alle nostre esigenze viene rimpiazzato con un altro.
In questo ultimi due anni ho analizzato, dal punto di vista sociologico, come si sono evoluti i rapporti durante la pandemia. Molti i divorzi e i fidanzamenti in crisi. Storie difficili e travagliate, specchio di una società che sta diventando sempre meno preparata incapace di gestire la conoscenza di base
È cambiato il nostro modo di essere e di comportarci. Abbiamo iniziato ad avere paura di baciarci e di abbracciarci e ancora adesso avvertiamo il timore di avvicinarci agli altri.
L’isolamento forzato ci ha costretti a stare a casa e, per mantenere i contatti col mondo, abbiamo trascorso tantissimo tempo online. Tutti cerchiamo di piacere a quanti ci seguono sui nostri social del cuore.
La nostra società è cambiata cosi come è cambiato il sistema educativo ed ogni fascia d’età dimostra di avere delle differenze. Una trasformazione tra la generazione che avrebbe dovuto educare ai sentimenti e le nuove generazioni che stanno vivendo un’epoca che punta al Metaverso.
Una dimensione in cui è difficile percepire la realtà dalla finzione. Questo avviene perché si tende ad instaurare un approccio virtuale piuttosto che un approccio reale. Si tratta di consumismo emozionale in cui è necessario fare tutto quello che serve per vendere e far aumentare il bottino di società informatiche. Le piattaforme cattureranno sempre di più le nostre emozioni e sempre di più i nostri dati e noi ci sentiremo gratificati e a quel punto avremo la possibilità di sentirci vivi all’interno delle nostre stanze.
I nostri ragazzi abitano quotidianamente all’interno di un ambiente digitale che non può minimamente essere paragonato alla vita vera.
Basti pensare che quando andiamo al mare vediamo tanti bambini che si agitano davanti allo smartphone, anziché giocare sulla sabbia, per realizzare un video da postare su Tik Tok.
Quando creiamo i nostri contenuti da caricare sui social vogliamo che siano accattivanti per guadagnare consensi e ottenere tanti “like” su Facebook e tanti “cuoricini” su Instagram. Non ci preoccupiamo di essere noi stessi.
Un processo che spinge a riflettere ancora una volta sui rischi della “vetrinizzazione”, dove l’immagine di sé diventa oggetto – altro da sé. Tutto questo è frutto dell’epoca che stiamo vivendo. Le nostre esistenze si snodano su un palcoscenico, attraverso un processo di spettacolarizzazione che ha investito: gli affetti, la sessualità e il corpo.
Allo stesso tempo generiamo profili falsi che ci permettono di fare tutto quello che non riusciamo a fare con il nostro profilo, poiché appare il nostro nome e il nostro volto.
Insito nel DNA stesso di un falso profilo, è l’interiorizzazione di una visione distorta del principio di tutela della propria privacy. I profili fake nascono con l’intento di scoprire qualcosa degli altri. Ho parlato con diverse ragazze, che frequentano la scuola superiore, e mi hanno detto che possiedono 3 o 4 profili e li utilizzano per spiare il comportamento del proprio fidanzato.
L’idea di un’identità finta fa parte di un nuovo pensiero quello che sulla rete possiamo fare tutto quello che vogliamo e scrivere ogni nostro pensiero, attaccando anche chi sta dall’altra parte dello schermo.
Inutile negarlo, questo fenomeno ha accresciuto il numero delle devianze: challenge pericolosissime, cyber bullismo, sexting, body shaming e ha favorito le attività degli hater.
In queste ultime settimane si sta discutendo tantissimo sui pericoli legati alla nuova app NGL. Un’applicazione nata per tentare di mettere in pratica l’anonimato. NGL è l’acronimo di “non dirò bugie” (in inglese). Molto facile da utilizzare: basta scaricarla e creare il link da incollare nella nostra storia o nel nostro profilo Instagram. In poco tempo l’app ha ottenuto 7,5 milioni di download globali, secondo il report di APPtopia, diventando l’app più scaricata del mese di giugno dell’App Store negli Stati Uniti.
Tante sono le app che hanno cercato di percorrere la strada dell’anonimato: Ask.fm, Curious Cat, Yik Yak, Yolo e LMK. All’interno della dimensione anonima non mancano gli episodi di istigazione al suicidio e questo non è accettabile.
L’opacità dell’anonimato serve a colpire anche il partner e a perseguitarlo, soprattutto quando non si accetta di essere stati lasciati. Non solo, nelle relazioni d’amore l’anonimato si traduce con una sola parola: fragilità. Una fragilità che dimostrano di avere i giovani e anche gli adulti.
Serve educare le nuove generazioni ai sentimenti e alle consapevolezze. Spiegare ai bambini più piccoli cosa vuol dire amare e cosa significa la parola amore con la A maiuscola. Gli adolescenti devono capire qual è la differenza tra atto sessuale e atto d’amore e questo è un compito degli adulti che purtroppo stanno consegnando ai giovani questa società liquida.
Basti pensare ai preadolescenti che guardano e postano musica di neomelodica, dove il tema principale è l’amore violento o la conquista di una ragazza attraverso la violenza. Esempi terribili che ci fanno cogliere l’importanza della formazione per non andare incontro a problemi gravi che possono degenerare.
Ci vuole una presa di coscienza da parte dei genitori che devono sapere quali siti visitano i loro figli sulla rete. Esiste il parental control e quante sono le famiglie che lo sanno? Poche, davvero poche.
In una società in cui sono cresciuti gli individualismi e i cattivismi non si può non proteggere i bambini.
Insomma, una crisi valoriale che dimostra quanto sia difficile guardarsi negli occhi definiti, da molte tradizioni, come lo specchio dell’anima. Guardare negli occhi una persona è un atto di responsabilità, poiché devi capire e scrutare cosa si nasconde dietro il suo sguardo e cosa vuole trasmetterti. Non abbiamo tempo per guardarci negli occhi e non ci soffermiamo a comprendere i bisogni dell’altro o meglio non ci interessano. Il nostro “io” viene prima di tutto e tutti.
Definire l’amore non è semplice, ma bisogna ritrovare: il valore, l’autenticità e la forza di questo sentimento troppo importante ed essenziale.