In tutto il mondo, il 16 Ottobre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Un tema importante, pieno di mille sfaccettature. Di molte delle quali, però, sembra non importare niente a nessuno.
La Giornata Mondiale dell’Alimentazione venne introdotta nel 1979 allo scopo di promuovere azioni affinché tutti potessero avere accesso a diete “sane” e “sostenibili”. Oggi la stragrande maggioranza della popolazione mondiale non mangia né in modo “sano” né in modo “sostenibile”. Anzi molti non mangiano affatto: muoiono letteralmente di fame.
Nei paesi a basso e medio reddito, il 38% della popolazione non ha accesso all’acqua pulita e il numero di persone colpite dalla fame cresce anno dopo anno senza nessuno che sia riuscito a fare qualcosa di concreto: oggi sono almeno 821 milioni le donne, gli uomini e i bambini ad essere colpiti dalla fame. Secondo la FAO, oltre 2 miliardi di persone non hanno regolarmente accesso a cibo salubre, nutriente e sufficiente. Una situazione che rischia di peggiorare a causa dell’avanzata del Covid-19.
E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente: a dirlo il World Food Programme, insignito del premio Nobel per la Pace 2020: solo nel 2020, a causa del coronavirus, il numero di bambini nel mondo a soffrire di malnutrizione acuta potrebbe aumentare di dieci milioni di individui.
Sull’altra faccia della medaglia ci sono gli sprechi di cibo. In tutto il pianeta, si stima che circa il 30% delle risorse alimentari prodotte vada a finire nella spazzatura pur essendo perfettamente commestibili. Sprechi che riguardano tutta la catena alimentare dalla produzione alla trasformazione, dalla commercializzazione al consumo al dettaglio.
Una situazione inaccettabile in un mondo in mondo dove oltre una persona su dieci rischia di morire (letteralmente) di fame. Ma questi sprechi hanno anche un altro effetto negativo non meno grave e del quale non si parla mai: la produzione intensiva mette a rischio la sostenibilità delle risorse del pianeta con ricadute in molti settori come quello geopolitico e quello sociale.
Esemplare il fenomeno del landgrabbing: grandi multinazionali cacciano le popolazioni locali e si appropriano, “afferrano”, grandi aree estremamente produttive, per sfruttarle con coltivazioni intensive che causano danni immensi all’ambiente e all’ecosistema. E quando questi terreni non sono più produttivi, li abbandonano per spostarsi altrove. Incuranti dei danni causati.
Molti di questi prodotti finiscono nelle dispense e sulle tavole dei cittadini dei paesi sviluppati, che fingono di non sapere come viene prodotto il cibo che mangiano. O chi lo produce: in molti di questi paesi lo sfruttamento minorile è diffuso e nessuno finora è riuscito ad eliminarlo.
Numerosi studi hanno dimostrato che la crisi economica dilagante in molti paesi del mondo (anche in quelli apparentemente ricchi) ha anche altri effetti: fa sì che la popolazione dedichi sempre meno attenzione alla qualità del cibo che mangia. Ciò, a lungo andare, ha effetti devastanti sulla salute.
Non sorprende se i casi di persone in sovrappeso e di obesi stanno aumentando esponenzialmente (dimostrando che l’origine dell’obesità non è tanto genetica quanto piuttosto epigenetica). L’impatto della malnutrizione, in un senso o nell’altro (sottoalimentazione, e sovrappeso e obesità) è spaventoso: sia in termini di malattie causate e di riduzione dell’aspettativa di vita che dal punto di vista economico (le stime parlano di danni per circa 3.500 miliardi di dollari l’anno). Ma nessuno, neanche il 16 ottobre, ne parla.
Così come nessuno parla di biodiversità. Spenti i riflettori sull’EXPO 2015 che si è svolto in Italia e ormai caduto sul fondo del dimenticatoio il tema comune (così come i miliardi spesi per realizzare opere inutili), nessuno parla più di biodiversità. Eppure anche su questo argomento ci sarebbe molto da dire: oggi, solo nove specie vegetali rappresentano il 66% della produzione agricola totale, nonostante esistano almeno 30.000 specie di piante commestibili. E molte si stanno estinguendo, privando il pianeta di una risorsa insostituibile.
Dal 1979, in tutto il mondo, ogni anno, il 16 Ottobre di celebra la giornata mondiale dell’alimentazione. Ogni anno, viene messo in risalto un tema sul quale vengono focalizzate le attività: dibattiti, convegni, incontri, discussioni più o meno accese. Poi il giorno dopo, spenti i riflettori, sembra che non sia successo niente. E si torna a fingere di non sapere che il numero di uomini, donne e bambini, che soffrono e muoiono di fame continua ad aumentare.
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