Negli ultimi giorni è scoppiato un caso abbastanza anomalo nel 2021, ma si tratta di un episodio che ha diviso l’opinione pubblica e soprattutto il mondo della scuola.
L’insegnante di Scienze Motorie ha vietato alle sue studentesse di fare lezione vestite con il top sportivo per non attirare l’attenzione, fischi e ammiccamenti da parte dei compagni maschi. I fatti sono avvenuti al liceo artistico statale Marco Polo di Venezia.
Un divieto subito violato da alcune di loro che hanno postato su Instagram le foto con addosso il top.
Il collettivo studentesco ha protestato e la rappresentante del Collettivo Polo-Las, Nina Mingardi, ha dichiarato al quotidiano La Nuova di Venezia e Mestre: “Un’insegnante di educazione fisica ha redarguito alcune studentesse che si erano presentate in palestra indossando un top sportivo intimando loro di indossare una maglietta, sostenendo che quell’abbigliamento non fosse adatto a un contesto scolastico. Alle ragazze che non avevano una t-shirt, la prof ha fatto fare lezione con la felpa. Ha anche aggiunto che, se l’episodio si dovesse ripetere, non esiterà a mettere una nota sul libretto alle studentesse disobbedienti. Il motivo? Quell’abbigliamento avrebbe potuto distrarre i compagni di classe maschi“.
Oltretutto il Collettivo Polo-Las combatte la sua battaglia, affinché l’educazione sessuale faccia parte delle materie di studio.
Le ragazze del Collettivo hanno espresso qual è il loro pensiero, riguardo al comportamento dell’insegnante: “Non accetteremo di doverci coprire per paura che qualcuno possa guardarci, toccarci o fischiarci. Non vogliamo essere educati alla paura, ma al rispetto. E, per insegnare il rispetto, mostrare le nostre forme è esattamente quello che intendiamo fare: andare in top a scuola, in palestra e in qualsiasi posto vogliamo. E, se le ragazze saranno punite per questo, come collettivo siamo pronti a rispondere“.
La professoressa si è difesa e ha replicato che si trattava di decoro.
Insomma, le ragazze vorrebbero studiare l’educazione sessuale e vorrebbero cercare di ragionare sul rispetto dell’altro evitando, di fatto, le privazioni sugli abiti da indossare o meno.
Un dibattito che sembra surreale nel 2021 e ci allontana da quelli che sono i bisogni attuali della nostra società.
Per quale motivo bisogna discutere se è giusto o sbagliato fare ginnastica col top? Stiamo parlando di una palestra e di un luogo chiuso, sicuramente frequentato da studenti e studentesse, ma a scuola è necessario occuparsi della didattica e preoccuparsi di altre emergenze ben più importanti su cui lavorare e riflettere. Invece, la professoressa ha preteso che queste ragazze, che indossavano il top e non avevano una t-shirt, facessero attività fisica con la felpa, perché altrimenti avrebbe fatto loro una nota.
Le studentesse si sono dette disposte, la prossima volta, a prendere la nota perché non possono permettere che qualcuno decida cosa sia il decoro o cosa non lo sia.
Gli utenti sui social si sono divisi tra quello che era giusto fare e quello che non era giusto fare e come sempre non si è persa l’occasione per polemizzare.
Traspare da questa storia una società che non riesce a trovare un equilibrio in quelle regole che fino ad oggi ci hanno permesso di poter convivere e di non stabilire muri tra adulti e più giovani.
Io stesso, ormai da anni, sto indagando come i nuovi modelli relazionali stanno contribuendo in modo significativo a definire i contorni della società. L’identità di genere, la sessualità e l’uso del corpo sono parte integrante di questo percorso e in particolare proprio corpo e sessualità. Infatti, mi sono occupato di due fenomeni che stanno prendendo il sopravvento ossia: il revenge porn e il sexting.
Questi fenomeni coinvolgono maggiormente le donne e possono sfociare in eventi drammatici. Quasi quotidianamente i media ci riportano casi di donne che prima sono state molestate e poi uccise.
Il femminicidio è un argomento di cui ho tanto parlato e che resta, purtroppo, di stringente attualità. Nonostante tutto quello che è stato fatto, in termini legislativi, nonostante le iniziative di prevenzione, non si riesce a fermare questa ondata di omicidi. Si parla quasi di una donna uccisa ogni giorno nel nostro paese.
Non possiamo permettere che la società proceda in questa direzione, dove i soprusi continuano ad essere perpetrati nell’indifferenza e nel silenzio. Siamo abituati a contare le vittime a farle diventare dei numeri e non ci occupiamo di quella che è la loro storia, di quella che è la loro vita, di quello che lasciano, di quello che perdono, di quello che potevano anche soltanto sognare.
Il dato che in questo momento è veramente preoccupante, secondo me, è la mancanza di dialogo, di ascolto, di comprensione e di rispetto verso l’altro. Rispettare una donna non può dipendere da un top o da una gonna più corta e non è vero che la violenza fisica o verbale viene provocata dalla donna o dai suoi vestiti. Non può passare questo messaggio assurdo.
Certamente, quello che va spiegato ai giovani è il senso del rispetto per gli altri. La scuola è un luogo, dove si impara qualcosa e dove serve essere educati e rispettosi delle regole. A volte le regole sembrano sbagliate, ma vanno osservate e seguite. Questo è il modo per poter convivere civilmente.
Penso che sia necessaria la formazione a scuola per i ragazzi e per i docenti, puntando all’educazione ai sentimenti e al rispetto del proprio corpo e di quello degli altri. Dobbiamo aiutare, grandi e piccoli, a rispolverare quei valori che sembrano perduti come ad esempio la diversità, qualunque essa sia, e il rispetto per il prossimo.
Per una buona alleanza educativa serve tanta partecipazione e tanta collaborazione. Tutti dobbiamo essere convinti che è una battaglia da fare, perché gli stereotipi o i tabù diventano una trappola per tutti con conseguenze terribili.