
Chariot Race (1876). Olio su tela (Istituto Arte di Chicago)
Chi ha studiato storia certamente ricorderà il motto attribuito a Governale (Satire X, 81) che diceva che per controllare il popolo bastava utilizzare “panem et circenses” (il cibo indispensabile e la distrazione con spettacoli nell’arena). Sono passati due millenni, ma il sistema non è cambiato.
Più di recente, a parlarne è stato Noam Chomsky, probabilmente il più grande filosofo e teorico della comunicazione dell’ultimo secolo. Chomsky ha racchiuso in un decalogo le regole base e le strategie utilizzate per la manipolazione delle masse da chiunque voglia controllarle. A cominciare dai cosiddetti “leader” politici. Alla base del controllo sociale c’è la strategia della distrazione: deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e non permettere alla gente di concentrarsi sui problemi reali e sulle decisioni prese dai vertici politici ed economici. Per farlo si usa la “tecnica del diluvio”: inondare la gente di continue distrazioni e informazioni insignificanti. Gli USA di Trump sono pieni di problemi gravissimi, ma il tycoon della Casa Bianca fa di tutto per “inondare” i media (anche quelli europei) di informazioni inutili. Invece di parlare dei problemi interni del proprio paese mostra (in tutto il pianeta) un video/commercial in cui promuove la Tesla o lo spot fatto dall’intelligenza artificiale sulla “Las Vegas nella Striscia di Gaza”. Situazione non molto diversa in Europa: sono molti i paesi UE che devono fare i conti con crisi economiche preoccupanti (lo confermano i dati della BCE). Anche il Regno Unito non è messo bene: si sta ancora leccando le ferite della Brexit. Ma di questo gli inquilini di Downing Street preferiscono non parlare. E anche i leader dell’UE non ne parlano. Preferiscono inondare la gente su come spendere 800 miliardi di euro in armi e armamenti per la “difesa” dell’Ucraina. Soldi che le casse dell’UE non hanno. E che non si sa dove trovare. Ma questo conta poco. L’importante è distrarre la gente. Senza dire che, l’Ucraina, è bene ricordarlo a chi – “inondato” dai media – lo avesse dimenticato, non è un paese UE e non fa parte della NATO e che vendere o cedere armi ad un paese terzo è al di fuori delle leggi di quasi tutti i paesi europei.

[Noam Chomsky (Keytone)]
Il punto, secondo Chomsky, è che per avere il controllo sociale, è necessario “creare i problemi”. E, poi, offrire le soluzioni. Di nuovo esemplare il caso della guerra in Ucraina: se i paesi occidentali non avessero pressato sui confini orientali (violando gli accordi presi negli anni ottanta, al termine della Guerra Fredda) e non avessero causato la reazione della Russia, tutto questo forse non sarebbe necessario. Lo stesso dicasi per molte altre guerre o azioni di “difesa”. Chomsky le definirebbe “soluzioni” ad eventi (cause o problemi) a dir poco strani. Come l’impennata delle violenze di Israele nella Striscia di Gaza dopo gli eventi del 7 ottobre 2023: anche i più ingenui non possono non pensare che è strano che l’intelligence forse più sviluppata del pianeta non avesse avuto sentori di cosa sarebbe accaduto (lo stesso governo israeliano ha dovuto ammetterlo, ma solo dopo due anni di genocidio, come è stata definita l’azione di Israele dalle Nazioni Unite). Eppure, per tutto questo tempo, i leader occidentali hanno continuato a negare l’evidenza e a giustificare le stragi e la violazione di accordi di diritto internazionale umanitario. Il metodo “problema – reazione – soluzione” spesso viene utilizzato proprio per causare una certa reazione da parte del pubblico, per rendere in qualche modo accettabili (anche grazie all’azione dei media) quello che si desidera far accettare. Anche le missioni degli USA in Medio Oriente e alcune leggi approvate dal Congresso non sarebbero state possibili senza l’attentato alle Torri Gemelle del 2001. Leggi come l’Homeland Security Act del 2002 o il USA Patriot Act, approvati sebbene in violazioni dei diritti umani o altre leggi vigenti, non sarebbero stati mai approvati se non ci fosse stato l’attentato alle Torri Gemelle.
Altro caposaldo della gestione delle masse è la strategia della gradualità: per far accettare una misura altrimenti inaccettabile, basta applicarla piano piano, gradualmente. É quella che alcuni chiamano scherzosamente (ma non tanto) la “regola della rana bollita”: se si mette una rana nell’acqua bollente, questa, scottandosi, salterà via; ma se la si mette a bollire nell’acqua fredda, quando si accorgerà che l’acqua è troppo calda, sarà tardi per poter scappare. Se qualcuno avesse detto ai cittadini dei paesi europei quali sarebbero state le conseguenze della creazione dell’UE, forse non se ne sarebbe fatto niente. Margareth Tatcher, carismatica premier britannica, disse chiaramente, e in più occasioni, che era un rischio e che avrebbe causato decenni di problemi. La storia le ha dato ragione e ha dimostrato che molti dei politici che, da sempre (alcuni ancora oggi in attività), avevano caldeggiato la creazione dell’Unione Europea avevano torto. Ma ormai è troppo tardi (forse) per tornare indietro. Esemplare anche quanto è avvenuto durante l’ultima pandemia: è stato consentito alle case farmaceutiche di vendere vaccini senza avere effettuato i dovuti test a causa della “necessità” legata all’ “emergenza”. In realtà c’erano già state le prove generali di questo modo di fare: qualche anno prima per contrastare il virus ebola n Sierra Leone. Ora per le case farmaceutiche è molto più facile far accettare “regole” fino a qualche anno fa inaccettabili. Per far accettare una decisione impopolare, basta presentarla come “dolorosa, ma necessaria”.
Importante anche il modo adottato per rivolgersi alla gente. Quale che sia la sua decisione, un leader (o aspirante tale) deve rivolgersi al proprio target utilizzando argomenti e toni semplici. Come se parlasse ad un bambino. Deve considerare chi ascolta “una creatura di pochi anni” o un “deficiente mentale”. Questo sfrutta la suggestionabilità di chi ascolta e rende la risposta o la reazione priva di senso critico. Ancora una volta, gli esempi non mancano. Si pensi alle decisioni sul ricorso al nucleare in Italia. Gli USA hanno detto di non essere disposti a difendere i paesi europei in caso di guerra (violando così gli accordi NATO). Ma allora perché l’Italia che ha sottoscritto i trattati dell’ONU contro le armi nucleari dovrebbe ospitare decine e decine di testate nucleari made in USA? Ma il nucleare è esemplare non solo da questo punto di vista. Anni fa, il popolo venne chiamato a rispondere a due referendum sulla produzione di energia nucleare in Italia. Uno di questi venne indetto nel 1987, poco dopo il disastro di Chernobyl del 1986.
Ora come allora chi vuole influenzare il pubblico cerca di sfruttare l’emozione per evitare o generare un’analisi razionale e il senso critico della gente. Di nuovo esemplare il caso della produzione di energia nucleare: incurante dell’esito dei due referendum, il governo italiano ha avviato il ritorno alla produzione di energia nucleare. Lo ha fatto senza tenere conto della volontà popolare, senza spiegare che anche solo trovare i siti dove realizzare le centrali nucleari richiederà tempi biblici e che costruire queste centrali comporterà costi enormi che renderanno il bilancio energetico in rosso per decenni. Ci si è limitati a giustificare questa decisione arbitraria parlando della necessità di ridurre la dipendenza dal petrolio e di limitare, anzi di azzerare, le emissioni di CO2. Alla gente ingenua non è stato detto nulla dei problemi legati alla gestione delle centrali, durante ma soprattutto al termine della vita utile. Un problema che sta mettendo in crisi la Francia. Così come non è stato detto molto dei rischi connessi con il nucleare o delle le procedure di emergenza in caso di eventi critici. Ad esempio, il piano per le emergenze nucleari appena approvato prevede la disponibilità delle pastiglie allo iodio entro “due ore” dal verificarsi di un evento. Nessuno si è preso la briga di spiegare dove le regioni devono trovare i fondi per dotarsene o dei piani per distribuirle alla popolazione.
Per gestire le masse è fondamentale mantenerle nell’ignoranza e nella mediocrità. E stando ai dati OCSE sembra che molti governi ci stiano riuscendo. I risultati della Rilevazione OCSE PISA 2022 sui livelli di competenza in Lettura, Matematica e Scienze condotti su circa 700mila studenti in 81 paesi diversi hanno fornito dati interessanti (la prossima verifica è prevista per il 18 marzo 2025). La performance dell’Italia è in parte confrontabile con la media dei paesi che hanno partecipato, ma abissalmente inferiore rispetto ad altri paesi. In matematica, gli studenti italiani hanno ottenuto un punteggio di poco sotto la media (471 su 472) ma molto al di sotto di paesi come Singapore o Macao ben al di sopra dei 550 punti. Lo stesso in letteratura: qui l’Italia è poco sopra la media complessiva, ma ancora una volta lontana dai vertici della classifica. Molto peggiore, invece, la posizione per scienze: l’Italia non è solo ben al di sotto della media dei paesi OCSE, ma anche abissalmente lontana dai vertici dei paesi esaminati. Come diceva Chomsky, la qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori. Ma se nelle scuole la situazione è grave, per gli adulti è ancora peggiore. Un altro rapporto OCSE conferma che che, in Italia, 3 persone su 4 hanno difficoltà nel comprendere e fare proprio un concetto dopo averlo letto. Quello che alcuni hanno definito “analfabetismo esistenziale” (molti addirittura non usano e non sanno leggere un testo scritto in corsivo). Per Chomsky, la gente non deve solo essere mediocre: deve essere felice di esserlo. La gente deve essere contenta della propria mediocrità. Per chi governa, è essenziale far credere alle persone che sono loro i responsabili delle proprie disgrazie, a causa della propria mancanza di intelligenza o degli sforzi insufficienti. In questo modo si crea uno stato depressivo che porta all’inibizione della reazione e impedisce alla gente di ribellarsi contro il sistema.
Naturalmente per ottenere tutto questo i leader devono conoscere bene la gente. E in questo, chi governa è maestro: negli ultimi 50 anni, si è assistito ad un aumento impressionante degli strumenti di controllo delle masse. Si pensi alla quantità di inni, cerimonie – viene in mente la famosa “ampolla” piena d’acqua prelevata dalla sorgente del Po – e procedure adottate per il controllo delle masse. La prova? Lo scorso anno, centinaia di milioni di cittadini europei sono andati a votare per eleggere i propri rappresentanti al Parlamento europeo. Pochi di loro però conoscono fino in fondo come funziona la macchina dell’UE: non tutti sanno che a prendere le decisioni più importanti nell’UE non sono persone elette ma soggetti “nominati”. In compenso, la maggior parte degli europei conoscono alla perfezione il calendario dei principali eventi sportivi o i “si dice” e i pettegolezzi riguardanti la starletta di turno.
Avevano ragione Governale e Chomsky. Ma questo, la maggior parte delle persone non lo saprà mai.