Ormai, sempre più spesso, ci troviamo a riflettere su un tema che non dovrebbe mai perdere la sua rilevanza: la violenza sulle donne. In scuole e comunità, partecipiamo a incontri e conferenze con l’obiettivo di sensibilizzare e aprire gli occhi su una piaga che segna in maniera indelebile la nostra società. Come uomo, non posso fare a meno di provare vergogna di fronte alla crudeltà che troppo spesso si esercita gratuitamente verso le donne. Un atto di violenza che, in molti casi, culmina in un femminicidio. Le donne uccise non sono solo numeri, non sono semplici vittime statistiche, ma esseri umani che avevano sogni, desideri e il diritto di vivere serenamente, senza paura.
Il sexting, il revenge porn, il cyberbullismo e l’odio che travolgono le donne sui social non fanno altro che accentuare una dinamica di controllo, dominanza e disumanizzazione che deve essere fermata. In Inghilterra è già avvenuto il primo stupro virtuale di gruppo, subito da una giovane inglese. Il suo avatar è stato aggredito da altri avatar. Gli ambienti virtuali sono coinvolgenti e interessanti, ma devono essere presidiati e controllati costantemente.
Questi crimini non solo violano la privacy e la dignità, ma perpetuano una cultura che ancora oggi fatica a riconoscere la parità e il rispetto che ogni persona, indipendentemente dal proprio genere, merita. La disconnessione tra la percezione maschile e quella femminile della realtà sociale, come evidenziato da Enzo Risso, nel suo articolo pubblicato su Il Domani, è un aspetto fondamentale da considerare, perché ci mette di fronte a una verità sconfortante: mentre gli uomini credono che la parità sia ormai raggiunta, le donne vivono quotidianamente disuguaglianze e violenze difficili da sopportare.
Risso riporta i dati del monitoraggio dell’osservatorio FragilItalia del centro studi Legacoop e Ipsos. Emerge che “per il 47 per cento delle donne, la qualità della vita è ancora insufficiente, cosi come per il 51 per cento è inadeguata la possibilità per le donne di sentirsi libere di esprimere sé stesse. Ancor peggio il livello di sicurezza nella vita quotidiana: per il 63 per cento delle donne, è del tutto insufficiente”.
Inoltre, la percentuale più eclatante riguarda la disparità tra la percezione maschile e femminile dell’attuale situazione sociale. “Per il 64 per cento degli uomini è ormai più che sufficiente il diritto delle donne di porre fine a una relazione senza temere conseguenze; per il 65 per cento dei maschi i ‘no’ delle donne sono rispettati, e, per il 75 per cento degli uomini, le donne oggi non hanno alcuna limitazione al diritto di esprimere liberamente sé stesse. La dicotomia percettiva si mantiene anche quando si tratta di pari opportunità nel mondo del lavoro. In questo ambito gli uomini danno ormai praticamente raggiunta la parità. L’88 per cento degli uomini ritiene adeguate le possibilità per le donne di entrare in un posto di lavoro, mentre il 50 per cento dell’universo femminile giudica ancora negativamente tale possibilità. L’82 per cento degli uomini giudica pienamente sufficiente la possibilità per le donne di fare carriera: una valutazione che si ribalta completamente nell’universo femminile, con il 52 per cento che giudica ancora insufficiente e impari la situazione”.
I problemi emergono anche dal punto di vista della parità salariale. Pochi i fronti in cui si registrano saldi positivi come ad esempio l’accesso all’istruzione universitaria.
Risso sottolinea che il quadro complessivo della ricerca mostra non solo ampie disparità tra uomini e donne nella nostra società, ma anche l’accrescersi delle forme di resistenza e incoscienza sul tema da parte maschile.
Il quadro descritto dall’analisi di Risso è una fotografia di una società che ancora non è pronta ad affrontare seriamente il tema della parità di genere. L’illusione di una parità raggiunta, alimentata dalla visione distorta che molti uomini hanno delle realtà vissute dalle donne, non corrisponde alla realtà.
Sebbene ci siano alcuni segnali di progresso, come l’accesso all’istruzione, le disuguaglianze restano evidenti, in particolare nel mondo del lavoro, nella sicurezza personale e nella libertà di espressione. La resistenza maschile alle problematiche femminili non è solo un segno di ignoranza, ma di un’inconsapevolezza pericolosa che rischia di rallentare ogni tentativo di cambiamento. Tuttavia, la speranza non è perduta. La soluzione sta nell’educazione, nella continua sensibilizzazione e nell’impegno collettivo per creare un ambiente più giusto e rispettoso per tutti.
È fondamentale che uomini e donne, insieme, costruiscano una società che riconosca la dignità di ogni persona, promuovendo una cultura di rispetto, equità e solidarietà. Solo attraverso un impegno concreto e costante potremo sperare in un futuro in cui le donne non siano più vittime, ma libere di essere sé stesse senza paura, senza limitazioni e senza violenza.
La giornalista Adriana Masotti ha scritto un articolo, pubblicato su Vatican News, in cui ha riportato parole di Papa Francesco, pronunciate al termine dell’Angelus il 10 marzo 2024: “Vorrei rivolgere un pensiero ed esprimere la mia vicinanza a tutte le donne, specialmente a quelle la cui dignità non viene rispettata. C’è ancora tanto lavoro che ciascuno di noi deve fare perché sia riconosciuta concretamente la pari dignità delle donne. Il richiamo è ad agire concretamente perché le donne siano rispettate e, in particolare, sia favorito l’esercizio della loro maternità. Sono le istituzioni, sociali e politiche, che hanno il dovere fondamentale di proteggere e promuovere la dignità di ogni essere umano, offrendo alle donne, portatrici di vita, le condizioni necessarie per poter accogliere il dono della vita e assicurare ai figli un’esistenza degna”.
È urgente un cambiamento profondo, una vera e propria rivoluzione culturale che riconosca nell’amore l’unico vero vincitore. Le donne, infatti, sono portatrici di vita e con il loro impegno quotidiano contribuiscono a rendere il mondo un posto migliore. Offrono protezione, sacrificio e sono in grado di donarsi con determinazione e forza. Noi uomini abbiamo il dovere di compiere azioni concrete e di mettere in pratica comportamenti che testimoniano il nostro rispetto e sostegno per le donne.