Quante vittime dobbiamo contare ancora per una challenge? Ma che cos’è una challenge? Si tratta di una sfida sui social network. Nasce dal desiderio di farsi amare, di guadagnare like e di farsi apprezzare dagli altri. Una costruzione quotidiana del proprio io iperfluido che, come se fosse esposto in vetrina, guadagna cuoricini e consensi su Instagram. Tanti sono i giovani disposti a compiere qualsiasi gesto per ottenere l’approvazione dei propri follower. In questi anni ho analizzato diverse challenge e alcune hanno mostrato aspetti davvero pericolosi.
La Blackout challenge – “gioco dello svenimento”, choking game, black hole, flatline game, gasp game – che consiste nel provocarsi uno svenimento privandosi dell’ossigeno per qualche minuto con le braccia, o con corde e sciarpe, da soli o attraverso l’aiuto di qualcuno. Poi l’esperienza verrebbe registrata, o fotografata, e condivisa online.
La Bird Box challenge che prende il nome dall’omonimo film, targato Netflix. In migliaia hanno postato video girati in casa come in strada in cui compiono qualsiasi tipo di azione, normalissima, ma con gli occhi bendati. Un fenomeno che ha provocato gesti spesso gravissimi al punto che è intervenuta la stessa Netflix su Twitter per fermarlo.
La Planking challenge. Il termine “planking” significa innanzitutto fare panca, un nome composto da “plank” e il suffisso ing. In passato, a quanto pare, è stato considerato un gioco nel quale bisognava farsi fotografare o fotografarsi a pancia in giù, con le braccia lungo i fianchi, distesi o sdraiati su un appoggio, meglio se strano e particolare, e nel postare sui social la propria immagine. Nel 2021 questa sfida ha assunto contorni assolutamente diversi. Giovanissimi e giovani rincorrono le auto in corsa per tentare di sedersi sul cofano. Altri si distendono sull’asfalto e provano ad evitare le macchine in arrivo, specialmente sulle strade a scorrimento veloce. I compagni filmano la scena e postano tutto sui social.
Una delle ultime challenge è la cosiddetta “Cicatrice francese”, un gioco autolesionista nato in Francia e arrivato anche in Italia. Le conseguenze di questa assurda challenge risultano essere alquanto gravi per la pelle. A parlarne è stato anche il portale Today.it che riporta l’alert della Polizia Postale: “La sfida consiste nel procurarsi uno o più ematomi sullo zigomo stringendo con forza la cute tra le dita, sino a lasciare un segno livido evidente. L’intento è quello di assumere un aspetto più rude e temerario, mostrando i segni di una fittizia colluttazione”. Una competizione sconsiderata che ha lo scopo di deturpare il volto.
Un’altra tendenza del momento, prende il nome di “Sex Roulette”. Lo scopo dei giovanissimi, che prendono parte alla sfida, è quello di fare sesso senza protezioni e contraccettivi, e vedere se sono in grado di evitare una gravidanza. Nessuno dei partecipanti ha intenzione di tenere il bambino e se dovesse succedere, il “problema” si risolve attraverso l’aborto. I partner possono cambiare e sono quasi sempre sconosciuti con il volto coperto. La Procura di Brescia, dipartimento dei soggetti deboli, sta conducendo le indagini su diversi episodi e ha competenza distrettuale anche sulle province di Bergamo, Cremona e Mantova. Potrei citare tante altre challenge e secondo i dati Iss circa 243mila studenti, di età tra gli 11 e 17 anni, ha partecipato almeno ad una sfida online. Uno studio epidemiologico nell’ambito del progetto dipendenze comportamentali nella generazione Z, realizzato dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) con il supporto del Dipartimento delle Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, mette in evidenza i dati sulle challenge.
L’Iss ha intervistato nell’autunno del 2022 più di 8.700 studenti tra gli 11 e i 17 anni, 3.600 circa delle scuole secondarie di primo grado e 5.100 circa delle secondarie di secondo grado, coprendo l’intero territorio nazionale. Gli studenti sono stati scelti in modo da avere un campione indicativo della popolazione. Secondo l’Iss, le social challenge interessano i maschi e le fasce d’età più giovani. Ponendo l’attenzione sulla fascia di età 11-13 e 14-17 anni si nota, di fatto, che è un fenomeno più diffuso tra i più piccoli: tra gli studenti 11-13 anni la prevalenza è 7,6% (129.310 giovanissimi) e tra gli studenti 14-17 anni è 5% (pari a 113.849).
Il report, realizzato con Explora Ricerca e Analisi Statistica, ha sottolineato le caratteristiche dei giovani più a rischio (una personalità fragile, la dimensione relazionale, il contesto familiare, scolastico e sociale e anche la qualità del sonno). Non mancano i comportamenti scorretti sulla rete come: il doxing, il sexting e il morphing. Il caso degli ultimi giorni ha commosso l’Italia intera. Una tragedia che ha colpito la città di Roma, dopo scontro violento tra un SUV e una Smart. L’incidente ha causato la morte di un bimbo di cinque anni. La vittima stava viaggiando con la madre e la sorellina di tre anni lungo via Archelao di Mileto, nella zona tra Acilia e Casal Palocco. Il SUV coinvolto nell’incidente era un Lamborghini preso a noleggio solo due giorni prima. A bordo del veicolo c’erano cinque persone e a guidare era un ventenne. Secondo le prime ricostruzioni, sembra che le persone a bordo del SUV siano state distratte dai loro telefoni per registrare video caricare sul loro canale di YouTube. La challenge “50 ore in Lamborghini”, così si chiama, ha interrotto la vita di bambino. I giovani youtuber, TheBordeline questo il nome del gruppo, si sono filmati dentro l’auto per portare a termine la loro nuova impresa. La folle competizione prevede che si rimanga sempre a bordo della macchina, compresa la notte, evitando di scendere e di speronare le altre autovetture.
I ragazzi si descrivono nel proprio canale social con queste parole: “Non siamo ricchi ma ci piace spendere per farvi divertire a voi! Tutto quello che facciamo si basa su di voi, più supporto ci date più contenuti costosi e divertenti porteremo, tra sfide, challenge e scherzi di ogni tipo cercheremo di strapparvi una risata in ogni momento:). La nostra fonte di ispirazione è il grande MrBeast che in America ha costruito un impero attraverso questo tipo di video”. Il loro canale vanta 600 mila iscritti e solo nel 2022 hanno raggiunto un guadagno pari a 191mila euro con un utile di 46mila. Da quando è accaduto questo assurdo evento, hanno perso 5 milioni di view ma sono aumentati i follower. Quasi impossibile credere che questa vicenda abbia generato una curiosità morbosa e per fortuna c’è anche chi chiede la chiusura di ogni loro canale, per evitare che abbiano visibilità o generino fenomeni di emulazione.
Purtroppo, il viaggio in auto di questi giovani si è concluso nel peggiore dei modi. Oggi la reazione è durissima, ma quando si spegneranno le luci nessuno si ricorderà di questo bimbo che è morto ingiustamente. In tanti hanno invocato una legge per regolare i social network, ma nessuna legge può regolare il buon senso. Soltanto, il buon senso e una corretta educazione possono invertire la tendenza e le cattive abitudini di molti giovani. Una legge non avrebbe salvato una vita umana che voleva continuare a crescere, ad andare a scuola, a giocare a pallone e a fare tutto quello che un bimbo, un ragazzo e poi un uomo vuole fare. Una vita spezzata, perché bisognava fare un video per piacere agli altri. Questo non è accettabile e non possiamo continuare a parlarne nei talk show, nelle trasmissioni televisive, nelle interviste e nei convegni se poi la storia si ripete e non ci sono le giuste soluzioni.
Erich Fromm, psicologo, psicoanalista, filosofo ed accademico tedesco, ha scritto “perché la società dovrebbe sentirsi responsabile soltanto dell’educazione dei bambini, e non dell’educazione degli adulti di ogni età?”. Educhiamo gli adulti e aiutiamoli a comprendere i nuovi codici e i nuovi linguaggi dei preadolescenti e degli adolescenti, perché quello che stiamo facendo non è ancora abbastanza. Troviamo la strada per intraprendere un percorso che punti alla riscoperta dei valori e dei sentimenti.