Si è recentemente svolta la presentazione del volume di Mimmo Nunnari “Destino Mediterraneo. Solo il mare nostro ci salverà”, edito dalla Rubbettino e vincitore del Premio Costa Smeralda 2019, sezione Saggistica. Hanno partecipato ai lavori, svoltisi anche in modalità online, Marta Petrusewicz dell’Università della Calabria e Maurizio Barracco co-fondatore della Fondazione Napoli Novantanove. L’occasione è stata importante per porre al centro dell’attenzione le dinamiche storiche, sociali, economiche e le prospettive geopolitiche del Mediterraneo con un quesito comune a tutti i relatori: affrontare uniti le differenze del bacino comune. Durante i lavori, il Mediterraneo è stato definito un “enigma meraviglioso“.
Mare di viaggi avventurosi, teatro delle più grandi battaglie navali della storia e di conflitti religiosi insanabili, dimora comune di ebrei, cristiani e musulmani, culla di Omero. Mare interno, lo chiamavano i Greci e i Romani. È un pezzo di mondo dove tutto è accaduto e tutto accade: nascita del pensiero greco e della cultura araba, mescolanze di civiltà, popoli e tradizioni.
Lo scrittore Mimmo Nunnari racconta il Grande Mare delle tre religioni monoteiste, degli scambi, dei commerci, delle bellezze, del paesaggio e della natura, dei misteri, delle leggende, delle scorrerie piratesche e delle migrazioni bibliche.
Analizzare il Mediterraneo vuol dire anche riflettere con forza sull’Italia, che nel Mediterraneo è interamente immersa, col suo Sud, avanguardia occidentale verso il Medio Oriente e l’Africa del Nord, oltre che ponte di collegamento dell’Europa.
Nonostante tutte le contraddizioni, i ritardi sulla modernità, le incessanti correnti migratorie e i focolai di guerra, il nostro mare, hanno ribadito i relatori, è il posto giusto per riscoprire la cultura d’origine dell’Occidente e lo spirito europeo: “Il Mediterraneo non è solo una nozione geografica, ma un vecchio nome, che si porta dietro la storia di tre continenti e di tre insiemi di civiltà. Un patrimonio culturale che, in un futuro che si presenta pieno di incognite, nel mondo che naviga senza bussola, smarrito, impaurito, e rinchiuso nei suoi falsi valori ingannatori, rappresenta l’eredità che ci può salvare“.
Nell’ottica dei relatori e dell’autore deve tornare al centro dell’attenzione la visione comune di una classe politica che agisca pensando al Mediterraneo e lo stesso deve accadere in ambito universitario e formativo. Durante le conclusioni del suo intervento, lo scrittore Mimmo Nunnari ha ricordato: “Abbiamo la necessità di creare e scrutare un mondo pieno di differenze da valorizzare come unità e come armonia. I rumori del Mediterraneo dipendendo dalla consapevolezza di non aver trovato ancora un’armonia comune, come accade con la musica“.
L’armonia viene identificata nella gestione politica e nella formazione al Mediterraneo. La sfida è valorizzare l’insieme di culture differenti che caratterizzano il Mediterraneo armonizzando ed equilibrando lo sviluppo economico regionale. Senza una ripresa economica comune non è possibile immaginare un futuro di crescita economica e di sviluppo che produca sinergie e cooperazione. Il Mediterraneo oggi è scrutato come una regione problematica, terra di migrazioni di massa e di movimentazioni tra continenti.
La forza del Mediterraneo risiede nell’analizzare le differenze per trovare un percorso comune, visionando il passato e studiandone le metamorfosi sociali, politiche ed economiche. La formazione per i giovani del Mediterraneo diventa l’elemento centrale per le future azioni politiche che mettono il benessere comune al centro. Ricordiamo a tale riguardo una visione che negli scorsi anni è nata proprio in Calabria con l’avvio di un Master di II Livello, ideato da Franz Martinelli e Massimiliano Ferrara, presso l’Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria, dal titolo Politiche di Pace e Cooperazione allo Sviluppo nell’Area del Mediterraneo.
Il Master aveva l’obiettivo di formare figure professionali esperte nei settori dell’economia dello sviluppo, della diplomazia internazionale, dell’economia eco-solidale, della cooperazione internazionale e delle sostenibilità industriali in ambito mediterraneo. La consapevolezza che tutti i popoli abbiano le medesime possibilità di riconoscere ed investire sulle proprie potenzialità crea le basi per un approccio moderno allo sviluppo in funzione della collaborazione, della compartecipazione delle risorse e dell’educazione alla costruzione di uno stato di generale equità e democrazia. Il corso si avvaleva di politici e diplomatici tra gli Stati chiamati a far parte dell’Unione per il Mediterraneo (UPM).
Tale progetto formativo ha avuto una nuova e successiva linfa a Roma con il master dal titolo “Il Mediterraneo e il Medio Oriente oggi: problemi e prospettive”, ideato e diretto da Franz Martinelli e Giampaolo Malgeri, che ha visto tra i docenti ambasciatori, personalità della diplomazia e delle organizzazioni non governative, analisti di Think Tank, professori universitari ed esperti di diritti umani. La nascita dei Paesi arabi, l’attualità del Mediterraneo, la geopolitica dei conflitti del Caucaso e del mondo arabo, fondamenti e sviluppo dell’Islam nell’area mediterranea, il cristianesimo e l’islamismo nel Medio Oriente e in Africa settentrionale sono gli argomenti che vengono analizzati attraverso il corso che nel 2018 e nel 2019 si è svolto presso la Lumsa Università.
L’idea è nata dalla considerazione che l’area del Mediterraneo appare sempre più decisiva per l’interesse nazionale e le trasformazioni che attraversano oggi quest’ampio spazio geo-politico e geo-economico richiedono una formazione nuova e interdisciplinare. Un accordo tra “Gi & Me Association” e Lumsa per lanciare un corso di perfezionamento e partendo dall’idea nata in Calabria. Formare esperti nelle relazioni economiche, giuridiche, politiche e culturali tra i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente continua ad essere una proposta sempre più decisiva per l’interesse nazionale, dal punto di vista dello sviluppo economico, della sicurezza, dell’approvvigionamento energetico e del controllo dei flussi migratori.
Una formazione nuova e interdisciplinare deve fornire gli strumenti storico-culturali di base e le competenze tecniche necessarie per corrispondere alle esigenze di un mercato, di una forma di civiltà, di un sistema di relazioni internazionali in rapido cambiamento. La formazione e la cultura al Mediterraneo sembrano divenire aspetti fondamentali e strategici per comprendere quella memoria emotiva che può generare il cambiamento epocale e politico del sud dell’Europa, ponendo al centro dell’attenzione diplomatica, sociale ed economica la centralità del Mediterraneo quale bacino di opportunità, crescita sostenibile e futuro green dello stesso continente europeo e del Nord Africa.