Dopo la maggioranza ottenuta alla Camera a Palazzo Chigi con 321 voti a favore, 259 contrari e 27 astenuti il governo conferma anche la sua maggioranza al Senato ma con un totale di 156 voti favorevoli su 140 contrari e 16 astenuti. Una fragile maggioranza che consente al governo di proseguire il suo cammino in un percorso complesso per cui il premier Conte si è dato dieci giorni per riassettare la sua squadra di governo.
La lunga giornata di Palazzo Madama al Senato ha visto votare a favore dell’esecutivo le componenti di maggioranza PD, M5s, Leu, Gruppo Autonomie e il Maie dei tre senatori a vita Liliana Segre, Elena Cattaneo e Mario Monti.
La giornata è iniziata con un minuto di raccoglimento in memoria della scomparsa di una delle figure storiche più importanti del Partito Comunista siciliano, il 96 enne Emanuele Macaluso.
Come era prevedibile alcuni “colpi di scena” hanno caratterizzato l’esito del voto: due esponenti di Forza Italia, Maria Rosaria Rossi e Andrea Causin, hanno votato Si nonostante tutta la compagine avesse più volte affermato e garantito la propria compattezza sul No. A tale scelta è seguita l’immediata espulsione da parte di Antonio Tajani.
Riccardo Nencini di Italia Viva, convinto nell’apertura del premier Conte alle forze socialiste e liberali, ha votato Si. Al contrario tre esponenti del M5s Marinella Pacifico, Mario Michele Giarrusso e Tiziana Drag non hanno votato a favore.
In Aula l’intervento del premier ha rivendicato a Italia Viva la responsabilità della rottura in un momento complesso.
Nel lungo discorso Conte ha affermando senza giri di parole:
“difficile governare con chi mina equilibri”
“…avete scelto la strada dell’aggressione e degli attacchi mediatici e questo ritengo non sia la scelta migliore nell’interesse del Paese…”
Riguardo al Recovery Plan, motivo principale della rottura di Italia Viva con il resto della maggioranza:
“Non avete mai trovato le porte chiuse; A un certo punto avete scelto non una strada di leale collaborazione, ma quella dell’aggressione e degli attacchi mediatici. Una vostra scelta la rispettiamo ma permetteteci di dire che forse non è la scelta migliore nell’interesse del Paese, questa situazione non significa avere a cuore l’investire nel futuro…”
Il premier ha infine aggiunto:
“stiamo già lavorando sul patto di fine legislatura. Subito dopo l’eventuale fiducia valuteremo un tema di cui stavamo già discutendo: come rafforzare la squadra di governo; certo, c’è un problema di numeri della maggioranza e se questi numeri non ci sono questo governo va a casa, non va avanti”.
La presidente del Senato Elisabetta Casellati ha tenuto l’Italia con il fiato sospeso per diversi interminabili minuti prima dell’annuncio ufficiale del risultato delle votazioni: l’ultimo voto a favore del governo lo aveva espresso l’ex grillino Nencini mentre Lelio Ciampolillo, penultimo votante anch’egli ex grillino assente alla prima e seconda chiama, ha chiesto di esprimere il proprio voto quando le votazioni erano appena giunte al termine.
La presidente del Senato, tenendo conto dell’importanza di ogni singolo voto, ha interrotto la lettura ufficiale dell’esito della votazione rimandando ai questori il compito di verifica e accertamento della correzione delle ultime fasi della votazione. I questori hanno così proceduto alla visione dei video per appurare che la richiesta di Ciampolillo fosse giunta prima della dichiarazione ufficiale di fine votazioni e infine hanno deciso di far votare i due ex grillini.