Pochi giorni fa, la Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione per ben 24 stati membri (anche per l’Italia) denunciando l’ennesima violazione di una regola comunitaria. Dopo discussioni durate oltre 2 anni, nel 2018 i vari paesi avevano accettato di adeguare i sistemi di telecomunicazioni allo European Electronic Communications Code, EECC, il Codice europeo per le telecomunicazioni. E si erano dati due anni come scadenza per farlo. Alla fine ad adeguarsi sono stati solo Grecia, Ungheria e Finlandia. Solo loro hanno dimostrato di aver recepito il nuovo codice europeo sulle telecomunicazioni. Per questo, il 21 Dicembre 2020, alla Commissione non è rimasto altro che mettere in mora ben 24 paesi su 27 dell’Unione.
Se è già grave che 24 paesi su 27 non hanno rispettato una regola che loro stessi si erano dati, ancora più grave è che questo non è un caso isolato. È solo uno dei molti casi di violazioni e messe in mora: lo scorso anno, la Commissione Europea ha presentato un rapporto dal quale si evince che, solo nel 2019, i casi di infrazione sono stati quasi ottocento (797). Per la maggior parte in tema di ambiente (175), ma molti sono legati alla gestione del mercato interno, all’industria, a violazione di regolamenti sull’imprenditorialità e sulle PMI (147) e alla mobilità e trasporti (83). A queste violazioni si aggiungono quelle degli anni precedenti: alla fine del 2019, le procedure d’infrazione aperte erano ben 1564. Procedure alle quali si devono aggiungere quelle avviate dalla Commissione Europea di propria iniziativa: ben 397. Solo nel 2019.
Per l’Italia, le infrazioni secondo la Commissione Europea attive sono 86: ben 68 per violazione del Diritto dell’Unione (!) e 18 per mancato recepimento di Direttive (dati aggiornati a Dicembre 2020). Per molte di queste, i contribuenti italiani pagano sanzioni salatissime (alcune calcolate addirittura su base giornaliera).
Di tutto questo, il nuovo premier non ha parlato: in compenso, nel proprio discorso al Parlamento, si è precipitato a rassicurare (non gli italiani ma l’Europa) che l’Italia non uscirà mai dall’UE. E dopo averlo fatto ha ricevuto il plauso anche di quei partiti che, solo poche settimane fa, dicevano di voler uscire dall’Unione (non andavano nemmeno alle riunioni!). Evidentemente, una poltrona val bene una sanzione. Tanto a pagarla non saranno loro, i politici, ovvero i soggetti responsabili di non aver saputo rispettare i regolamenti comunitari. A pagare, come sempre, saranno i contribuenti.