In questa giornata è stata stipulata la Dichiarazione dei diritti del fanciullo (20 novembre del 1959 ) ed approvata la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (20 novembre 1989) adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni unite il 20 novembre 1990.
L’infanzia e l’adolescenza sono un momento speciale della vita in cui ai bambini deve essere consentito di crescere, imparare, giocare, svilupparsi e crescere con dignità per la costruzione di una società sana.
Si celebra quindi la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1954 con la Risoluzione 836 (IX) del 14 dicembre 1954, ricorre per far riflettere sulla situazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti e per promuovere la solidarietà internazionale, la consapevolezza tra i bambini di tutto il mondo e il miglioramento del benessere dei fanciulli.
I diritti dei bambini e degli adolescenti vengono raggruppati in quattro tipologie: il diritto alla protezione, il diritto alla salute, il diritto all’uguaglianza e il diritto allo sviluppo. I bambini hanno cioè bisogno di crescere al sicuro e sani, in una società inclusiva in cui poter sviluppare i propri talenti.
Fino a pochi mesi addietro, i problemi dei bambini occidentali erano prevalenemente legati al bullismo, all’obesità, alla dipendenza dalla rete. I dati di Telefono Azzurro comunicati qualche giorno fa mostrano una situazione preoccupante per gli abusi sessuali offline (117 casi) e online (49 casi tra cui casi di grooming e pedopornografia online). I dati europei confermano il grave trend rilevato nella rete: quasi 18 milioni i bambini vittime di sfruttamento e violenze sessuali (è possibile leggere nel dettaglio i dati sul sito Internet Watch Foundation (IWF).
Oggi invece, a causa della crisi epidemiologica ed economica, assistiamo ad un avvicinamento delle condizioni di disagio dei bambini dei paesi sviluppati a quelli dei paesi in via di sviluppo.
Il segretario generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić ha espresso preoccupazione per un aumento della violenza domestica durante i lockdown, riferendo che i rapporti dai paesi membri hanno dimostrato che donne e bambini sono maggiormente esposti ad abusi all’interno delle proprie case, privati della possibilità di parlare con qualcuno.
Anche la Rete europea dei Garanti per l’infanzia e l’adolescenza (ENOC), nel documento “I diritti dei minorenni nel contesto dell’epidemia di COVID-19” del 1 aprile 2020, ha sottolineato, rispetto alla protezione da violenza e abuso (art. 19 e 34 CRC), che “esiste il pericolo che l’autoisolamento, la quarantena e il lockdown possano aumentare il rischio di violenza domestica e familiare e colpire i bambini in modo significativo” sia con violenza diretta che con violenza assistita.
La crisi economica, inoltre, minaccia il drammatico aumento dei bambini che vivono in povertà: le Nazioni Unite stimano i bambini che potrebbero cadere in condizioni di estrema povertà che a causa della pandemia sono da 42 a 66 milioni. Mentre in Italia le famiglie in povertà assoluta, stimate per il 2019 in oltre 619.000 famiglie (ISTAT), rischiano un aumento considerevole.
Il 20 novembre 2020 segna il ventennale del Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC) coordinato da Save the Children Italia che, per l’occasione pubblica l’11° Rapporto CRC di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, di cui ci colpisce particolarmente una considerazione: “Molti genitori non ricevono un sostegno adeguato nella responsabilità di crescere un figlio . Una parte dei neo-genitori ha difficoltà ad affrontare le sfide della crescita di un bambino in una società sempre più complessa, in cui il “saper fare” del passato non può più essere dato per scontato e in cui molti arrivano a diventare genitori senza aver avuto prima alcuna esperienza, nella propria rete più prossima, di un rapporto consuetudinario con un bambino o un adolescente. L’insieme di questi fattori configura una trappola demografica che porta al progressivo diminuire delle nascite, che determina conseguenze sociali ed economiche ben note ma anche uno “spazio” complessivo minore per l’infanzia, in un paese che sarà forzatamente portato ad accrescere ulteriormente l’attenzione al mondo adulto e a quello degli anziani”.