La vita di Sabrina Papa è stata segnata, sin dalla nascita, da una distrofia retinica. Questo non le ha impedito di vivere una vita intensa. Tanto intensa da diventare la prima allieva pilota italiana non vedente.
Come per molte altre persone ipovedenti o non vedenti, anche per Sabrina ogni scelta della vita è stata segnata dalla difficoltà – non la sua, quella degli altri – di capire che il suo può non è un “handicap” (tra virgolette), una “limitazione”: è un essere diversa. Che ad avere dei limiti sono gli “altri”.
Nei giorni scorsi è stato pubblicato un libro in cui Sabrina racconta le difficoltà che ha dovuto e deve superare ogni giorno per far capire alle altre persone cosa vuol dire essere “non vedenti”. É questo che ha caratterizzato la sua vita. Dalla scuola alla vita di tutti i giorni. Dal rapporto con i coetanei fino all’inserimento nel mondo del lavoro.
Ma già da piccola Sabrina aveva deciso di non consentire alla sua impossibilità di vedere quello che vedono gli altri di renderla infelice. Completa gli studi. Trova un lavoro. Non come “centralinista” (come lei stessa riporta nel suo libro è questo il lavoro che finiscono per fare molti non vedenti). No, lei sceglie di lavorare come programmatore per una grande azienda internazionale. A leggere il suo libro sembra quasi che a sceglierla non sia stata l’azienda (uno dei marchi più famosi del pianeta nel settore dell’informatica): è stata lei a scegliere che lavoro fare (e come farlo).
Ma la sua vera passione è il volo. Sin dal suo primo viaggio in aereo, tra Sabrina e gli aerei è amore a prima vista (in tutti i sensi). Quando scopre che anche le persone non vedenti possono volare – non sedute dietro come tutti gli altri passeggeri, ma ai comandi – non se lo lascia dire due volte. Ovviamente i problemi da superare sono tantissimi. Dalle norme che impongono limiti che a molti sarebbero sembrati insormontabili (per questo all’inizio decide di volare su ULM, ultraleggeri a motore) ai problemi fisici veri e propri (come si fa a studiare se non ci sono libri e manuali accessibili per i non vedenti?). Ma quelli che a molti sarebbero sembrati ostacoli insormontabili, per Sabrina sono solo un ulteriore stimolo. E lo stesso vale per i suoi istruttori: nella sua autobiografia Sabrina racconta come è stata fortunata ad aver incontrato sul proprio cammino verso il volo persone speciali che l’hanno aiutata e motivata. Persone che sin dal primo momento hanno creduto in lei e nella possibilità di farla volare sempre più in alto. Di superare i limiti che la natura le ha dato. Alla fine, Sabrina impara a pilotare gli aerei.
Lei stessa lo ha detto più volte: “Da bambina volevo essere un aereo per volare più in alto e più veloce degli uccelli. Volevo quel cielo libero e immenso, volevo farci le capriole e rotolarmi come in un grande prato morbido (ancora non sapevo nulla di looping e tonneau) e quando sentivo il suono del motore (allora come anche adesso) era qualcosa che partiva da dentro l’anima e sembrava volermi strappare via dalla terra. È un’emozione che anche ora mi dà i brividi e qualche volta mi porta alle lacrime”.
Volare è per tutti un emozione unica: volare consente di superare i limiti che la natura ci impone. Per questo è un momento speciale per chiunque. Ma per chi, come Sabrina, non vede cosa avviene intorno a lei, lo è ancora di più. Nel suo libro racconta un episodio in cui il suo aereo rischia di essere colpito da un uccello in volo. Questo sconvolge il suo istruttore, ma non Sabrina: lei semplicemente non aveva visto arrivare l’uccello fino quasi a schiantarsi sulla cabina. In volo, come in molti altri momenti della vita di chi non dispone della vista, entrano in gioco gli altri sensi. E l’emozione è ancora più forte. Anni fa, in una intervista, a chi le chiedeva come faceva un cieco a volare, Sabrina rispose che “in fondo pilotare un aereo di per sé è una stupidaggine, è invece tutto quello che devi saper fare a contorno che richiede concentrazione, conoscenza e consapevolezza”. È questo il motivo per cui, forse, per strano che possa sembrare, per un non vedente volare è più emozionante che per un normodotato: il primo “sente” quello non può vedere, il secondo è costantemente distratto da ciò che affascina gli occhi. E non pensa ad altro.
Leggere l’autobiografia di Sabrina Papa è come scorrere un libro giallo: man mano che si procede con la lettura, cresce la curiosità di scoprire cosa succederà nelle pagine che seguono. Quale limite insormontabile sarà superato. Cosa ha fatto Sabrina che ha dimostrato che, in realtà, la cecità è un limite solo per chi non capisce che si può avere una vita intensa e ricca di soddisfazioni, pur con mille difficoltà, anche senza vedere cosa avviene intorno a sè. Limiti che non hanno impedito a Sabrina Papa di volare in alto.