Premessa – In questa serie di articoli parleremo delle Istituzioni dell’Unione Europea, della loro costituzione e del percorso che le ha portate ad essere quello che sono. Il nostro obiettivo è spiegare a tutti, MA IN PARTICOLARE AI GIOVANI (sia quelli che saranno chiamati a votare tra poche settimane che in generale quelli che diventeranno maggiorenni tra poco) quello che non sempre a scuola o in televisione viene detto. Il tutto in modo ASSOLUTAMENTE APARTITICO e APOLITICO, senza alcuna indicazione o forma di influenza che possa portare a scegliere un partito o l’altro, questo o quel candidato.
Nelle scorse puntate speriamo di aver stimolato, soprattutto nei più giovani, almeno un pizzico di curiosità. Come dicevamo, all’interno dell’UE, oltre al Parlamento europeo, si muovono diversi enti. Il Consiglio europeo, la Commissione europea, la Corte di giustizia e la Corte dei conti. Tutti questi organismi esercitano i loro poteri basandosi su alcuni trattati dei quali la Commissione europea è considerata “custode”. Ogniqualvolta si rende necessario elaborare un nuovo trattato o modificarne uno esistente, viene istituita una Conferenza intergovernativa (CIG) nella quale si riuniscono i governi degli Stati membri. Il Parlamento viene consultato ed emette il proprio parere sul trattato in fase di definizione ed elaborazione.
Ma quali sono questi trattati? E di cosa parlano? (Come più volte ribadito si invitano i lettori a consultare SEMPRE le fonti ufficiali e i testi originali). L’ultimo trattato – il Trattato di Lisbona – è entrato in vigore a dicembre 2009. Questo Trattato conferisce ai Parlamenti nazionali maggiori responsabilità nel definire le politiche europee e attribuisce ai cittadini dell’Unione europea il potere d’iniziativa. Il trattato di Lisbona, inoltre, rafforza ha dotato il Parlamento europeo di maggiori poteri di bilancio.
Ma come si è arrivati al Trattato di Lisbona? In altre parole, qual è stato il percorso storico che ha portato i Paesi dell’UE a trovarsi nella situazione in cui sono oggi?
Il 18 aprile 1951, (la Seconda Guerra Mondiale era finita pochi anni prima e molti Paesi si stavano ancora riprendendo), Belgio, Francia, Italia, Repubblica Federale Tedesca, Lussemburgo e Paesi Bassi firmarono il Trattato per la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA). Singolarità di questo trattato era “a termine”: aveva una durata di 50 anni. Per questo motivo, entrato in vigore il 23 luglio 1952, è stato dichiarato scaduto il 23 luglio 2002. Pochi anni dopo, il 25 marzo 1957 vennero firmati due trattati. Il primo è il Trattato istitutivo della Comunità economica europea (CEE). Interessante notare che entrambi – sia questo che il seguente – prevedevano la consultazione dell’Assemblea parlamentare che per questo aumentò il numero dei membri portandolo a 142; oggi sono oltre settecento…segno che in questi anni qualcosa è cambiato: sapete dire cosa?
Come si diceva, contestualmente venne sottoscritto il trattato che istituiva la Comunità europea dell’energia atomica (CEEA o EURATOM). Tra i principali obiettivi del trattato EURATOM c’erano: sviluppare le ricerche e assicurare la diffusione delle cognizioni tecniche; stabilire norme di sicurezza uniformi per la protezione della popolazione e dei lavoratori e delle lavoratrici; agevolare le ricerche; ma soprattutto garantire che le materie nucleari non venissero utilizzate a fini militari (decisione puramente formale: si era in piena Guerra Fredda e la corsa al nucleare era già iniziata).
Nel 1965 venne approvato il Trattato di fusione. Non si trattava di fusione nucleare (una battuta ogni tanto…), ma della fusione delle istituzioni create dalla CECA, dalla CEE e dall’EURATOM. Entrò in vigore il primo luglio 1967.
Nel 1970 ci si rese conto che servivano regole più precise per la gestione dei fondi comuni. Per questo motivo venne firmato il Trattato di Lussemburgo che modificava alcune disposizioni in materia di bilancio (entrò in vigore solo nel 1971). I poteri di bilancio dell’Assemblea erano rafforzati, ma soprattutto i contributi finanziari degli Stati membri erano sostituiti da “risorse proprie”; oggi non è più così.
Nel 1975 venne firmato il Trattato di Bruxelles che modificava nuovamente alcune disposizioni in materia finanziaria e rafforzava i poteri di bilancio dell’Assemblea (il PE ottenne il diritto di respingere il bilancio comunitario e di concedere il discarico alla Commissione europea per l’esecuzione del bilancio). Venne istituita la Corte dei Conti europea. Questo trattato entrò in vigore solo due anni dopo la firma: a giugno 1977.
Nel 1986 un cambiamento storico: venne firmato l’Atto unico europeo (AUE), che, tra l’altro, ufficializzò la denominazione “Parlamento europeo” (utilizzata dall’Assemblea fin dal 1962). Entrò in vigore il primo luglio 1987.
Nel 1992, a Maastricht, in Belgio, venne firmato il Trattato sull’Unione europea. In base a questo trattato, l’Unione europea è fondata sulle Comunità europee (primo pilastro), integrate da due altri ambiti di cooperazione (secondo e terzo pilastro): la politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la giustizia e affari interni (GAI). Con l’entrata in vigore del trattato sull’Unione europea (avvenuta l’anno dopo), l’espressione Comunità Economica Europea o CEE venne sostituita dall’espressione Comunità europea o CE. I poteri legislativi e di controllo del PE furono ulteriormente rafforzati con la procedura di “co decisione”. Ai sensi del nuovo trattato, il Parlamento europeo poteva invitare la Commissione a presentare una proposta legislativa su questioni che, a suo parere, necessitano dell’elaborazione di un atto comunitario. Commissione che, da allora, è soggetta al voto di approvazione del PE, al quale compete anche nominare il Mediatore europeo.
Questo Trattato ebbe vita breve: nel 1997 ad Amsterdam venne approvato un nuovo trattato che modificava il Trattato sull’Unione europea, i trattati che istituiscono le Comunità europee e alcuni atti connessi. Con l’entrata in vigore di questo accordo (nel maggio 1999), la procedura di co decisione è stata “semplificata” (resta ancora da capire se e in che misura questo abbia ridotto i poteri del PE). Solo due anni dopo, nel 2001, venne firmato un nuovo accordo, il Trattato di Nizza (è entrato in vigore nel 2003): contiene la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea. Con il trattato di Nizza, i poteri legislativi e di controllo del Parlamento sono stati rafforzati e il voto a maggioranza qualificata è stato esteso ad altri ambiti in seno al Consiglio). Da lì al Trattato di Lisbona il passo è stato breve.
Stanchi di leggere “pezzi di storia”, ai lettori più giovani (e non solo a loro), forse farà piacere sapere che, a contorno delle azioni per la gestione del Parlamento europeo, esistono un gran numero di possibilità non solo per conoscere meglio le istituzioni europee, ma anche per interagire con loro e far sentire la propria voce su diversi temi (nel rispetto del “diritto all’ascolto” previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite per i Diritti del Fanciullo). Alla fine di questo gruppo di articoli forniremo una lista dettagliata delle più importanti opportunità che l’UE offre ai giovani di partecipare attivamente a ciò che avviene nel Parlamento europeo. Intanto eccone alcune.
Oggi molti giovani sono sensibili alle tematiche ambientali (per fortuna). Ma non tutti sanno che l’UE offre loro la possibilità di esprimere la propria opinione sul tema del Green Deal il “Cambiamento Verde” avviato da qualche anno (ma finora con scarsi risultati).
Lo stesso vale per il tema dei migranti. Cambiamenti climatici, guerra, lavoro e istruzione sono solo alcuni dei motivi per cui milioni di persone lasciano le loro case ogni anno. Si pensi ai milioni di sfollati scappati dall’Ucraina in altri Paesi europei oppure ai Minori Stranieri non accompagnati costretti a fuggire dall’Africa o dal Medio Oriente. Proprio in questi giorni, dopo ben 8 anni di lavori, il Parlamento europeo ha approvato il Patto per le Migrazioni e l’Asilo. Eppure, nessuno, a livello nazionale, ha detto ai giovani che potevano esprimere il proprio parere su questo delicatissimo argomento. Su come prevenire le violazioni dei diritti umani alle frontiere europee. Come facilitare l’integrazione e valorizzare la diversità. E soprattutto come garantire la sicurezza dei minori non accompagnati all’interno dei confini dell’UE. Invece…
Interessante anche un’altra opportunità offerta ai ragazzi un po’ più grandi (dai 16 anni in su): l’UE ha organizzato l’EYE European Youth Event che prevede di riunire al Parlamento europeo a Strasburgo (ma anche online) migliaia di giovani provenienti da tutti Paesi dell’Unione europea, per condividere e dare forma alle loro idee sul futuro dell’Europa. Un’opportunità unica per interagire, ispirarsi a vicenda e scambiare opinioni con esperti, attivisti, influencer e decisori, proprio nel cuore della democrazia europea. Nel 2023, dieci delle circa mille proposte presentate dai ragazzi sono state scelte e i ragazzi autori di queste proposte hanno avuto la possibilità di presentarle durante una sessione del Parlamento europeo (a novembre dello scorso anno).
Il prossimo evento l’EYE2024, la sesta edizione, si terrà tra pochi giorni. Quindi per i giovani che volessero far sentire la propria voce, c’è ancora tempo per farsi avanti….