“L’amore è l’emblema dell’eternità: esso confonde tutte le nozioni del tempo, cancella la memoria di un inizio, tutte le paure della fine”. Così la scrittrice francese Madame de Staël definiva l’amore. L’amore eterno che da sempre viene rappresentato come una forza imbattibile, possente, eterna, complessa da intendere fino in fondo. È quell’amore che non ha paura di niente e che trova spazio nei cuori di quanti ancora credono nella sua importanza. La letteratura ci ha regalato, e continua a regalarci, pagine meravigliose per riflettere sui legami e sulle relazioni.
Nella nostra società sembra quasi impossibile poter vivere nella dimensione dell’amore eterno, poiché non siamo disposti ad accontentarci e continuiamo a vivere nella costante ricerca di quello che può soddisfare i nostri desideri.
Ci troviamo di fronte alle relazioni liquide, basate sulla provvisorietà e il consumo delle stesse. Quando un legame non ci soddisfa tendiamo a scartarlo e ad eliminarlo, perché all’interno delle comunità guardaroba è facile disfarsi delle persone. Tutti cerchiamo la relazione perfetta e una relazione si propone come un accordo utile fino a quando le richieste di uno dei due partner non compromettono lo spazio, le necessità e le opportunità dell’altro. Il sentimento amoroso assume una doppia veste: possiamo fare del male agli altri e allo stesso tempo possiamo riceverlo. Allo stesso modo il nostro legame con l’amore è cambiato, poiché scegliamo quello che più soddisfa i nostri desideri. Una continua battaglia nella ricerca della storia perfetta che sembra non esistere più.
Buona parte dei legami nasce sui social network e questo favorisce alcune forme di “amore” che generano insicurezza, paure e instabilità.
Il portale Thevision.com, grazie ad un articolo di articolo di Valeria Zoppo, riporta l’idea del sociologo Georg Simmel, il fine dell’amore moderno è di essere corrisposto. Fenomeni come ghosting, breadcrumbing, zombieing e orbiting creano molto dolore e sofferenza nelle persone.
Un fenomeno diffuso è il “ghosting”, la persona con la quale chattiamo nelle diverse app scompare improvvisamente e non riusciamo più a trovarla. Nessuna spiegazione e nessun chiarimento da parte sua. Un altro comportamento irrazionale che prende il nome di “breadcrumbing”. Un atteggiamento sleale che consiste nel tenere legate a sé le persone con poche o false speranze. Lo zombieing sono gli zombie quelli che ripensano e ritornano all’improvviso, dopo essere scomparsi. L’orbiting consiste nell’orbitare attorno a qualcosa. Una tattica basata sull’ambiguità e l’assenza di comunicazione chiara nel rapporto.
Capita che la persona che ci piace non risponda ai nostri messaggi e che al contrario controlli ogni nostra storia su Instagram o Facebook, aumentando i nostri dubbi. L’arrivo nella società della rete internet ha cambiato il nostro modo di comunicare e le nostre vite e il nostro modo di rapportarci con gli altri.
Tutti sembriamo affetti dalla “filofobia” termine che deriva dal greco “φιλος” (amore) e “φοβία” (fobia) e si riferisce alla paura o all’ansia smisurate, costanti e immotivate di innamorarsi o amare una persona. Appartiene alle categorie di fobie specifiche che si distinguono per alcune caratteristiche anche di tipo fisiologico. La psicologa Daniela Veneruso, autrice del libro philophobia e philoterapia, ha dato questa definizione: “La filofobia si manifesta come profonda paura non solo di amare, ma anche di essere amati, pertanto non è errato interpretare il disturbo come fobia del legame affettivo in sé. Le persone filofobiche hanno paura di instaurare relazioni alla cui base vi siano emozioni reali e quindi provano profonda angoscia quando un rapporto diventa duraturo”.
Le persone filofobiche cercano il contatto affettivo, ma non sanno gestire ciò che ricevono e questo le differenzia dalle persone anaffettive (che non vogliono una relazione non perché sono spaventate dal sentimento, ma perché non sono in grado di ricambiarlo). Una differenza notevole, perché gli individui filofobici che hanno paura d’amare avvertono la necessità di ricevere affetto. Questa apprensione si manifesta appena il legame diventa stabile e si palesa la probabilità di abbandonarsi all’amore.
Tanti timori che ci dimostrano come la nostra società sia principalmente piena di tanti “ismi” come: “cattivismi”, “individualismi”, “egoismi”. In molti confondono l’individualismo, un fenomeno di tipo sociale, con un insieme di comportamenti collegati all’ego. Troviamo ben tre atteggiamenti di tipo psicologico, due noti e un altro meno, che sono presenti in quest’era contemporanea.
Il primo è l’egoismo una condotta che ha come scopo quello di appagare i nostri desideri e di soddisfare i nostri interessi personali. A volte tendiamo a danneggiare anche gli altri pur di raggiungere i nostri obiettivi.
Il secondo è l’egotismo una parola di cui si parla ancora poco e su cui bisognerebbe indagare. Il termine fu diffuso in Europa dallo scrittore francese Stendhal, che intitolò uno dei suoi capolavori “Souvenirs d’égotisme”. Si tratta di un atteggiamento psicologico che ci porta ad amare a dismisura le nostre azioni e ci offre una considerazione narcisistica di noi stessi.
L’egocentrismo è dei tre l’aspetto psicologico più importante e distruttivo della società odierna. Il nostro io si pone al centro di tutto e ci impedisce di comunicare con gli altri o di trovare un punto di incontro. Le nostre idee sono uniche e inconfutabili e nessuno può permettersi di contestarle.
Allora qual è il prezzo che stiamo pagando? La solitudine e sono davvero tante le ricerche che dimostrano che nonostante l’iperconnessione siamo sempre più soli.
Non riusciamo a comprendere le parole di Papa Francesco: “Che cosa vuol dire amare? Non solo volere bene e fare del bene, ma prima ancora, alla radice, accogliere, essere aperto agli altri, fare posto agli altri, dare spazio agli altri. Questo significa amare, alla radice”. Nonostante sembri impossibile dobbiamo ritrovare la capacità di ascoltare l’altro e dobbiamo credere nell’altro, donandogli la fiducia. Riscoprire il senso dell’amore sarebbe un atto rivoluzionario in un’era in cui siamo capaci di pensare solo a noi stessi.