Il report mensile al 31 gennaio 2024 parla di un calo repentino e significativo del numero di minori stranieri non accompagnati presenti in Italia: sono passati da 23.226 a 21.991, quasi mille e trecento minori in meno rispetto al mese precedente.
C’è chi ha pensato che potrebbe essere il risultato delle politiche di contrasto all’immigrazione clandestina adottate recentemente dal governo. Non è così gli arrivi sono diminuiti solo di poco: anzi gli arrivi via terra sono aumentati considerevolmente (ad essere calati leggermente a causa delle avverse condizioni meteorologiche – come era facile aspettarsi in inverno – sono stati gli arrivi via mare). Anche il numero degli allontanamenti volontari non è molto diverso rispetto al mese precedente.
Il vero motivo di un calo così rilevante potrebbe essere dovuto ad un altro fatto: nel mese di gennaio ben 2.548 minori stranieri non accompagnati sono “usciti di competenza”. E di questi, più di duemila (2.084) lo hanno fatto per il raggiungimento della maggiore età. O almeno così si presume. Sì, perché la maggior parte dei minori stranieri non accompagnati che arrivano in Italia sono privi di documento di riconoscimento. Quindi, è necessario attribuire loro un’età. E di conseguenza una data di nascita.
La normativa vigente (contrariamente a quanto si è detto più volte) non prevede che un minore “autocertifichi” la propria data di nascita. In assenza di documenti di identità validi o altro utile a tale scopo, “la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni può disporre esami sociosanitari volti all’accertamento dell’età”. Quando l’autorità giudiziaria dispone l’accertamento dell’età, “indica il soggetto che anche temporaneamente esercita i poteri tutelari e individua la struttura sanitaria pubblica dotata di equipe multidisciplinare pediatrica presso la quale svolgere la procedura di accertamento dell’età, avvalendosi, ove redatto, di un elenco di strutture idonee indicate dalle regioni o dalle province autonome e dettando le conseguenti disposizioni”.
Attualmente “non esiste alcun metodo scientifico che consenta una determinazione certa dell’età, in quanto le differenze di maturazione biologica fra soggetti della stessa età anagrafica sono ampie e fisiologiche”. Per “certa” si intende “esatta” al giorno. I metodi disponibili consentono di “stimare l’età di un soggetto” con un certo grado di probabilità. Un margine d’errore che varia da qualche mese a ±2 anni. La legge prevede che “l’accertamento socio-sanitario dell’età deve essere svolto con un approccio multidisciplinare” e che deve essere condotto “da un’equipe multidisciplinare”. Consiste in un colloquio “sociale”, in una visita pediatrica auxologica e in una valutazione psicologica o neuropsichiatrica. Agli accertamenti sanitari si procede secondo un “criterio di invasività progressiva”: ove all’esito di ciascuna fase o stadio della procedura “emergano elementi certi in ordine alla minore età dell’interessato non si procede ad accertamenti successivi”.
A questo punto al minore straniero non accompagnato deve essere attribuita una data di nascita presunta. Ma in mancanza di dati certi non è raro che venga loro assegnata come data di nascita l’1 o il 2 gennaio. Questo significa che, a gennaio, molti diciassettenni stranieri non accompagnati diventano improvvisamente “maggiorenni”. E in mancanza di una proroga dell’accoglienza fino al compimento del 21 anni (prevista dalla legge 47/2017 la “legge Zampa”) concessa dal Tribulane per i minorenni, per loro cessa la protezione, a meno di procedure per il riconoscimento dello status di rifugiati o altro.
In ogni caso, il loro nome non compare più nell’elenco dei “minori stranieri non accompagnati”. Quello dal quale vengono pubblicati i numeri mensili sui MSNA presenti in Italia. Poco importa se la loro data di nascita era luglio o magari ottobre. Poco importa se averli classificati come nati i primi di gennaio li priva di mesi e mesi di protezione. Poco importa se, per loro, cessato il riconoscimento come MSNA, vengono meno anche tutti quei diritti che comportava. Poco importa se alcuni di loro magari provenivano da Paesi dove la maggiore età non si raggiunge a diciotto anni ma a 21 (ad esempio, in Egitto – principale Paese di provenienza dei MSNA presenti in Italia – solo da pochi anni la maggiore età si raggiunge a 18 anni, prima avveniva a 21 anni).
L’unica cosa che importa è che, improvvisamente, a gennaio, il numero dei minori stranieri non accompagnati presenti in Italia si è ridotto. Ma i minori stranieri non accompagnati non sono numeri: sono persone. Dal 1924: quest’anno ricorre il centesimo anniversario dell’approvazione della Dichiarazione dei Diritti dei Minori da parte della Società delle Nazioni (antesignana dell’Organizzazione delle Nazioni Unite). Un momento storico: per la prima volta un bambino, una bambina, un/na adolescente era considerato persona. E questo indipendentemente dal Paese di provenienza.
Ma di questo, chi si è precipitato a far notare che il numero dei minori stranieri non accompagnati presenti in Italia è diminuito da un mese all’altro non ha detto nulla.