Immaginate di avere un disturbo, una malattia; temere che possa peggiorare o di voler sapere cosa potete fare per migliorare la vostra situazione. La risposta più ovvia è chiamare il proprio medico o uno specialista e recarsi presso lui o lei per una visita. Magari dopo aver fatto qualche esame specifico (anche questo ovviamente prescritto dal medico).
In un futuro prossimo potrebbe non essere più così. Almeno secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo l’organo delle Nazioni Unite che dovrebbe avere cura della nostra salute, potrebbe essere utile chiamare un operatore virtuale. Almeno in una prima fase. Anzi, non un operatore. Una operatrice: SARAH, dall’acronimo di Smart AI Resource Assistant for Health.
Il progetto SARAH è ancora alle fasi iniziali. Forse questo spiega come mai, ad un primo approccio, pare non servire a molto. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, SARAH dovrebbe essere un operatore sanitario virtuale, alimentato dall’intelligenza artificiale e sviluppato per fornire alle persone utili consigli per la salute. Secondo l’OMS, SARAH ha l’“esperienza per aiutare a prevenire alcune delle maggiori cause di morte nel mondo, tra cui cancro, malattie cardiache, malattie polmonari e diabete”. Di parere diverso Health Action International (HAI) che ha inviato all’OMS una nota nella quale si accusa SARAH di dispensare risposte generiche e di scarsa qualità e di avere link spesso interrotti.
SARAH è un prototipo ma non è il primo programma di questo genere. Esisteva già una versione precedente, FLORENCE, che avrebbe dovuto fornire consulenza agli utenti che desideravano smettere di fumare.
I numeri dimostrano che quel progetto non ha ottenuto i risultati sperati. In quel caso il progetto non ha prodotto i risultati sperati. Secondo i dati della stessa OMS, il fumo di tabacco è la più grande minaccia per la salute e il primo fattore di rischio delle malattie croniche non trasmissibili a livello mondiale, con circa un miliardo di fumatori, di cui circa l’80% vive in Paesi a basso e medio reddito, nei quali il carico di malattia e mortalità collegato al tabacco è più pesante e che sono spesso bersaglio di intense interferenze e marketing dell’industria del tabacco. L’OMS stima che ogni anno, nel mondo, più di 8 milioni di persone muoiono a causa del consumo di tabacco. Il tabacco può anche essere mortale per i non fumatori. L’esposizione al fumo passivo è stata anche implicata in esiti negativi per la salute, causando 1,2 milioni di morti ogni anno. Quasi la metà di tutti i bambini respira aria inquinata dal fumo di tabacco e 65.000 bambini muoiono ogni anno a causa di malattie legate al fumo passivo. Fumare durante la gravidanza può portare a diverse condizioni di salute per tutta la vita per i bambini. Nell’Unione Europea il consumo di tabacco rimane il più grande fattore di rischio evitabile per la salute: è responsabile di 700.000 decessi ogni anno. Il consumo di tabacco è la principale causa di cancro prevenibile, con il 27% di tutti i tumori attribuiti al consumo di tabacco. In Italia, si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93.000 morti (il 20,6% del totale di tutte le morti tra gli uomini e il 7,9% del totale di tutte le morti tra le donne) con costi – diretti e indiretti – superiori 26 miliardi di euro (dati Tobacco Atlas sesta edizione).
Forse è anche considerando questi numeri che l’OMS ha deciso di mettere le mani avanti. Ha dichiarato che “SARAH è un prototipo” e che “le risposte potrebbero non essere sempre accurate perché si basano su modelli e probabilità nei dati disponibili”. Del resto, sottolineano gli esperti dell’OMS, SARAH “non è progettata per fornire consulenza medica”. Quindi “l’OMS non si assume alcuna responsabilità per i contenuti delle conversazioni creati dall’IA generativa”. Inoltre, “il contenuto della conversazione creato dall’IA generativa non rappresenta né comprende in alcun modo le opinioni o le convinzioni dell’OMS e l’OMS non garantisce l’accuratezza di alcun contenuto della conversazione”. In altre parole, serve a poco (per non dire che non serve a niente).
Forse invece di sprecare denaro in progetti come questo sarebbe stato meglio cercare di trovare soluzioni concrete. Come l’OMS sa bene (i dati li ha diffusi proprio l’Organizzazione Mondiale per la Salute), la principale causa di morte a livello globale negli ultimi 20 anni sono le malattie cardiache. Il numero di decessi per malattie cardiache è aumentato di oltre 2 milioni dal 2000. Molto di più sono aumentati i casi di persone morte a causa del diabete: i decessi per diabete sono aumentati del 70% a livello globale con un aumento dell’80% dei decessi tra i maschi. Nel Mediterraneo orientale, le morti per diabete sono più che raddoppiate e rappresentano il maggior aumento percentuale di tutte le regioni dell’OMS. E poi la polmonite e altre infezioni delle vie respiratorie inferiori: sono il gruppo più mortale di malattie trasmissibili e insieme sono state classificate come la quarta causa di morte.
Per non parlare delle malattie legate all’acqua. Lo scorso anno, in occasione della Conferenza ONU sull’Acqua, UNICEF Italia ha lanciato la campagna “Le 10 cose da sapere su acqua e cambiamento climatico”. Quando i bambini non hanno accesso all’acqua pulita la loro salute, l’alimentazione, l’istruzione e ogni altro aspetto della loro vita sono a rischio. L’acqua contaminata rappresenta un’enorme minaccia per la vita dei bambini. Le malattie legate all’acqua e ai servizi igienico-sanitari sono una delle principali cause di morte nei bambini sotto i 5 anni. Ogni giorno, più di mille i bambini sotto i 5 anni muoiono per malattie legate ad acqua non sicura e servizi igienici inadeguati. Sono almeno 450 milioni i bambini che vivono in aree ad alta o altissima vulnerabilità idrica. Ciò significa che non hanno abbastanza acqua per soddisfare i loro bisogni quotidiani.
A loro non serve avere un “operatore sanitario virtuale” chi raccomanda di bere acqua non contaminata: non hanno altro da bere. E quando una diarrea devastante distruggerà il loro corpo denutrito dalla carenza di cibo, certamente non penseranno a collegarsi al sito dell’OMS per parlare con SARAH.