Uno dei pochissimi aspetti positivi, forse l’unico, dell’epidemia di corona virus in corso è che ci si ritrova tutti uguali di fronte alla malattia. Forse.
Nell’interminabile elenco che ha già fatto registrare oltre 453.074 contagi in 180 paesi con più di 20.519 morti (dati aggiornati al 25 marzo), molti personaggi famosi risultati positivi al test o che hanno contratto la malattia. A cominciare dal principe Carlo d’Inghilterra e Alberto II di Monaco. Tra i personaggi politici di spicco Boris Johnson: il premier britannico è risultato positivo al corona virus. Come lui Masoumeh Ebtekar, vicepresidente dell’Iran, Iraj Harirchi, vice-ministro della salute in Iran. Santiago Abascal, capo del partito Vox in Spagna, Franck Riester, ministro della cultura francese, Nadine Dorries, ministra della salute inglese, Michael Wos, ministro dell’ambiente in Polonia, Begona Gomez, moglie del premier spagnolo Pedro Sanchez. Anche in Italia molti i casi di politici risultati positivi al test: dal governatore della regione Piemonte (guarito) ad Alessandro Mattinzoli assessore della regione Lombardia. E poi il sindaco di Cremona Galimberti e perfino un parlamentare Claudio Pedrazzini oltre al deputato Edmondo Cirielli che alla Camera svolge il ruolo di questore.
Lunghissima la lista anche tra i personaggi famosi. Da Sophie Grégoire ex conduttrice televisiva e moglie del presidente canadese Justin Trudeau. Giuliana De Sio, ora guarita. Tom Hanks star hollywoodiana che ha annunciato di essere positivo al coronavirus insieme alla moglie Rita Wilson. Idris Elba attore e risultato positivo. Purtroppo non ce l’ha fatta Lucia Bosè, 89 anni, morta il 23 marzo pare per complicanze legate al corona virus. Passando allo sport, Daniele Rugani e Paulo Dybala, calciatori della Juventus, Manolo Gabbiadini della Sampdoria, Paolo Maldini, dirigente del Milan e suo figlio, anche lui calciatore della squadra milanese Daniel Maldini.
La lista di personaggi famosi costretti alla quarantena o all’isolamento è interminabile e comprende politici, sportivi personaggi della televisione e dello spettacolo o della cultura (come lo scrittore Luis cileno o il tenore Placido Domingo). Il corona virus pare non sembra conoscere limiti: può colpire chiunque, dai normali lavoratori agli eredi britannici al trono, dai calciatori famosi ad attori premi Oscar. E, in caso di contagio, a tutti si applicano le stesse restrizioni alla libera circolazione. O quasi.
Una catena di alberghi svizzeri ha pensato di offrire misure “diverse” a chi, pur essendo risultato positivo, non volesse rinunciare al lusso cui è abituato. I proprietari, visto anche il calo dei turisti proprio a causa dell’epidemia, hanno quindi deciso di lanciare una particolare campagna di marketing e offrire alla propria clientela elitaria e benestante la possibilità di trascorrere il periodo di quarantena in modo diverso dalle persone “normali”…. contagiate. L’albergo offre una serie di servizi “à la carte”. A cominciare dal test relativo al contagio, il “tampone”. Mentre in tutto il mondo si discute su chi debba essere sottoposto a questo test (anche per il costo dell’operazione, la scarsità dei centri per la valutazione dei campioni e il tempo richiesto per la valutazione), ai propri clienti la catena di alberghi svizzera offre la possibilità di prenotare tutto tramite un operatore sanitario esterno. Ovviamente al cliente non viene chiesto di recarsi in ospedale: “Non è necessario esporsi a pazienti infetti e infezioni ospedaliere: insieme al nostro partner sanitario Double Check, forniamo controlli medici e test di corona virus all’interno del tuo appartamento”. Si legge sul sito dell’albergo. Qualora il test dovesse risultare positivo (e il cliente essere costretto alla quarantena), l’albergo promette al cliente di “trasformare il tuo appartamento in un centro sanitario privato: con specialisti esterni, forniamo servizi sanitari come assistenza infermieristica, consegna di cibo e servizio di chef personale, il tutto con la massima igiene e sotto controllo medico”. In altre parole, una piccola clinica privata di lusso dove trascorrere il periodo di quarantena.
Qui ai clienti vengono garantiti tutti i comfort degni di un hotel di lusso. Da quello che viene definito “home office personale” e connessione Internet ad alta velocità in fibra ottica ad “uno dei migliori programmi di intrattenimento del settore” (senza però specificare quale sia). Del pacchetto offerto ai clienti ricchi ma in isolamento non può non essere offerta una cucina di elevato livello. Niente pasti precotti trasportati da chissà dove e serviti freddi come quelli dei centri di emergenza: “Il nostro chef personale soddisferà i più elevati standard di assistenza sanitaria e si assicurerà che i pasti siano preparati per supportare la tua salute”. Anche i servizi sanitari sono “a la carte”: vanno da controlli giornalieri (due volte al giorno) da parte del personale medico a 24 ore di assistenza infermieristica dedicata. “Forniamo il monitoraggio della salute personale 24 ore su 24, 7 giorni su 7”.Nel caso, poi, in cui la situazione del cliente/paziente dovesse peggiorare, “i nostri appartamenti sono situati in posizione centrale e nelle immediate vicinanze di ospedali di emergenza”.
Anche qui, ovviamente, niente code al pronto soccorso: ma “accesso rapido” a una clinica privata “con opzioni di trattamento all’avanguardia”. Inutile dire che un servizio simile è costoso e quindi per pochi. Il titolare della catena di alberghi che gestisce questi alloggi in Svizzera ha dichiarato al Washington Post di avere da quattro a sei richieste al giorno. Molte per servizi così complessi. Anzi, l’idea pare essere piaciuta anche ad altre catene di alberghi di lusso (in Thailandia e in Australia) che hanno cominciato a pensare a “pacchetti corona virus” per i propri clienti.
Davvero il corona virus ha reso tutti uguali? Pare proprio di no. Specie se si considera che mentre in Svizzera (o in Thailandia) la quarantena è un memento si piacere trascorso in un resort di lusso, in altri posti, a chi è in quarantena non viene permesso di uscire di casa nemmeno da morti. A Borghetto, in Liguria, nell’abitazione in isolamento preventivo, una signora ha dovuto lasciare sul pavimento il corpo del marito morto per oltre 24 ore in attesa dell’esito del tampone (il protocollo sanitario lo prevede). Della vicenda si sono interessati anche il sindaco del piccolo paesino e il presidente della regione Liguria. E pochi giorni fa, un 52enne di Bellante, che aveva accusato forti dolori al torace, per paura del contagio da Covid 19 non aveva chiamato i soccorsi: è stato trovato morto per infarto due giorni dopo. Lo stesso era avvenuto qualche giorno prima a un 62enne di Teramo.
E pensare che c’è ancora chi pensa che, durante le epidemie, tutti sono uguali di fronte alle emergenze.