Il 2021 è un anno particolarmente importante per le relazioni internazionali e le prospettive geopolitiche dell’Italia. Il Mediterraneo e il focus alimentare restano le priorità su cui confrontarsi con gli altri protagonisti politici dello scacchiere mondiale. Nell’ambito delle riunioni della Presidenza italiana del G20, il 19 e 20 aprile si è tenuta in modalità online la prima Riunione degli Esperti Agricoli (Agriculture Deputies Meeting), organizzata dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Durante la riunione sono state presentate le relazioni preparate dalla FAO e dall’OCSE sul raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 e sulla Food Coalition introdotte da Máximo Torero, Chief Economist della FAO e sulla resilienza in agricoltura introdotta da Guillaume Gruère, Senior Policy Analist dell’OCSE.
La Presidente degli Esperti Agricoli del G20, Graziella Romito, ha presentato le priorità della Presidenza italiana sulla sostenibilità e resilienza dei sistemi agroalimentari e sul raggiungimento dell’obiettivo fame zero. La Presidenza del G20 ha illustrato le azioni concrete che intende promuovere per contribuire concretamente all’obiettivo fame zero e ha confermato l’idea di dare visibilità alle buone prassi in materia di agricoltura sostenibile. L’efficacia del protagonismo italiano e la sempre più crescente importanza della Dieta Mediterranea in tutto il mondo spingono molte associazioni e organizzazioni e porre l’accento sulla valorizzazione e tracciabilità dei cereali del Mediterraneo. Per una sana alimentazione e per una dieta salutare i cereali sono una componente fondamentale e rappresentano un’ottima fonte energetica in quanto apportano all’organismo umano proteine, sali minerali, vitamine e molte fibre.
Nell’ottobre 2019, la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) italiana rappresenta l’8.1% di quella complessiva dell’Unione Europea che è pari a 162.7 milioni di ettari. Il profilo agricolo italiano è più simile a quello del sottoinsieme degli altri stati mediterranei, nei quali incidono di più, rispetto all’Italia, i prati permanenti e i pascoli (33%), ma importanti restano le coltivazioni cerealicole. Il 31.4% delle aziende agricole che coltivano cereali in Italia ha dichiarato di non aver subito alcun impatto dall’emergenza sanitaria. Attualmente, gran parte dell’attenzione degli esperti è incentrata sui processi organizzativi e sulla sinergia che le aziende cerealicole del Mediterraneo devono azionare. Un progetto dedicato a tali tematiche, che ha per titolo “Governance of small mediterranean farms with a cereal vocation” (Go.S.Fa.Med), che è stato proposto alla Fondazione Prima, intende accrescere il settore della filiera cerealicola, con azioni precise di marketing, di accesso ai finanziamenti e con una gestione sostenibile e innovativa delle piccole aziende agricole. Questo progetto dedica attenzione alle problematiche ambientali e alla tutela del consumatore, con l’importanza che devono avere rintracciabilità e caratteristiche igienico sanitarie del prodotto, attraverso l’apporto dell’innovazione tecnologica, al fine di migliorare e ottimizzare le fasi di produzione, trasformazione e vendita.
Il progetto Go.S.Fa.Med, che è coordinato dall’Università Federico II di Napoli e da Gi & Me Association, presieduta da Franz Martinelli, punta a riunire i diversi attori della filiera cerealicola dalla coltivazione alla lavorazione dei prodotti locali. L’importanza di tali dinamiche gestionali e organizzative è confermata anche da Angelo Riccaboni, Presidente del Santa Chiara Lab e della Fondazione PRIMA, che nel corso degli anni ha sempre sostenuto lo sviluppo del territorio mediterraneo attraverso l’implementazione di “processi di innovazione, incentivando l’occupazione giovanile attraverso un’adeguata attività formativa. Sviluppare politiche in grado di incentivare l’azione dei privati per promuovere la sostenibilità come leva del mercato, includendo le organizzazioni di produttori agricoli, le cooperative, le piccole e medie imprese e le grandi corporazioni internazionali”.
Lo scacchiere mediterraneo, che vede il protagonismo dei cereali di produzione locale, è una valida architettura alimentare internazionale, come sottolineato dalla Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition, che con i processi organizzativi delle piccole aziende agricole, rivisto attraverso una collaborazione diretta e una condivisione dei dati, spinge verso una maggiore competitività nei mercati internazionali, adattando la produzione e la lavorazione alle diversificate richieste dei consumatori.