Già prima delle piogge torrenziali che hanno caratterizzato buona parte della cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici, sul comitato organizzatore era piovuta una valanga di polemiche.
Presentate come una novità assoluta in termini di eco-sostenibilità, le Olimpiadi si sono rivelate un flop di dimensioni globali. A cominciare dalla decisione di utilizzare la Senna per alcune attività: ha costretto gli organizzatori a rendere le acque se non potabili almeno non tossiche (come ha cercato di dimostrare la sindaca di Parigi, facendo un bagno nel fiume prima dell’inaugurazione). Una decisione costata una montagna di soldi e sbandierata con il bagno della sindaca nelle acque “pulite” della Senna. Peccato che i prelievi effettuati dalla Fondazione Surfrider abbiano mostrato livelli di inquinamento ancora al di sopra della soglia consentita.
Anche la decisione di arredare gli alloggi degli atleti con letti “verdi”, fatti di cartone riciclato e riciclabile, ha ricevuto non poche critiche. Sui social network i commenti degli atleti che se li sono trovati nelle camerette del villaggio olimpico parlano di letti troppo duri: in un video su TikTok, la pallanuotista australiana Tilly Kearns li ha definiti “duri come la roccia” anche se per dormire si usa la parte più morbida del materasso.
Molte le critiche anche per il cibo (importantissimo per la preparazione di atleti a questi livelli). Gli organizzatori olimpici avevano vantato la presenza di chef di livello Michelin e un cibo “a basse emissioni di CO2” e “al 60% vegano” (dichiarazione poco chiara: un cibo o è vegano o non lo è). Salvo poi inserire nei menù dell’inaugurazione il foie gras. Cibo certo non verde e tanto meno vegano che provoca una sofferenza indicibile alle povere oche per la pratica del “gavage”, l’alimentazione forzata degli uccelli per ingrossarne il fegato. Alcuni gruppi sportivi si sono lamentati sia della qualità che della quantità. Al punto che alcune squadre hanno deciso di fare da sé: il team britannico ha affittato un’intera scuola di catering nella vicina Clichy come base di appoggio per le proprie esigenze, pieno di forniture di Aldi e di un team di cuochi in loco supervisionati dalla nutrizionista sportiva Wendy Martinson.
Deux poids, deux mesures, “due pesi e due misure” anche per gli sponsor. Ai Giochi Olimpici e Paraolimpici di Parigi avrebbero dovuto essere bandite le bottiglie di plastica monouso. A meno di non essere uno dei maggiori sponsor dell’evento mondiale. A un’azienda è stato consentito di continuare ad usare la plastica per le proprie bevande. “Più della metà dei 18 milioni di bevande previste” saranno servite non in bottiglie di plastica monouso, hanno detto in una intervista. E le altre? Facile prevedere che saranno utilizzate quelle in plastica. Secondo le previsioni saranno utilizzate non una o due bottigliette in plastica: circa 6,4 milioni, secondo un portavoce del comitato organizzatore delle Olimpiadi. Come sempre ridicola la giustificazione degli organizzatori per i quali era il meglio che si poteva fare. Un modo per fare quello che potrebbe sembrare una forma di greenwashing: presentarsi “verdi” anche se poi, nella realtà, di verde c’è ben poco.
Proprio per ridurre le emissioni, uno dei punti di forza di quelle che sono state presentate come “le Olimpiadi più grandi della storia” avrebbe dovuto essere concentrare tutto in uno spazio ridotto. Anche qui, però, si tratta di una mezza verità: le gare di surf si svolgeranno nelle acque intorno all’isola di Tahiti, nella Polinesia francese. A più di 15.000 chilometri di distanza da Parigi! Altro che chilometro zero (e non si dica che non c’erano località marittime più vicine!). L’obiettivo dichiarato di Parigi 2024 era concentrare tutto in non più di dieci chilometri dallo stadio e dal centro di Parigi. Una decisione che è l’esatto opposto della politica dei “15 minuti” finora tanto sbandierata dalla sindaca secondo la quale i cittadini dovrebbero avere accesso a ogni servizio (inclusi quelli sportivi) a una distanza di non più di 15 minuti (a piedi).
Pare non esserci settore sul quale l’organizzazione non stia ricevendo fiumi di polemiche. Sia da parte dei parigini e dei francesi, in generale, che da parte dei turisti. La zona centrale della capitale francese è stata blindata. Gli accessi chiusi e controllati. Questo ha prodotto un danno economico non indifferente. Non solo alle attrazioni turistiche (a cominciare dai musei) ma anche ai locali che speravano nelle Olimpiadi 20-24 (visto che oggi tutti si ostinano a chiamarle così “venti-ventiquattro” e non come sarebbe corretto “2024”, ovvero “duemilaventiquattro”) per rilanciare la propria azienda.
La decisione di “blindare” la zona dei giochi e lasciare fuori tutto il resto ha creato un caos senza precedenti nei trasporti sia privati che pubblici. E non è bastato fingere che il traffico è perfettamente sotto controllo. Anche dopo gli attentati alla metro, in molte zone si sono creati ingorghi interminabili che faranno aumentare le emissioni in modo impressionante. Anche la metropolitana è sovraffollata: testimoni affermano che, a volte, bisogna aspettare la seconda corsa per salire. E come se non bastasse, durante le Olimpiadi il costo dei biglietti della metropolitana è aumentato passando dai 2,15 attuali, a 4 euro (contrariamente a quanto dichiarato nel 2021 da Tony Estanguet, presidente del Comitato organizzatore dei Giochi, che aveva promesso trasporti pubblici gratuiti per i possessori di un biglietto).
Per la gestione delle Olimpiadi di Parigi si è fatto un ricorso massiccio dell’Intelligenza Artificiale: dall’organizzazione, alla razionalizzazione del consumo di energia e acqua, alla sicurezza (fino all’ultimo non è chiaro se si ricorrerà al riconoscimento facciale, vietato dalla legge francese ma per il quale gli organizzatori avevano chiesto di poter andare in deroga), e perfino per la preparazione degli highlight, degli eventi. Ma come dovrebbe essere ormai chiaro a tutti, l’utilizzo di questi sistemi è tutt’altro che verde. Così come non sono “verdi” le infrastrutture costruite per la serata inaugurale. Presentata come una prima volta assoluta, la manifestazione di presentazione delle squadre nazionali si è tenuta non in uno stadio ma lungo un percorso di circa sei chilometri lungo le acque della Senna: le squadre sono state caricate (una, due o tre alla volta a seconda del numero di atleti) su decine e decine di imbarcazioni e costrette a sfilare lungo il fiume sotto la pioggia scrosciante. Naturalmente nessuno ha parlato della CO2 emessa da questi natanti). Ma basta una rapido calcolo per averne un’idea: oltre 200 paesi significa almeno una settantina di barche (o le stesse ma per più tratte) per un percorso di sei chilometri…
Tutto questo mentre, intorno a loro, si svolgevano sfilate e eventi di intrattenimento che hanno sollevato – anche questi – non poche polemiche. Come la decisione di organizzare una rivisitazione dell’Ultima cena di Leonardo in versione “queer” tra drag-queen, baci gay, puffi seminudi e chi più ne ha più ne metta. Una rappresentazione che ha fatto infuriare anche Salvatore J. Cordileone, arcivescovo di San Francisco. Parlando di questa rappresentazione, l’arcivescovo ha usato toni durissimi: “Il fondamentalismo secolare si è ormai infiltrato nelle Olimpiadi, arrivando persino a bestemmiare la religione di oltre un miliardo di persone”, ha detto Cordileone. Che ha aggiunto: “Farebbero lo stesso con qualsiasi altra religione?”. Più che corretta e condivisibile la domanda dell’alto prelato in un post su X. Come mai, vista la globalità dell’evento, gli organizzatori non hanno fatto lo stesso nei confronti di altre religioni? O di altri gruppi?
A proposito dei gruppi nazionali, anche su questo tema ci sarebbe molto da dire (e da ridire): alle Olimpiadi di Parigi non è stato consentito di partecipare sotto la propria bandiera agli atleti russi e bielorussi. Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha consentono agli atleti russi e bielorussi di competere solo se non sostengono attivamente la guerra o non lavorano per l’esercito o gli apparati di sicurezza nazionale di nessuno dei due paesi. Una decisione che non è servita a molto: secondo un recente articolo sarebbero almeno tre gli atleti di questi paesi presenti alle Olimpiadi ad dichiarato apertamente la propria posizione. Ma l’aspetto più incredibile è un altro: la motivazione ufficiale è che “costituisce una violazione della Carta Olimpica in quanto viola l’integrità territoriale del NOC dell’Ucraina, come riconosciuto dal CIO in conformità con la Carta Olimpica”. Il CIO non ha spiegato come mai questi due paesi sono stati penalizzati ed esclusi dal novero degli oltre 200 presenti. Ma per per gli atleti provenienti da altri paesi “invasori” non sono stati presi gli stessi provvedimenti. Per non parlare del fatto che tra i partecipanti alle Olimpiadi ci sono atleti provenienti da paesi questi accusati di violazioni dei diritti umani e oggetto di provvedimenti da parte delle massime autorità internazionali (come la Corte Internazionale di Giustizia o la Corte Penale Internazionale o l’Assemblea delle Nazioni Unite). Inspiegabilmente, a questi atleti non è stata imposta alcuna limitazione: erano presenti alla sfilata inaugurale (uno di questi paesi – inutile dire quale – abbia bombardato una scuola e ucciso decine di civili innocenti tra cui molti bambini proprio nel giorno dell’inaugurazione dei Giochi Olimpici). Un altro deux poids, deux mesures.
Ogni volta che si organizzano eventi internazionali come questi, l’imperativo è dare un’immagine di pulizia e funzionalità. E allora via i clochard, cacciati e allontanati dalle zone aperte al pubblico per non dare un’immagine “sbagliata” di Parigi. Il centro di accoglienza, assistenza e orientamento di Médecins du Monde a Saint-Denis è stato chiuso per tutta la durata delle Olimpiadi. Si dice temporaneamente ma non ci sono certezze per il futuro. Situato a poche centinaia di metri dai principali siti dei Giochi, il centro trasferirà le sue attività a Pantin e Bobigny, comuni vicini. “È una notizia terribile per noi, perché c’è il rischio concreto di perdere i nostri pazienti e interrompere le cure in corso. Molte persone rinunceranno all’assistenza sanitaria quest’estate, ed è molto difficile capire qual è, e quale sarà, l’impatto sulla loro salute”. Il collettivo “Le revers de la médaille”, che conta circa 100 associazioni e ONG che lavorano su Parigi e l’Île-de-France, ha denunciato espulsioni e sgomberi di massa di senzatetto, migranti, lavoratori del sesso, consumatori di droga, da luoghi occupati, accampamenti o baraccopoli, con spostamenti al di fuori della Regione. Non c’è spazio per gli “indesiderabili”, afferma Antoine de Clerck, coordinatore del collettivo. Perché? Per mantenere un’immagine. A giugno era stato pubblicato un rapporto “An de nettoyage social avant les JOP : “Circulez, y a rien à voir” che faceva il punto sulle politiche repressive adottate dal governo francese dal 26 aprile 2023 al 30 maggio 2024, basandosi su dati e osservazioni raccolti sul campo: in questo lasso di tempo sarebbero stati registrati 138 sgomberi nella Regione dell’Île-de-France, di cui 4 baraccopoli, 34 accampamenti, 33 occupazioni abusive e 7 sgomberi di persone senza fissa dimora. Tutto questo per dare di Parigi Olimpica un’immagine diversa da quella reale.
Eppure i giochi Olimpici dovrebbero essere un momento dedicato allo sport e al di fuori di ogni controversia politica. Un momento di inclusione sociale. Un tempo, quando ci “celebravano” le Olimpiadi, anche le guerre venivano sospese. Poi, una volta terminati i giochi, i paesi ricominciavano – ipocritamente – a combattere. Da alcuni decenni non è più così: i giochi sono uno strumento di propaganda geopolitica. Si pensi alle Olimpiadi del 1936, a Berlino, quando, sul podio, J.Owens e un altro atleta alzarono il pugno nero con un guanto nero in risposta alle politiche razziste di Hitler. O alle Olimpiadi di Montreal, boicottate da 29 paesi che protestavano per la partecipazione della Nuova Zelanda rea di aver fatto un tour nel Sudafrica dell’apartheid per giocare a rugby. O ai Giochi del 1980 a Mosca e a quelli del 1984 a Los Angeles, rispettivamente boicottati dagli Stati Uniti d’America e dall’ URSS.
Le Olimpiadi di Parigi non sono da meno. L’unica cosa che sono riuscite a fare è stato sbandierare una eco-sostenibilità che però è ancora tutta da dimostrare. Una voglia di “sbandierare” che è iniziata male già durante la cerimonia di apertura: il momento clou della manifestazione è stato organizzato così bene che la bandiera dei giochi è stata issata sull’asta al contrario! Un gesto non da poco: in eventi di questo tipo, la cerimonia della bandiera è la più formale e istituzionale (oltre che tra le più emozionanti). I Giochi Olimpici 2024 verranno ricordati per essere iniziati con la bandiera bianca con i cinque cerchi che sventolava a testa in giù…e non solo sull’asta.