La notizia è di quelle che lasciano a bocca aperta (letteralmente): in Namibia il governo ha deciso di abbattere 723 animali selvatici, tra cui 83 elefanti. Scopo di questa decisione reperire cibo per gli abitanti di alcune zone del paese dove, a causa della siccità che ha colpito l’Africa meridionale e della povertà, sono maggiori le difficoltà a sfamarsi.
A confermare che non si tratta di una bufala (il piano prevede di abbattere anche una sessantina di bufali) il ministero dell’Ambiente, che ha sottolineato che ha confermato che il governo è di fronte ad una scelta difficile. Si prevede che con l’aumentare della desertificazione e con l’impoverimento della popolazione i conflitti tra esseri umani e fauna selvatica aumenteranno “se le autorità non interverranno”. Per questo il governo di Windhoek ha deciso di abbattere oltre agli 83 elefanti e ai 60 bufali anche 30 ippopotami, oltre a 50 impala, 100 gnu blu, 300 zebre e 100 antilopi delle savane. “Questo esercizio è necessario ed è in linea con il nostro mandato costituzionale in cui le nostre risorse naturali vengono utilizzate a beneficio dei cittadini namibiani”, ha sottolineato il governo. L’Africa meridionale sta affrontando la peggiore siccità degli ultimi decenni. Secondo i dati delle Nazioni Unite, il mese scorso la Namibia ha esaurito l’84 percento delle sue riserve alimentari e si stima che quasi la metà della sua popolazione sarà esposta prossimamente ad alti livelli di insicurezza alimentare.
Non è la prima volta che il governo della Namibia decide di autorizzare l’abbattimento di elefanti e animali selvatici. Nel 2021, gli abbattimenti furono stati giustificati con la scusa della sicurezza. Il ministro dell’Ambiente e del Turismo Pohamba Shifeta parlò di un’impennata di incidenti tra uomo e fauna selvatica nell’area nord-orientale dello Stato africano. Secondo il ministro, i principali responsabili sarebbero stati gli elefanti. I loro attacchi avrebbero prodotto danni alle coltivazioni, alle infrastrutture idriche e alle proprietà in nove delle 14 regioni del Paese. Anche i bufali erano finiti sotto attacco accusati di distruggere i raccolti nella regione dello Zambesi, che confina con il Botswana e lo Zambia. E così i leoni accusati di causare vittime tra il bestiame. In quell’occasione la decisione di abbattere decine di animali suscitò un’ondata di polemiche tra le Associazioni animaliste, che presentarono numerose petizioni a tutela dei diritti degli animali.
Ma la Namibia non era nuova a decisioni simili: l’anno prima, nel 2020, il governo aveva deciso non di abbattere ma di vendere 170 dei 28mila elefanti presenti sul proprio territorio. In quel caso, la giustificazione fornita dalle autorità parlava di fenomeni di desertificazione e del fatto che il territorio non era più in grado di garantire sostentamento nemmeno ai grandi erbivori. In quell’occasione il ministro dell’Ambiente, Pohamba Shifeta, aveva giustificato la scelta del governo affermando che si è resa necessaria “a causa della siccità e della crescita del loro numero, accanto a casi di conflitto con gli esseri umani” e aveva aggiunto che la misura è stata scelta dopo le critiche all’abbattimento di un certo numero di animali. In altre parole avevano deciso di venderli per proteggerli.
Ora a distanza di quattro anni si torna a parlare di abbattere centinaia di animali selvatici. Elefanti, leoni, bufali e in altri paesi, orsi, lupi e molte altre specie colpevoli di una cosa sola: essere parte di un ecosistema che l’uomo sta distruggendo.