La quantità di cibo prodotta nel mondo sarebbe sufficiente per sfamare tutti gli abitanti del pianeta. Invece, oltre 733 milioni di persone soffrono la fame e la malnutrizione.
Tra le cause di questa assurdità ci sono le perdite e gli sprechi alimentari che riducono la quantità di cibo disponibile per il consumo, contribuendo all’insicurezza alimentare, e causano molti altri problemi (dallo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali al consumo di energia e molto altro ancora).
É vero che molti degli alimenti più nutrienti, come i prodotti freschi, la pesca e i prodotti animali, sono altamente deperibili. Ma questo non giustifica le perdite che nell’ultimo periodo hanno raggiunto dimensioni spaventose. Secondo i dati forniti dalla FAO nel 2023, ogni anno vengono scartati 120kg a persona di prodotti alimentari prima ancora di essere messi in vendita. Un altro rapporto, questa volta dell’UNEP, afferma che nelle fasi successive vengono scartati altri 132 kg di risorse alimentari a persona per anno. Quantità enormi di cibo che potrebbero sfamare decine e decine milioni di bambini che invece muoiono di fame. Letteralmente.
Ma non basta. Le perdite e gli sprechi alimentari spesso si traducono anche in una perdita economica. Sia per i produttori che, soprattutto, per i consumatori. Tutto questo ha un impatto non indifferente. Lo spreco alimentare ha un peso considerevole anche sui consumi di energia e sull’utilizzo delle discariche: contribuisce all’8-10% delle emissioni totali del sistema agroalimentare, con conseguenze sul cambiamento climatico e sulla sostenibilità ambientale.
Due giorni fa, il 28 settembre si sono chiusi i lavori del G7 Agricoltura. Paese ospite l’Italia. Tra i partecipanti oltre ai ministri dei Paesi del G7, il Commissario europeo per l’Agricoltura, la Commissaria dell’Unione Africana per l’Agricoltura e i vertici delle tre agenzie ONU del polo romano (FAO, IFAD, WFP), dell’OCSE e del CGIAR. I temi trattati hanno riguardato fondamentalmente quattro aree tematiche considerate “prioritarie” e individuate dalla Presidenza italiana: scienza e innovazione in agricoltura per l’adattamento ai cambiamenti climatici; giovani generazioni come agenti di cambiamento in agricoltura; contributo della pesca e dell’acquacoltura sostenibili alla sicurezza alimentare; contributo del G7 allo sviluppo dell’agricoltura nel continente africano.
Le autorità non hanno mancato di utilizzare la parola chiave che ormai da qualche anno riecheggia in tutti gli incontri di alto livello: “In linea con il lavoro svolto nelle precedenti riunioni ministeriali del G7 Agricoltura, i lavori si concentreranno sulla resilienza e la sostenibilità dell’agricoltura e dei sistemi alimentari” si legge sul sito ufficiale dell’evento. Resilienza. Sostenibilità. Peccato che nessuno abbia pensato a parlare di sprechi o di come fare per ridurre la spaventosa quantità di cibo che ogni anno viene buttata.
Se ne parlerà, con molti approfondimenti, in radio, questo pomeriggio, in occasione della Giornata Internazionale di Sensibilizzazione sulla Riduzione delle Perdite e degli Sprechi Alimentari introdotta dalle Nazioni Unite il 19 dicembre 2019. Un momento importante per cercare di capire come è possibile che ancora oggi sia possibile che 733 milioni di persone muoiono di fame, mentre ogni anno vengono buttate oltre 1,2 miliardi di tonnellate di cibo.