Il grande Albert Einstein pensava che le bugie sono più facili da riconoscere rispetto alla verità. Oggi, possiamo affermare con certezza che è difficile individuare anche la falsità e sopratutto le notizie false. Torno a parlare ancora una volta di fake news, perché in questi ultimi giorni è stata diffusa la notizia che Fra Biagio Conte fosse morto.
Biagio Conte è un missionario laico siciliano che ha speso la sua vita per gli altri e al servizio degli altri. Sta combattendo una dura lotta contro un tumore e le sue condizioni rimangono gravi. Continua a vivere con coraggio e forza, donando sorrisi a tutti e sulla sua finestra c’è un messaggio: “Fratel Biagio sente nel cuore di continuare a pregare e fare penitenza, ritirandosi in totale vita eremitica di forte clausura. Non posso rispondere a nessuno, ma sappiate che pregherò per tutti voi, voi pregate anche per me, per il mondo intero. Grazie, Buon Gesù, per quest’altra penitenza che mi hai affidato”. In mezzo a tanto dolore c’è anche chi spera di ottenere like e condivisioni, diffondendo la notizia della sua morte e facendo soffrire quanti lo amano.
Oggi, le fake news sono diventate a tutti gli effetti “un’arma di distruzione” e a dimostrarlo è il conflitto russo-ucraino. Mi sono documentato e ho studiato tanto questo fenomeno, parlandone anche all’estero con altri esperti. C’è la prova tangibile che si stanno utilizzando elementi di disinformazione e di misinformazione e per cercare di capire di cosa si tratta bisogna fare una distinzione. La disinformazione permette di immettere nel mercato dell’informazione una notizia falsa e tento di diffonderla il più possibile. La misinformazione avviene quando condivido la notizia falsa inconsapevolmente non rendendomi conto che è falsa la faccio girare. Chi organizza la disinformazione, o chi inconsapevolmente fa girare notizie attraverso la misinformazione, immette tutto nel grande circuito del web o dei media.
Il rischio che corriamo è la possibilità che circolino delle verità parallele, nate dall’effetto della disintermediazione. Ognuno di noi può pubblicare sui social e ha la libertà di scrivere un post o di caricare un video che annuncia una notizia falsa. Questo genera una progressione che è davvero pericolosa.
Nel volume Giornalismi, scritto con il collega e amico Andrea Altinier, abbiamo tracciato un modello, che abbiamo definito esagono delle fake news. L’esagono evidenzia due aspetti: la velocità e la crossmedialità, ossia la capacità di passare da un media ad un altro, fanno si che le fake news, immesse nel vortice della nuova comunicazione, abbiano un peso, una capacità di produrre danni enormemente più grande e oggi ancor di più rispetto a qualunque altro momento storico. Per non parlare poi delle piattaforme dedicate alla messaggistica istantanea come Whatsapp e Telegram in cui, in poco tempo, le notizie diventano virali ed è impossibile fermarle.
A Bigio Conte è successo proprio questo ed è l’ultima vittima delle fake news. Eccellenti personaggi dello spettacolo del mondo dello sport hanno vissuto situazioni simili. Nel 2009, si diffuse la falsa notizia della morte del mio amico Bruno Pizzul. Stessa bufala per Bud Spencer e il figlio, Giuseppe Pedersoli, fu costretto a smentire.
Ecco che cosa accade: viene diffusa l’informazione falsa e immediatamente viene condivisa, spesso in buona fede, dalle persone. Il giornalista che pensa di dare per primo la notizia e non la verifica la immette nel mercato dell’informazione. L’attività di debunking diventa sempre più difficile da attuare, poiché moltissime notizie sono costruite in maniera perfetta e bisogna riuscire a smascherare l’inganno. Diventa improcrastinabile il superamento della crisi del giornalismo che deve riacquistare il suo ruolo di “Cane da guardia della democrazia” proprio mettendo in campo un’opera costante di smentita delle fake news. In questa battaglia diventa fondamentale il “fact checking”, il controllo delle fonti un tempo rigorosa regola dei media tradizionali.
Ci sono alcuni numeri interessanti da ricordare. Gli italiani che durante l’emergenza sanitaria hanno trovato, sul web e sui social media, notizie che poi si sono rivelate false o sbagliate su origini, modalità di contagio, sintomi, misure di contenimento o cure relative al covid-19 sono stati 29 milioni (il 57% del totale). Accade perché solitamente, non cerchiamo verità in rete, ma quello che conferma la nostra convinzione. Sociologicamente si chiama “pregiudizio di conferma” ossia vogliamo confermare quello che noi pensiamo. A volte, confermiamo anche la nostra ignoranza e la nostra presunzione di essere preparati sull’argomento. Quando la notizia arriva attraverso un circuito di persone che conosciamo preferiamo non smentirla. Una statistica molto complessa ci dice che il 60% delle persone che postano notizie falsa, tendenzialmente anche di fronte ad una smentita ufficiale, continuano a tenerle sul loro profilo.
Si è cercato di creare degli impianti normativi per fermare le fake news. La Commissione Europea ha sfidato la disinformazione, dicendosi pronta ad inasprire le regole del codice di condotta, ma ad oggi non c’è una norma che riesce a mettere un freno alle notizie false. Risulta molto difficile combatterle, perché parliamo di un macro fenomeno internazionale. Abbiamo anche un nuovo universo che è quello del Metaverso ancora poco conosciuto in cui è quasi impossibile riconoscere la verità dalla finzione o il reale dal virtuale.
Che cosa possiamo fare? Dobbiamo lavorare tantissimo e credo che l’opera di sensibilizzazione non debba mai arrestarsi. Dietro l’industria delle fake news si muovono grandi interessi e noi abbiamo bisogno che nasca un nuovo umanesimo sociale e culturale. Lottare contro la disinformazione significa spendere ogni energia e significa parlarne anche nelle scuole. Vi è la necessità di ragionare su quella che è l’idea di verità, perché quella che sta scomparendo è l’idea di verità. Tutto diventa opinabile e lo dimostra anche la guerra tra Russia e Ucraina. I media ci presentano un susseguirsi di inviati che usano il condizionale ed è chiaro che quel tipo di narrazione può essere smentita da un momento all’altro dal Presidente russo o dal Presidente ucraino.
Stiamo attenti soprattutto quando navighiamo sui social perché compiamo tre operazioni: mettere like, commentare e condividere un contenuto. È vero diventiamo protagonisti della scena, ma ci assumiamo la responsabilità di decuplicare il valore di una fake news.
Un pensiero e una preghiera speciale vanno a Fra Biagio Conte che ha scelto di dedicare la sua vita agli ultimi ed è una cosa su cui dovremmo riflettere anche noi, evitando di lasciarci coinvolgere dai tanti “ismi” di questa società (egoismi, relativismi, cattivismi…).