Ormai siamo tutti “green”, verdi. A sentire gli spot alla televisione sembra che nessuna delle grandi aziende che investe cifre da capogiro in politiche di greenwashing, emetta sostanze inquinanti. Anche la Commissione Europea con il suo New Green Deal pare voler fare la propria parte per salvare il pianeta. O almeno la parte che riguarda l’Europa.
Poi, però, i ricercatori analizzano i dati, approfondiscono la materia e scoprono che non è così: in Europa, ogni anno più di 1.200 tra bambini e ragazzi muoiono prematuramente a causa dell’inquinamento dell’aria. “Ogni anno in Europa vengono persi circa 110.000 anni di vita per le persone di età inferiore ai 18 anni”. Sono i risultati del rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente AEA pubblicato alla fine di aprile (strano che nessuno ne abbia parlato, neanche in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente).
La situazione potrebbe essere ancora peggiore di quanto registrato: i dati utilizzati, infatti, si riferiscono solo ai paesi membri dell’Unione Europea più Norvegia, Islanda, Svizzera, Turchia, Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Macedonia del Nord, Kosovo, Liechtenstein e Serbia. Mancano nazioni estremamente inquinanti come il Regno Unito e soprattutto l’Ucraina dove anche a causa del conflitto in corso le emissioni sono elevatissime.
“Non si può pensare ai bambini come a dei piccoli adulti, quando si parla d’inquinamento atmosferico. Loro ne soffrono di più, già durante la gravidanza e ne subiscono gli effetti poi all’asilo e anche oltre. Stiamo deludendo i nostri figli sull’inquinamento atmosferico”, ha dichiarato Gerardo Sanchez Martinez, esperto di ambiente e salute presso l’AEA, in una intervista ad uno dei pochi media che ha avuto il coraggio di riportare questa notizia. A fargli eco, Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’AEA: “I livelli d’inquinamento atmosferico in tutta Europa sono ancora pericolosi e le politiche europee sulla qualità dell’aria dovrebbero mirare a proteggere tutti i cittadini, ma soprattutto i nostri bambini, che sono i più vulnerabili agli impatti sulla salute dell’inquinamento atmosferico”. “É urgente continuare a intensificare le misure a livello dell’Unione europea, a livello nazionale e locale, per proteggere i bambini, che non possono difendersi da soli. Il modo più sicuro per tenerli al sicuro è rendere più pulita l’aria che respiriamo tutti”.
Che fine hanno fatto le promesse fatte dalla presidente della Commissione Europea nella conferenza alla quale venne invitata la “piccola” Greta Thunberg (scatenando mille polemiche di europarlamentari preoccupati per la pandemia già iniziata e per il fatto che, secondo molti, sarebbe stato più opportuno sentire un “esperto” invece che la piccola Greta)? Secondo i ricercatori dell’AEA in Europa, “il 97% della popolazione, di tutte le età, è esposta a livelli di inquinamento atmosferico superiori a quelli ritenuti sicuri dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”.
Ovviamente “le politiche sulla qualità dell’aria dovrebbero proteggere la salute dei bambini e degli adolescenti tenendo esplicitamente conto delle differenze nella loro biologia e nelle loro vie di esposizione”. Invece, “le concentrazioni dei principali agenti inquinanti nell’aria rimane al di sopra dei livelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, principalmente nelle regioni dell’Europa centrale e orientale”. E dell’Italia. Il Bel Paese è tra quelli più a rischio come confermano i dati elevatissimi di inquinanti nella Pianura Padana. Migliorare la qualità dell’aria intorno alle scuole e agli asili, in altri contesti incentrati sui bambini e durante attività sportive potrebbe aiutare a ridurre l’esposizione.
Sorprendente (ma neanche tanto: i fautori dell’epigenetica lo ripetono da decenni), il fatto che i bambini sono colpiti dagli inquinanti dell’aria sin da quando sono nell’utero delle madri. Il particolato è stato collegato ad un aumentato rischio di aborto spontaneo e nati morti. L’inquinamento atmosferico ambientale aumenta il rischio che i bambini siano più piccoli durante la gravidanza (una condizione nota come “piccola per l’età gestazionale” o SGA), con un basso peso alla nascita. Anche i rischi di parti prematuri sono maggiori. Dopo la nascita, l’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di infezioni respiratorie nei bambini (tra cui infezioni acute delle basse vie respiratorie, polmonite, infezioni delle vie respiratorie superiori e otite media). L’aria inquinata potrebbe provocare nei bambini allergie, tra cui rinite allergica, eczemi e congiuntiviti.
Anche la funzione e lo sviluppo polmonare dei bambini sono influenzati dall’inquinamento atmosferico, in particolare dall’ozono e dal biossido di azoto (NO2) e da particelle fini (PM2.5): l’asma colpisce oltre il 9% dei bambini nell’UE. In molti pensano che l’asma e i suoi sintomi siano legati all’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico. Ma non basta. L’inquinamento atmosferico può anche essere responsabile anche di altri problemi di salute nei bambini. Secondo alcuni influirebbe sullo sviluppo del cervello dei bambini, contribuirebbe al deterioramento cognitivo e potrebbe svolgere un ruolo nello sviluppo di alcuni tipi di disturbi dello spettro autistico. Alcuni studi mostrerebbero anche un legame tra inquinamento atmosferico e la leucemia nei bambini.
Questi dati sarebbero confermati anche da un altro studio realizzato dall’Imperial College di Londra Impacts of air pollution across the life course – evidence highlight note (london.gov.uk). In Europa, l’inquinamento dell’aria uccide soprattutto i bambini e gli adolescenti. Loro non possono proteggersi dall’inquinamento atmosferico e dalle malattie che produce.
Nessuno chiede ai bambini cosa ne pensano dell’aria sporca che respirano. E nessuno si prende mai la briga di chiedere cosa si dovrebbe fare per migliorare la qualità dell’aria. A farlo, a prendersi cura di loro e della loro salute (e dell’ambiente) dovrebbero essere i più grandi. Magari smettendola di pensare a “fare soldi” con finte politiche “green” o con conferenze stampa-spettacolo.