“La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire”
A.Einstein.
Altro duro colpo contro il processo di pace in Medioriente: gli USA hanno utilizzato il proprio potere di veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per bloccare la proposta del Brasile che prevedeva non la fine del conflitto tra Israele e Hamas, ma solo delle “pause umanitarie” per consentire l’accesso degli aiuti umanitari alla Striscia di Gaza.
Il testo, pur “condannando inequivocabilmente gli atroci attacchi terroristici di Hamas”, ha ricevuto una amplissima maggioranza dei membri del CdS: ben 12 paesi su 15 hanno votato a favore. Due le astensioni: quelle della Russia e della Gran Bretagna. Contrari solo gli USA. Ma tanto basta per non far passare la mozione.
Il Consiglio di Sicurezza è l’organo delle Nazioni Unite che ha il compito di intervenire sulle minacce alla pace e alla sicurezza internazionale. Tra le sue responsabilità del mantenimento della pace sulla base del sistema di sicurezza collettiva. Può inviare raccomandazioni alle parti coinvolte in una controversia ma anche di applicare misure preventive o dirette contro gli Stati trasgressori. È composto da 15 paesi membri di cui cinque permanenti (Cina, Francia, Russia, Regno Unito e USA) e dieci eletti ogni due anni dall’Assemblea Generale delle NU tra quelli che abbiano fornito un importante contributo al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, considerando anche il criterio dell’equa distribuzione geografica. Le sue risoluzioni sono devono essere prese con una maggioranza qualificata di almeno nove membri ma i paesi membri permanenti hanno potere di veto.
La decisione degli USA di porre il veto alla mozione del Brasile e di impedire l’apertura di canali umanitari per aiutare i civili ha messo in luce, forse, il lato più oscuro della politica estera statunitense. Un modo di fare noto da decenni ma che, finora, era sempre stato celato sotto un alone di “democrazia” e di “pacifismo”.
Il modo di fare degli USA rappresenta un cambiamento radicale della politica estera americana. Fino a pochi giorni fa, il presidente americano Biden (seguito da numerosi leader e funzionari internazionali) chiedeva a Israele di rispettare “le leggi della guerra”, nella sua risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre contro i civili. Ora non è più così. Con la votazione al CdS, gli USA hanno detto senza mezzi termini qual è il loro obiettivo. Poco importa se, finora, sono oltre 2200 i civili palestinesi morti in pochi giorni. Poco importa se, gli israeliani, hanno tagliato luce e acqua a tutti a Gaza. Poco importa se così facendo hanno violato un numero incalcolabile di accordi internazionali e di trattati.
Rispettare le leggi della guerra significa rispettare quel complesso di trattati internazionali e regole per lo più scritte negli ultimi cento anni che dovrebbero regolamentare l’utilizzo della violenza tra Stati e garantire la vita dei civili evitando che questi scontri si trasformino in massacri indiscriminati. Secondo il primo protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 1977 “è vietato attaccare, distruggere, asportare o mettere fuori uso beni indispensabili alla sopravvivenza della popolazione civile, quali le derrate alimentari e le zone agricole che le producono, i raccolti, il bestiame, le installazioni e riserve di acqua potabile e le opere di irrigazione”. L’applicazione di norme note come “diritto internazionale dei conflitti armati” o “diritto internazionale umanitario” è una materia complicata. Ma mai come nel conflitto tra Palestina e Israele. Soprattutto a causa del fatto che nonostante oltre 139 membri delle Nazioni Unite hanno riconosciuto la Palestina come stato sovrano, alcuni non lo hanno mai voluto fare. E tra questi, in prima fila, ci sono proprio gli Stati Uniti d’America. Questo ha permesso a loro e ad altri paesi di assumere un comportamento incerto e, per certi versi, contraddittorio sotto molti punti di vista. Di fingere di non vedere cosa stesse accadendo. Non ora, ma da molti anni.
Ora la situazione è cambiata. La decisione degli USA di usare il proprio potere di membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per imporre la propria volontà nonostante la maggioranza schiacciante degli altri paesi è significativa. I paesi del CdS non chiedevano la pace. E nemmeno il rispetto degli accordi internazionali. Solo di creare dei corridoi umanitari per permettere alla popolazione civile di scappare. Di salvare vite umane. Gli USA hanno detto NO! Ma così facendo, potrebbero aver condannato a morte centinaia, migliaia di persone innocenti.
La scelta degli USA significa due cose. Prima di tutto, che i veri obiettivi del governo Biden non sono quelli dichiarati due anni fa nel suo primo discorso alle NU, quando disse di voler inaugurare un “periodo di pace”. Strano modo di fare la pace.
Ma soprattutto appare evidente che è venuto il momento per cambiare le regole di gestione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per evitare che in futuro un solo paese possa imporre alla maggioranza le proprie volontà alla maggioranza. Come è avvenuto per oltre mezzo secolo. Decenni che non sono bastati per capire che “la guerra non si può umanizzare, si può solo abolire”…