Bufera al Parlamento indiano: 141 deputati (di 11 diversi partiti a tutti dell’opposizione) sono stati sospesi per il resto della sessione invernale per aver protestato contro una recente violazione della sicurezza nei locali del Parlamento stesso.
L’origine delle proteste è stata l’irruzione nella Camera bassa del Parlamento di alcuni manifestanti mentre i parlamentari erano presenti. Gli intrusi, tutti arrestati, intendevano protestare contro il governo per le politiche economiche e la mancanza di opportunità di lavoro. Per questo hanno fatto esplodere alcuni ordigni non letali di gas colorato. I parlamentari dell’opposizione hanno chiesto al Primo ministro, Narendra Modi, e al ministro dell’Interno, Amit Shah, di fornire al Parlamento chiarimenti sull’incidente e di discutere la questione in aula. Il portavoce del BJP, il partito di maggioranza, si è rifiutato di farlo, affermando che la violazione della sicurezza non era di competenza del governo. Alle proteste dell’opposizione che sono seguite, il Parlamento ha risposto sospendendo oltre 140 deputati dell’opposizione per “grave cattiva condotta” e per aver preso parte a proteste che includevano canti e brandimenti di cartelli in Parlamento.
Il Parlamento ha accusato i membri dell’opposizione di aver interrotto i lavori. È la sospensione più massiccia di parlamentari della storia parlamentare indiana. In risposta, i parlamentari espulsi hanno accusato il governo del Bharatiya Janata Party (BJP) di attacco diretto alla democrazia e di aver creato una “anarchia”.
Secondo Karti Chidambaram del National Congress, partito di opposizione, continuando così il Parlamento “assomiglierà all’assemblea nordcoreana”. Il presidente del partito, Mallikarjun Kharge, ha sottolineato che detto che intenzione del governo è “spaventare” i partiti di opposizione, dato che in realtà il partito al governo gode già di una maggioranza piuttosto netta. Una decisione di carattere politico confermata da un altro dato: quasi due terzi dei parlamentari espulsi fanno parte della nuova coalizione di opposizione nota come INDIA (acronimo di Indian National Developmental Inclusive Alliance) che ha già dichiarato di volersi opporre al BJP nelle prossime elezioni, previste a maggio 2024. “Sfortunatamente, dobbiamo iniziare a scrivere necrologi per la democrazia parlamentare in India”, ha detto Shashi Tharoor, uno dei leader del partito e tra i deputati sospesi.
Dopo l’evento dei giorni scorsi, Manish Tewari, un altro dei deputati sospesi, ha accusato il governo di aver sospeso i parlamentari al fine di poter avere i numeri per approvare durante la sessione invernale alcune riforme al Codice penale che ha definito “draconiane”. “Il Parlamento è stato totalmente delegittimato”, ha detto Tewari.
Non è la prima volta che il governo Modi viene accusato di utilizzare metodi poco democratici. Il mese scorso, Mahua Moitra, deputato dell’opposizione e tra i più duri oppositori di Modi e del governo del BJP, è stato espulso dal Parlamento. Successivamente ha descritto il comitato etico parlamentare un “tribunale canguro”.
A novembre a lanciare pesanti accuse contro il governo indiano è stato anche il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America che già in precedenza aveva accusato un agente indiano di aver tentato di assassinare qualche mese prima un separatista sikh sul suolo statunitense. Il Dipartimento di Giustizia aveva affermato che un tale crimine sarebbe “contrario alla politica del governo”. L’accusa del Dipartimento di Giustizia conterrebbe prove riguardanti il presunto tentato omicidio di Gurpatwant Singh Pannun, cittadino statunitense, da parte di un ufficiale dell’intelligence indiana indicato solo come CC Secondo l’accusa, il CC-1 aveva “diretto il complotto per assassinare dall’India”. Pannun noto sostenitore del movimento Khalistan (dirige anche l’organizzazione statunitense Sikhs for Justice), che si batte per uno stato indipendente per i sikh nel Punjab, è stato dichiarato fuorilegge in India dopo le pesanti critiche verso il governo indiano.
A rafforzare la tesi statunitense il primo ministro canadese, Justin Trudeau, che, a settembre, aveva ribadito che erano “credibili” le accuse rivolte ad alcuni agenti del governo indiano che avrebbero ordinato l’omicidio di Hardeep Singh Nijjar, importante attivista sikh ucciso a giugno a colpi di arma da fuoco fuori da un tempio sikh nella Columbia Britannica.
Per Gurpatwant Singh Pannun, l’incriminazione confermerebbe un “palese caso di terrorismo transnazionale in India”. “Prima assassinando Nijjar in Canada e poi tentando di assassinare me sul suolo americano, l’India ha esteso al suolo straniero la sua politica di estromettere violentemente il movimento sikh privandolo del diritto all’autodeterminazione”.
Accuse negate dall’India, che ha definito entrambe “assurde”. Recente, Arindam Bagchi, portavoce del ministero degli Esteri indiano, ha descritto il caso come una “questione di preoccupazione” e ha affermato che le accuse del Dipartimento di Giustizia erano “contrarie alla politica del governo”. “Il nesso tra criminalità organizzata, traffico, traffico di armi ed estremisti a livello internazionale è una questione seria da considerare per le forze dell’ordine e le organizzazioni, ed è per questo motivo che è stata costituita una commissione d’inchiesta di alto livello e saremo guidati dai suoi risultati”, ha dichiarato.
Problemi che non hanno impedito, a settembre 2023, al presidente degli USA Joe Biden di ricambiarre la visita del Premier Modi di giugno e di stipulare accordi di collaborazione con l’India. Al termine dell’incontro è stata riaffermata “la stretta e duratura partnership tra India e Stati Uniti”. I leader hanno parlato di “partnership strategica in tutte le dimensioni della nostra agenda globale multiforme, basata sulla fiducia e sulla comprensione reciproca”.
I due leader hanno ribadito che i “valori condivisi di libertà, democrazia, diritti umani, inclusione, pluralismo e pari opportunità per tutti i cittadini sono fondamentali per il successo” di cui godono i rispettivi Paesi e che “questi valori rafforzano le nostre relazioni”. Biden ha anche elogiato la presidenza indiana del G20 per aver ulteriormente dimostrato come il G20 come forum stia ottenendo risultati importanti. I leader hanno ribadito il loro impegno e hanno espresso fiducia nel fatto che i risultati del vertice dei leader del G20 a Nuova Delhi potranno accelerare lo sviluppo sostenibile, rafforzare la cooperazione multilaterale e costruire un consenso globale intorno a politiche economiche inclusive per affrontare le nostre maggiori sfide comuni, tra cui la ridefinizione e l’espansione delle banche multilaterali di sviluppo.