Anche dopo le diverse sentenze della Corte di Giustizia Internazionale e della Corte Suprema delle Nazioni Unite, c’è chi cerca di giustificare il comportamento di Israele e i bombardamenti sulla Striscia di Gaza parlando dell’attacco di ottobre. Nessuno però parla di cosa ha fatto Israele ai bambini nei territori occupati negli ultimi vent’anni.
Secondo Save the Children, ogni anno, tra 500 e 700 “bambini palestinesi della Cisgiordania vengono processati e detenuti secondo la legge militare israeliana. Sono gli unici bambini al mondo ad essere sistematicamente processati da tribunali militari, con processi iniqui, arresti violenti, spesso notturni e interrogatori coercitivi”. L’accusa più comune che viene loro rivolta è il lancio di pietre. Per questo reato la pena può arrivare a 20 anni. “In prigione sono sottoposti ad abusi emotivi e fisici, l’assistenza sanitaria e il sostegno psicosociale sono per loro molto limitati” dice StC. A molti di questi bambini è impedito di ricevere visite da genitori e parenti. Non possono neanche incontrare i loro avvocati e il supporto legale è minimo.
Il maltrattamento dei minori palestinesi detenuti all’interno delle carceri israeliane è “diffuso, sistematico e istituzionalizzato”, secondo un rapporto dell’UNICEF che ha esaminato il sistema giudiziario militare israeliano per la detenzione di bambini palestinesi, trovando prove di pratiche che ha definito “trattamenti o punizioni crudeli, inumani e degradanti”. “In nessun altro Paese i bambini sono sistematicamente processati da tribunali militari minorili che, per definizione, non forniscono le garanzie necessarie per assicurare il rispetto dei loro diritti”, si legge nel rapporto.
Ad agosto 2023 (quindi PRIMA dell’attacco di Hamas), sono stati resi noti i dati sui bambini uccisi dalle forze armate israeliani. Secondo Human Rights Watch, “l’esercito israeliano e le forze di polizia di frontiera stanno uccidendo bambini palestinesi praticamente senza possibilità di accertamento delle responsabilità. L’anno scorso, il 2022, è stato l’anno più letale per i bambini palestinesi in Cisgiordania degli ultimi 15 anni e il 2023 è sulla buona strada per raggiungere o superare i livelli del 2022”. Solo ad agosto 2023, le forze israeliane avrebbero ucciso almeno 34 bambini palestinesi in Cisgiordania. Secondo HRW “le autorità israeliane hanno fatto un uso eccessivo della forza contro i palestinesi in situazioni di polizia per decenni”. E “le autorità hanno sistematicamente fallito nel ritenere le loro forze responsabili quando le forze di sicurezza uccidono palestinesi, compresi bambini, in circostanze in cui l’uso della forza letale non era giustificato dalle norme internazionali. Dal 2017 al 2021, meno dell’uno per cento delle denunce di violazioni da parte delle forze militari israeliane contro i palestinesi, tra cui uccisioni e altri abusi, ha portato a incriminazioni, ha riferito il gruppo israeliano per i diritti Yesh Din”.
A fronte di 614 civili palestinesi uccisi dalle forze armate israeliane (a dire che si trattava di civili e non di militari o terroristi sono state le Nazioni Unite) nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, solo tre soldati sono stati condannati, secondo Yesh Din. Il gruppo israeliano per i diritti B’Tselem, che per decenni ha presentato denunce documentate sulle uccisioni dell’esercito israeliano, ha definito il sistema di applicazione della legge israeliano un “meccanismo di imbiancatura”. Nel 2021, su 4.401 denunce al dipartimento delle indagini interne della polizia, che includono denunce da parte di cittadini israeliani, solo l’1,2% ha portato a incriminazioni, secondo il sistema di controllo statale.
Recentemente la Corte di Giustizia Internazionale e la Corte Suprema hanno parlato di genocidio, di crimini contro l’umanità e di apartheid. Ma già nel 2021, Fatou Bensouda, procuratore della Corte Penale Internazionale (CPI) aveva condotto un’indagine formale su gravi crimini commessi in Palestina da Israele. Secondo HRW, tra il 2015 e il 2022, le forze israeliane sarebbero state responsabili di oltre 8.700 “vittime minorenni”.
I maltrattamenti (o peggio) di bambini palestinesi nella Striscia di Gaza vanno avanti da decenni. Già nel 2003, una ricerca di Defence for Children international (Dci) parlava di “almeno 2000 bambini sono stati detenuti dall’inizio della Seconda Intifada”. Di loro, l’8% erano “trattenuti senza un giudizio del tribunale e senza accuse” e “l’80% dei bambini detenuti era soggetto a torture”. “L’11% dei bambini detenuti soffre di problemi psico-fisici”.
In tutto questo tempo, Israele non è mai stato inserito nella “lista della vergogna”, l’elenco dei Paesi che secondo la Risoluzione 1612/2005 del Consiglio di Sicurezza delle NU dovrebbero essere inclusi nel Meccanismo di Monitoraggio e Segnalazione (MRM) per le gravi violazioni commesse contro i bambini in situazioni di conflitto armato.
Di fronte a tutto questo, prima del 7 ottobre nessuno aveva preso provvedimenti. Solo nel 2024, dopo due decenni di torture e uccisioni e dopo tre mesi di bombardamenti a tappeto di Israele sulla Striscia di Gaza, ci si è accorti che i diritti dei minori nella Striscia di Gaza sono regolarmente violati. Ma solo ora, dopo le decine di migliaia di bambini uccisi dai bombardamenti israeliani negli ultimi mesi, sembra che l’opinione pubblica occidentale stia cominciando a rendersi conto che la situazione è particolarmente critica nella Striscia di Gaza, quasi completamente tagliata fuori dagli aiuti. Il rapporto “Nutrition Vulnerability and Situation Analysis – Gaza”, rileva che gli screening nutrizionali condotti nei rifugi e nei centri sanitari del nord hanno rilevato che il 15,6% – ovvero un bambino su 6 sotto i 2 anni di età – è gravemente malnutrito. Di questi, quasi il 3% soffre di grave deperimento, la forma di malnutrizione più pericolosa per la vita, che mette i bambini piccoli a più alto rischio di complicazioni mediche e morte a meno che non ricevano cure urgenti.
L’aumento della malnutrizione tra i bambini e le donne incinte e che allattano nella Striscia di Gaza è una seria minaccia per la loro salute, secondo una nuova analisi completa pubblicata dal Global Nutrition Cluster. Si tratta dell’ennesima violazione degli accordi internazionali sottoscritti anche da Israele. Secondo il Diritto Umanitario Internazionale anche in caso di invasione di un territorio, il Paese invasore deve garantire (e a proprie spese) l’accesso a viveri e beni di prima necessità come i medicinali. Al contrario, nella Striscia di Gaza, la privazione di beni primari è stata utilizzata come arma per colpire i palestinesi. Prima di tutto i più piccoli.
Di tutto questo si è parlato poco. E ancora oggi, molti media occidentali si ostinano a fornire uno scenario distorto della situazione nella Striscia di Gaza.