In queste ultime settimane, è stata resa nota una notizia interessante. La giornalista Maria Teresa Gasbarrone ha scritto un articolo, pubblicato sul portale d’informazione fanpage.it, in cui spiega la novità introdotta da TikTok. Un sistema di parental control che appare sotto la dicitura “Collegamento familiare” che “permette a un utente di controllare e limitare l’attività sul social di un altro utente. Ovviamente è pensata per genitori e figli, ma può essere usata da chiunque”.
Fanpage ha cercato di capire i vantaggi e i limiti di questa funzione, testandola direttamente su TikTok. Ogni genitore può personalizzare la funzione di parental control. Purtroppo, ci sono due limiti: “TikTok non prevede nessun sistema di verifica dell’identità dell’utente genitore e l’utente figlio può disattivare in ogni momento il collegamento familiare e riprendere pieno controllo della propria attività. È vero che il genitore riceverà una notifica ma nulla più di questo. Nessuna richiesta di approvazione o qualcosa di simile”. Alcune funzioni sono poco efficaci ed altre lo sono come ad esempio quella del Tempo di utilizzo. “Nel momento in cui l’utente figlio raggiunge il limite, TikTok si blocca automaticamente, segnalando il superamento del tempo massimo. Per continuare a usare il social, l’unico modo è inserire un codice di cui dispone solo il profilo genitore. In sostanza, se il figlio vuole continuare a usare TikTok oltre il limite giornaliero, deve necessariamente chiedere l’autorizzazione del genitore”.
Fanpage.it sottolinea che: “La funzione non è molto intuitiva e per alcuni aspetti non offre soluzioni equilibrate: attivando alcune funzioni, c’è il rischio che TikTok diventi per i ragazzi una gabbia in cui tutto viene controllato, ma se non vengono attivate il parental control rischia di essere inefficace. Soprattutto per quanto riguarda la gestione dei contenuti visibili. Si tratta di una funzione che può rivelarsi un’arma a doppio taglio: da una parte permette al genitore di conoscere cosa succede nella vita online del figlio, dall’altra però, se utilizzata in modo dispotico, può farlo sentire solo controllato e non protetto, con effetti negati sul rapporto genitore-figlio e paradossalmente anche sulla sua stessa sicurezza”.
Qualche tempo fa è morta una bambina a Palermo, dopo aver partecipato alla blackout challenge. La sfida consiste nel legarsi al collo una corda, una sciarpa o una cintura (da soli o supportati da qualcuno) con l’obiettivo di restare senza respiro più tempo possibile. A quanto pare questa challenge circolava su TikTok. Il popolare social cinese, in quell’occasione, ha sottolineato che possono accedere a TikTok solo i ragazzi che hanno compiuto 13 anni. Sappiamo bene che non è così, perché il limite anagrafico viene aggirato facilmente. Purtroppo, la piccola ha perso la vita e il Garante della privacy è intervenuto ed ha aperto un fascicolo chiedendo a Facebook, che controlla anche Instagram, quanti profili avesse la bambina. L’Autorità ha cercato di capire come sia stato possibile, per una minore di 10 anni, entrare a far parte della community delle due piattaforme.
Esistono anche delle impostazioni di controllo su YouTube e alcune funzionalità non disponibili per i bambini di età inferiore ai 13 anni, ma ci sono dei modi semplici per bypassare le impostazioni di controllo. Basti pensare che i genitori possono controllare il rendimento scolastico dei figli anche a distanza, attraverso la password inserita sul registro della scuola, ma succede che i figli riescano a trovare la password e la modificano, per tentare di nascondere i loro voti o le loro note disciplinari. Bisogna veicolare nuove consapevolezze e nuove responsabilità. Tutti gli attori della società devono lavorare per cercare, in tutti i modi, di convincere i nostri ragazzi che le regole devono essere rispettate.
TikTok è vietato ai minori di 13 anni e continuano ad iscriversi bambini di 7 o 8 anni. Questo significa che è necessario responsabilizzare i genitori e significa che bisogna cercare di spiegare ai ragazzi che certi divieti non possono essere evitati costantemente. I grandi proprietari di piattaforme sono i più ricchi del mondo e il loro scopo è quello di guadagnare tanti soldi. Propongono novità per rendere le loro piattaforme interessanti e ottenere consensi.
Bill Gates (fondatore di Microsoft) non ha dato il cellulare ai figli prima dei 14 anni e aveva stabilito anche il “coprifuoco digitale” ovvero niente utilizzo di dispositivi digitali prima di andare a letto. Bill Gates non è l’unico, perché possiamo citare Steve Jobs, Tim Cook, Susan Wojcicki e tanti altri. I creatori del mondo tecnologico che escludono, dallo spazio digitale, i ragazzi e i bambini. Eppure, hanno costruito il loro impero economico sulle nuove tecnologie e hanno invitato le persone a diventare utenti delle loro piattaforme. La posizione dei grandi proprietari delle piattaforme dimostra una contraddizione tra quella che è la loro vita, la vita degli altri e il valore della vita degli altri.
Certamente, il parental control è importante e sta risolvendo molti problemi per ragazzi under 14. Il parental control fino all’età di 14/15 anni permette di bloccare eventuali siti. Non possiamo dimenticare che in Italia ci sono ragazzi, che frequentano la scuola secondaria di primo grado, che hanno avuto accesso al dark web. Non possiamo nemmeno far finta che non esista OnlyFans, un social network che risulta essere diverso dagli altri, per le politiche non restrittive sui contenuti pubblicati dai creator. Molte critiche sono seguite alla possibilità di inserire il parental control su OnlyFans. OnlyFans è una piattaforma affascinante e coinvolgente, conta oltre 85 milioni di utenti registrati, di cui 1 milione di creator. Inoltre, permette di guadagnare facilmente e questo renderà difficilissima l’applicazione del parental control. Io sto facendo una ricerca su OnlyFans e ho trovato dei dati sconvolgenti sull’utilizzo di OnlyFans. Una piattaforma che rappresenta una meta di guadagno in cui sono presenti tante devianze.
Insomma, visto quello che sta accadendo sulla rete, è opportuno accogliere con piacere tutto quello che risulta essere “control” e non per impedire ai ragazzi di giocare o di utilizzare i social network, ma per evitare che si facciano del male o commettano degli errori.